Come funziona la bolla anti-covid che la Serie A sta copiando dalla NBA?

Alessandro Cipolla

22/10/2020

28/05/2021 - 16:25

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Sale l’allerta coronavirus in Italia e torna a essere in bilico il prosieguo della Serie A: ecco come funziona la bolla in stile NBA che rappresenterebbe una sorta di piano di emergenza per portare a termine la stagione.

Come funziona la bolla anti-covid che la Serie A sta copiando dalla NBA?

La seconda ondata di coronavirus sta investendo l’Europa e il calcio, per il momento, va avanti anche se non mancano le difficoltà visto l’alto numero di contagiati che si sono registrati a partire dall’inizio della stagione.

Se non finisce il campionato purtroppo fallisce il calcio”. Non poteva essere più esplicito Luigi De Siervo, l’amministratore delegato della Lega di Serie A che ha spiegato come la mission è quella di finire la stagione.

La volontà massima del mondo del pallone di continuare, a qualunque costo, a scendere regolarmente in campo potrebbe però non bastare. Se in Italia un peggioramento della situazione sanitaria dovesse portare a un secondo lockdown, a quel punto si potrebbe rivivere la stessa situazione della scorsa primavera.

Un nuovo stop potrebbe essere però fatale alla nostra Serie A, con anche i grandi club che a quel punto potrebbero avere seri problemi economici: per farsi un’idea, basta guardare i rossi monstre registrati dalle big nostrane negli ultimi bilanci chiusi al 30 giugno.

Serie A e la bolla anti-Covid in stile NBA

Da quando è iniziato il campionato, si parla anche di una sorta di piano B per portare a termine la stagione, almeno quella della Serie A, in caso di un nuovo lockdown o di un aggravarsi dell’emergenza coronavirus.

Tra le varie ipotesi c’è quella dei playoff, andando così di fatto ad accorciare la durata del campionato ricordando che, a giugno, ci sarà l’Europeo che è slittato al 2021 sempre a causa della pandemia.

C’è però un metodo che negli Stati Uniti in una situazione di piena emergenza Covid ha già funzionato. Si tratta della bolla attuata dalla NBA, che ha permesso di finire la stagione senza che nel frattempo venisse riscontrato un solo caso di positività.

In sostanza le franchigie della NBA si sono come isolate totalmente all’interno del Disney World di Orlando, dove in 100 giorni le migliori ventidue squadre hanno disputato le partite rimanenti fino alla vittoria del titolo da parte dei Lakers.

Per poter permettere ad atleti e staff di allenarsi e giocare in totale sicurezza, è stato allestito un campus ad hoc che è rimasto totalmente isolato: costo totale stimato intorno ai 180 milioni di dollari.

Questo modello sarebbe applicabile anche per la Serie A? Ogni squadra ha potuto portare nel campus un massimo di 35 persone tra cestisti e staff, per un totale considerando le ventidue franchigie di 770 persone.

Naturalmente sono stati serrati i controlli, effettuati in maniera capillare con tanto di un anello da indossare durante l’attività fisica, permettendo così di capire se ci fossero degli scompensi riconducibili al virus.

Non sono mancati comunque i permessi speciali per uscire dalla bolla, ma alla fine tutto ha funzionato grazie alla consistente cifra sborsata dalla NBA e al “sacrificio” da parte di giocatori e staff.

Una soluzione questa che in Italia per il calcio appare essere possibile soltanto in caso di cambio in corsa pure del format. Si può trovare un luogo idoneo a ospitare un eventuale campus, ma il numero delle partite andrebbe inevitabilmente accorciato.

La speranza ovviamente è che il livello di allarme in Italia possa rimanere sotto il livello di guardia, ma vista la spada di Damocle economica pendente sopra il capo della Serie A, una bolla in stile NBA potrebbe essere l’estrema ratio per non bloccare di nuovo il campionato.

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