Si aprono oggi a Bruxelles i lavori del Consiglio UE. Dopo il via libera al Recovery Fund leader europei si riuniranno per fare il punto sulle altre questioni cruciali per il futuro del continente, dalla Brexit alla lotta al cambiamento climatico.
Oggi e domani – 10 e 11 dicembre – il Consiglio UE vedrà i 27 leader europei riunirsi per discutere alcune questioni fondamentali relative al futuro dell’Unione europea e, eventualmente, allentare quelle tensioni che hanno condizionato la politica comunitaria nelle ultime settimane.
I dossier sul tavolo europeo sono molteplici, dagli strumenti di aiuti economici in chiave anti-Covid alle strategie per ridurre le emissioni nel continente nei prossimi anni: nodi, questi, che Bruxelles tenterà di sciogliere per rafforzare la coesione dell’UE.
Il primo e più importante scoglio del Recovery Fund, ha comunicato il presidente Charles Michel, è stato appena superato, ma i punti all’ordine del giorno sono ancora tanti.
Ecco un riepilogo dei temi che verranno trattati durante il Consiglio UE, già iniziato, unitamente ad una analisi delle più recenti evoluzioni sul fronte Brexit.
Consiglio UE: sul tavolo il Recovery Fund e il MES
Il Consiglio UE è iniziato in un clima di cauto ottimismo. Charles Michel, nel salutare prima dell’inizio della riunione, ha ricordato quanto questi due giorni siano importanti e complessi. La possibilità di avere un accordo sul budget comunitario e sul via libera al Recovery Fund ha comunque acceso nuove speranze.
La prima matassa che è stata sbrogliata, infatti, è quella relativa al Recovery Fund. Era una situazione particolarmente intricata, questa, poiché fino alla vigilia Polonia e Ungheria si erano opposte ad applicare la condizionalità legata al rispetto dei principi dello Stato di diritto, rischiando con il loro veto di far saltare uno strumento da 750 miliardi di euro.
Ma nelle ultime ore, grazie alla mediazione della Germania, Varsavia e Budapest hanno ceduto ad un compromesso e il Recovery Fund è stato approvato dal Consiglio. Si allontanano dunque gli scenari prefigurati negli scorsi giorni dal commissario UE al bilancio - l’austriaco Johannes Hahn – che vedevano la macchina burocratica europea impegnata ad aggirare l’ostruzionismo dei due Paesi dell’Est con l’introduzione di un nuovo strumento limitato a 25 Stati membri.
Ora, la bozza d’accordo sarà sottoposta all’attenzione dei leader continentali. L’approvazione permetterà di sbloccare quelle risorse necessarie a rimpinguare le casse nazionali e ad alimentare la ripresa economica per il prossimo anno.
Ma il Consiglio UE sarà anche l’occasione per affrontare saranno le annose questioni relative al MES. È in agenda, infatti, il tema della riforma strutturale del meccanismo di stabilità. In prima linea sulla riformulazione del funzionamento e delle priorità del tanto discusso strumento europeo c’è l’Italia, con il premier Conte che intende promuovere l’integrazione del MES nel quadro dell’architettura europea, superando così la forma dell’accordo intergovernativo.
Lotta al Covid e al cambiamento climatico sotto i riflettori
Non solo Recovery Fund e MES. All’ordine del giorno, come era lecito aspettarsi, anche il capitolo Covid. La pandemia, infatti, continua ad infuriare in Europa, costringendo gli Stati membri a mantenere – seppure in una misura limitata rispetto alla scorsa primavera – l’impianto di restrizioni volto a contenere la diffusione del virus.
Durante la riunione, dunque, i protagonisti della politica europea si aggiorneranno sullo stato della curva epidemiologica, cercando oltretutto di elaborare una strategia che possa assicurare una distribuzione efficace ed inclusiva dei nuovi vaccini.
Ma nonostante la crisi sanitaria in atto abbia di fatto oscurato delle questioni considerate – fino al 2019 – delle priorità per il continente, il prossimo Consiglio UE vedrà i leader europei tornare all’agenda originale. Tra i punti più spinosi quello relativo al cambiamento climatico: la volontà è di fissare degli obiettivi più ambiziosi in merito alla riduzione delle emissioni entro il 2030.
Per ultimo, verrà affrontato un problema tornato di straordinaria attualità nelle ultime settimane, quello del terrorismo. L’autunno di sangue che ha scosso la Francia impone infatti alla politica europea una seria riflessione su un fenomeno che – dopo il biennio 2015-2016 – sembrava archiviato.
A preoccupare anche la situazione nel Mediterraneo orientale e le intemperanze di Erdogan, con Bruxelles che tenterà di rimodulare l’approccio dell’Unione europea per scongiurare il deterioramento dello scenario geopolitico.
Brexit: i negoziati proseguiranno fino a domenica
Durante il Consiglio UE dei prossimi giorni, inevitabilmente, continueranno ad aleggiare gli spettri della Brexit. Una spina, questa, che minaccia la crescita e la prosperità del vecchio continente nei prossimi anni.
Della scorsa settimana lo “j’accuse” dei rappresentanti francesi al connazionale Michel Barnier, negoziatore capo europeo per l’uscita del Regno Unito, eccessivamente appiattito – secondo i detrattori – sulle richieste del Governo inglese. La reprimenda deve aver sortito qualche effetto, poiché i negoziati – che venivano dati per conclusi solo pochi giorni fa – sono ora in fase di stallo.
Un’impasse da cui hanno tentato di uscire, senza successo, la guida della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il premier britannico, Boris Johnson. A metà settimana, infatti, le due alte cariche hanno ripreso il confronto sul capitolo della pesca che, come noto, sta impedendo alle parti di scongiurare l’esito inviso ai più: il no-deal. Ma, come ammesso da fonti vicine a Downing Street, le distanze rimangono ampie.
L’Unione europea e il Regno Unito, in ogni caso, continueranno a trattare fino al termine della settimana. Entro domenica l’accordo dovrà essere definito, altrimenti le parti si separeranno senza una normativa che disciplini i rapporti commerciali dell’era post-Brexit.
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