Come diventare consulente del lavoro

Redazione Lavoro

19 Gennaio 2023 - 18:42

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Come diventare consulente del lavoro: dalla laurea all’esame di Stato, tutti i passaggi necessari.

Come diventare consulente del lavoro

Vuoi diventare consulente del lavoro, ma non sai da dove iniziare e qual è il percorso da seguire per poter esercitare la professione.

Diventare un professionista in materia di diritto del lavoro è un percorso che parte dalla laurea, passa per il praticantato e culmina con la partecipazione e il superamento dell’esame di Stato.

Il consulente del lavoro è un professionista che aiuta le aziende nella gestione del personale seguendo le norme vigenti e che, per natura, è una figura versatile ed esperta.

I compiti del consulente del lavoro vanno dalla gestione delle risorse umane all’elaborazione delle beste paga, versamento dei contributi e comunicazioni agli enti competenti come Inps, Agenzia delle Entrate o Inail.

Ma cosa bisogna fare per diventare un consulente del lavoro? Ecco il percorso completo per chi vuole intraprendere questa professione.

La laurea per diventare consulente del lavoro

Per poter svolgere la professione del consulente del lavoro è necessario un titolo di studio universitario e più nel dettaglio la normativa (riconosciuta dalla legge n. 12/1979) prevede una laurea triennale o quinquennale in uno dei seguenti ambiti:

  • scienze dei servizi giuridici;
  • scienze politiche e delle relazioni internazionali;
  • scienze dell’economia e della gestione aziendale;
  • scienze dell’amministrazione;
  • scienze economiche;
  • scienze giuridiche.

Per diventare consulente del lavoro sono riconosciute le lauree specialistiche in:

  • giurisprudenza;
  • scienze dell’economia;
  • scienze della politica;
  • scienze delle pubbliche amministrazioni;
  • scienze economico-aziendale;
  • teoria e tecniche della formazione e dell’informazione giuridica.

Non è, quindi, possibile diventare un consulente del lavoro senza laurea.

Quanto dura il praticantato per diventare consulente del lavoro

Dopo la laurea occorre portare a termine un periodo di praticantato indispensabile per poter partecipare all’esame di abilitazione alla professione del consulente del lavoro. Il periodo della pratica deve essere di almeno 18 mesi e può essere svolto - nel limite di 6 mesi al massimo - presso enti o professionisti di altri Paesi che siano abilitati all’esercizio della professione di Consulente del Lavoro o abbiano un titolo equivalente.

Inoltre la legge ammette la possibilità di iniziare il periodo di tirocinio formativo per 6 mesi durante l’ultimo anno di studi universitari, dietro specifica convenzione con l’Università e l’ente del tirocinio.

Il tirocinio può essere interrotto fino a 9 mesi al massimo per “giustificati motivi” che sono: il servizio civile, volontariato, gravidanza/adozione/affido, motivi di salute, richiamo alle armi o assistenza di familiari con grave handicap (ai sensi dell’art. 33 della L. 104/1992). Il tempo di sospensione del tirocinio potrà essere recuperato in un momento successivo. Ma se il praticantato viene interrotto per oltre 3 mesi senza un valido motivo tra quelli riportati, non si potrà accedere all’esame di Stato.

In alcuni casi la pratica può essere ridotta a 12 mesi (ai sensi del DM 20/6/2011) se si soddisfano le seguenti condizioni:

  • possesso di laurea specialistica o magistrale in una delle classi individuate da apposite convenzioni tra il Consiglio nazionale dell’Ordine e il MIUR;
  • svolgimento del tirocinio durante il percorso di studi presso lo studio di un consulente del lavoro, per non meno di 6 mesi e il riconoscimento di almeno 9 crediti formativi.

Dove svolgere il praticantato obbligatorio per diventare consulente del lavoro

A norma di legge il praticantato dopo la laurea si può fare presso studi di consulenza del lavoro iscritti all’albo da almeno 5 anni.

Inoltre il praticantato si può svolgere anche presso altro professionista abilitato tra quelli previsti dalla legge n. 12 del 1979, quindi:

  • avvocati;
  • dottori commercialisti;
  • ragionieri.

Si ricorda che il periodo di pratica non è considerato un vero e proprio rapporto di lavoro, quindi non è prevista alcuna retribuzione se non a titolo di rimborso spesa (da concordare con il professionista).

L’esame di Stato per diventare consulente del lavoro

Dopo la laurea e il tirocinio obbligatorio, per diventare consulente del lavoro c’è un ultimo step: superare l’esame di stato con il quale ci si abilita all’esercizio della professione. L’esame si svolge presso le commissioni territoriali costituite da membri del Ministero del Lavoro, dell’Inps, dell’Inail e da un professore ordinario di materie giuridiche.

Sono previste due prove scritte e una orale.Le prime prevedono: la stesura di un tema sulle materie del diritto del lavoro e della legislazione sociale; una prova teorico-pratica sui temi del diritto tributario, scelti dalla commissione esaminatrice. Mentre la prova orale verte sulle seguenti materie:

  • diritto del lavoro;
  • legislazione sociale;
  • diritto tributario;
  • elementi di diritto privato, pubblico e penale;
  • nozioni generali di ragioneria;
  • rilevazione del costo del lavoro e formazione del bilancio.

Quanto guadagna il consulente del lavoro

Il superamento dell’esame di Stato non abilita automaticamente alla professione. Occorre iscriversi all’albo dei consulenti del lavoro. A questo obbligo si accompagna anche la formazione professionale continua per un minimo 50 crediti formativi ogni due anni.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, lo stipendio del consulente del lavoro dipende molto dagli anni e dal grado di esperienza: si parte da 28.000 euro lordi l’anno iniziali fino ad arrivare a una media nazionale di 33.500 euro lordi annui. Un consulente a fine carriera (quindi dopo più di 20 di lavoro) può arrivare fino a una media complessiva di 58.950 euro lordi all’anno.

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