Congresso PD 2017: quando c’è, come funziona e cosa aspettarsi dopo le dimissioni di Renzi

Federica Ponza

20/02/2017

Congresso PD 2017: quando c’è e come funziona? Dopo l’assemblea nazionale del PD, ci si interroga sul congresso e su cosa aspettarsi dopo che Renzi ha rassegnato le dimissioni da segretario.

Congresso PD 2017: quando c’è, come funziona e cosa aspettarsi dopo le dimissioni di Renzi

Quando c’è il congresso PD 2017? E come funziona?
Nelle ultime settimane, si è parlato molto del congresso PD 2017 e ci si è interrogati molto sui tempi e le modalità con cui avverrà, viste anche le varie istanze portate avanti dall’ex segretario Matteo Renzi.

Quest’ultimo, infatti, ha espresso la volontà di anticiparlo, mentre gli esponenti della minoranza del Partito Democratico avrebbero voluto si tenesse in autunno, secondo quanto stabilito dallo statuto.

Durante l’assemblea nazionale PD Renzi ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di segretario PD, dando così il via alla fase congressuale.

E mentre si continua a discutere della possibilità di una scissione interna al Partito Democratico, ci si chiede anche quando c’è, come funziona e cosa aspettarsi dal congresso PD 2017.

Il congresso PD, infatti, sarà un momento cruciale per il Partito Democratico perché stabilirà alcuni aspetti fondamentali degli assetti interni come la data delle primarie, che Renzi vuole fissare al massimo per il mese di maggio e i nomi dei candidati alla segreteria di partito.

Alla luce di ciò, diventa importante conoscere quando c’è il congresso PD, ma anche come funziona e cosa aspettarsi da questo, soprattutto perché potrebbe anche decretare l’elezione di un nuovo segretario PD che sarebbe il prossimo candidato premier del Partito Democratico.

Proviamo, dunque, a fare chiarezza cercando di capire quando c’è il congresso PD, come funziona e cosa dobbiamo aspettarci dopo le dimissioni di Matteo Renzi.

Congresso PD: quando c’è?

Nelle ultime settimane il Partito Democratico ha vissuto molti tumulti interni, soprattutto a causa delle divisioni che si stanno creando in seno al PD che restituiscono un quadro complesso e frammentato, soprattutto in merito ai parlamentari che sono con Matteo Renzi e quelli contro.

Il suo mandato di Matteo Renzi come segretario PD sarebbe dovuto scadere nell’autunno del 2017 e, in quell’occasione, si sarebbe dovuto svolgere anche il congresso per eleggere un nuovo segretario.

Durante l’assemblea nazionale PD, però, Renzi ha rassegnato le sue dimissioni dando il via all’iter congressuale che porterà a nuove elezioni primarie.

Secondo lo statuto, dunque, il congresso deve essere organizzato entro la decorrenza dei 4 mesi, ma qualcosa in più si saprà dopo la prossima direzione PD che si terrà martedì e in cui verrà convocata una commissione che dovrà stabilire le regole del congresso.

Nonostante la contrarietà della minoranza PD, dunque, il congresso verrà anticipato e, se si considera che Renzi ha espresso la volontà di tenerlo prima delle elezioni amministrative - che si dovrebbero svolgere fra il 15 aprile e il 15 giugno - e che Matteo Orfini, presidente del PD, si era detto d’accordo, il congresso potrebbe tenersi intorno ad aprile.

Come funziona il congresso PD?

Il congresso del PD, di solito, si tiene ogni 4 anni e avrebbe dovuto svolgersi in autunno visto che l’ultimo si è tenuto nell’autunno del 2013.

Il congresso, secondo lo statuto del Partito Democratico, si articola nella fase di Convenzione in cui si votano gli iscritti del partito e in quella delle primarie.

Per candidarsi a segretario del Partito Democratico, la candidatura deve essere sottoscritta da almeno il 10% dei componenti dell’Assemblea nazionale o da un numero di iscritti compreso tra 1500 e 2 mila, distribuiti in almeno cinque regioni.

Vengono accettate solo le candidature dei tre candidati che ottengano il consenso del maggior numero di iscritti, a patto che abbiano ricevuto almeno il 5% dei voti e coloro che abbiano avuto almeno il 15% dei voti in cinque (o più) province autonome o regioni.

Scadenze e tempi, però, vengono definiti di volta in volta e anche la durata delle varie fasi. Per questo motivo la giornata di oggi rappresenta un punto cruciale per le sorti del Partito Democratico.

Di solito colui che ricopre la carica di segretario è lo stesso che viene poi candidato alla Presidenza del Consiglio ed è per questo che le primarie stabiliranno anche le sorti di Matteo Renzi che potrebbe essere messo da parte a favore di altri candidati.

Congresso PD: cosa aspettarsi dopo le dimissioni di Renzi

Come abbiamo detto, il congresso è un momento cruciale per le sorti del PD perché stabilirà coloro che si candideranno alla carica di segretario e anche colui che potrebbe essere il nuovo candidato premier PD alle elezioni politiche.

Matteo Renzi aveva dei piani ben precisi per la fase precongressuale: dimissioni da segretario con rientro in carica immediato per l’ordinaria amministrazione.

Nessuna reggenza o ruolo provvisorio di leader affidato ad Orfini, né una segreteria di garanzia, ma dimissioni restando però al suo posto fino alle primarie: questa l’idea di Renzi che però si è scontrata con quella degli altri membri del PD.

Secondo quanto dichiarato da Orfini prima dell’assemblea nazionale, Renzi, infatti, non sarà il segretario reggente PD in vista del congresso.

Durante l’assemblea nazionale, dunque, Renzi ha rassegnato le sue dimissioni per la carica di segretario PD con l’obiettivo di riconquistarla al più presto, ma gli scenari possibili sono molti visto il clima di tensione interno al PD.

Dopo le dimissioni, dunque, il congresso e poi le primarie, che stabiliranno se a ricoprire la carica di segretario del PD sarà di nuovo Matteo Renzi oppure se l’ex premier dovrà passare le redini del comando a qualcun altro.

E la domanda che emerge prepotentemente è se Matteo Renzi sarà in grado di sanare le divisioni interne al Partito Democratico tornando ad essere il leader di tutti, ma dagli esiti dell’assemblea nazionale questa prospettiva sembra estremamente improbabile.

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