Contratti collettivi, sindacati, scioperi, contrattazione di secondo livello: le ipotesi di riforma allo studio del Governo

Simone Casavecchia

21/08/2015

21/08/2015 - 10:30

condividi

Gli interventi del Governo in materia giuslavoristica potrebbero presto proseguire con un intervento sul ruolo dei sindacati, sulle regole per gli scioperi, sui contratti collettivi e sulla contrattazione di secondo livello.

 Contratti collettivi, sindacati, scioperi, contrattazione di secondo livello: le ipotesi di riforma allo studio del Governo

Dopo l’emanazione degli ultimi decreti rientranti nella Delega assegnata al Governo per il Jobs Act, il prossimo intervento dell’Esecutivo in materia giuslavoristica potrebbe riguardare la regolamentazione del lavoro, la rappresentanza sindacale, la contrattazione collettiva nazionale e di secondo livello, i CCNL, il ruolo degli scioperi e dei sindacati.
La necessità di intervenire a livello normativo sono dettate dall’empasse in cui si ritrovano i sindacati, incapaci di definire i termini della propria autoriforma. I nodi sul piatto sono sostanzialmente due: la rappresentanza sindacale e il diritto allo sciopero.

Contrattazione e scioperi: i nodi da sciogliere
Per quanto riguarda la rappresentanza sindacale occorre definire nuove regole che individuino chi ha il diritto di trattare a nome dei lavoratori; chi, in altri termini, abbia il diritto di rappresentare i lavoratori di fronte alle altre parti sociali (imprese, in primis) e abbia, quindi, il diritto di stringere accordi sindacali che portino alla definizione di contratti collettivi nazionali e di contratti di secondo livello che, poi, abbiano una validità estesa alla totalità dei lavoratori di un certo comparto o di una specifica azienda, compresi quelli che non sono iscritti ad alcun sindacato.
Per quanto riguarda il diritto di sciopero, un diritto costituzionalmente garantito, occorre, invece, definire nuove regole che specifichino, in modo più dettagliato quando è possibile indire uno sciopero e quali sono i numeri, ovvero la quantità di lavoratori necessaria, all’interno di una realtà aziendale, per scioperare.

L’azione di Governo sulle nuove regole del lavoro
In un’intervista recentemente rilasciata a Repubblica, il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Barretta ha spiegato che

"E’ auspicabile che le parti sociali trovino l’accordo tra di loro. Certo, se questo non accadrà, diventerà inevitabile un intervento ex cathedra"

Anche se, al momento, la riforma della contrattazione e della regolamentazione dei rapporti di lavoro è ancora delegata ai sindacati e alle rappresentanze degli imprenditori, si preannuncia, quindi, un autunno molto caldo in cui il Governo potrebbe decidere di intervenire in questo delicato settore. Ecco allora quali sono le proposte allo studio del Governo e le posizioni interne alla maggioranza.

Rappresentanza sindacale
Tra le differenti proposte di legge presentate alla Camera e al Senato da componenti della maggioranza di Governo (in particolare il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano e il senatore Pietro Ichino) è possibile individuare alcuni importanti punti di convergenza:

  • soglia di sbarramento del 5% per l’accesso dei sindacati ai tavoli delle trattative: in questo modo sarebbero solo le sigle sindacali più grandi a potersi sedere ai tavoli contrattuali e sarebbero tagliate fuori molte sigle minori;
  • Soglia di sbarramento del 50% più uno dei lavoratori di un’azienda o dei delegati sindacali per la firma di un accordo sindacale di categoria (CCNL) o di un accordo di secondo livello;

In entrambi i casi si pone il problema della misurazione di tali soglie di sbarramento: nelle ipotesi presentate ciò potrebbe avvenire tenendo conto dei risultati delle elezioni dei delegati sindacali dal momento che, soprattutto nel settore privato, è molto più difficile capire, attraverso l’INPS, se un singolo lavoratore è iscritto a un sindacato piuttosto che a un altro.

Diritto allo sciopero
Pressoché unanime, nella maggioranza di Governo, la consapevolezza che dovranno essere messi dei paletti al diritto allo sciopero. L’ipotesi più accreditata sul piatto prevederebbe una

  • soglia di approvazione del 30%-40% dei lavoratori coinvolti nello sciopero, una specie di quorum necessario per decidere se poter effettivamente scioperare oppure no;

In questo caso il problema è il campo di applicazione di questo principio: potrebbe valere per i dipendenti pubblici e nelle aziende dei servizi pubblici (come quelle per gli addetti ai trasporti) ma sarebbe molto difficile stabilire soglie di sbarramento per la proclamazione dello sciopero nelle aziende private.

Contratti nazionali, aziendali e territoriali
Appare, infine, oltremodo urgente una riforma dei contratti collettivi nazionali del lavoro: ad oggi sono più di 400 un numero che andrebbe fortemente ridotto mentre, d’altro canto, andrebbero previsti contratti collettivi nazionali per quelle categorie (i lavoratori dell’informatica e, più in generele, molte categorie appartenenti al terziario avanzato) che non lo hanno.
Per quanto riguarda i contratti aziendali e territoriali è comune la consapevolezza che tali contratti (e la contrattazione di secondo livello ad essi collegata) dovrebbero avere più peso anche se differenti sono le proposte per realizzare questo obiettivo:

  • Per alcuni (Ichino) il contratto aziendale dovrebbe poter sostituire completamente il contratto nazionale, cosicché all’interno dell’azienda la trattativa riguarderebbe non solo il salario ma anhe gli orari di lavoro e l’inquadramento;
  • Per altri (Sacconi) il sistema della contrattazione dovrebbe essere reso maggiormente flessibile, facendo sì che il contratto collettivo nazionale (che ad oggi determina il 90% della retribuzione) abbia meno peso, assegnando in tal modo alla contrattazione di secondo livello possibilità maggiori nella determinazione del salario (nel modello tedesco, ad esempio, il 26% della busta paga è determinato dai contratti aziendali).

Argomenti

# CGIL

Iscriviti a Money.it