Come cambia il Covid dopo la pandemia

Giorgia Bonamoneta

20 Febbraio 2022 - 18:12

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La pandemia cambia volto: stiamo andando incontro all’endemizzazione. Lo scenario migliore è quello della convivenza senza l’arrivo di ulteriori varianti. Ecco cosa sappiamo.

Come cambia il Covid dopo la pandemia

Nel corso degli ultimi due anni abbiamo affrontato il coronavirus che causa il Covid-19 in maniera diversa, non solo geograficamente nel mondo, ma anche nel tempo. Infatti le continue scoperte e i vaccini hanno reso meno impattante il virus sulla nostra quotidianità. Il virus è cambiato e continuerà a farlo e noi di conseguenza.

Quando parliamo di come cambierà il virus, di cosa stiamo realmente parlando? Non c’è una risposta unica, perché banalmente non si può dare per scontato che la situazione attuale, cioè il dominio della variante Omicron, rimanga immutata. In questo caso si può parlare di scenario migliore (positivo), ma se dovesse giungere una nuova variante ci ritroveremmo nuovamente nell’incertezza.

Al momento, all’interno dello scenario migliore, il 2022 è l’anno nel quale il virus diventerà endemico, cioè quello nel quale riusciremo a convivere con sempre meno restrizioni, anche in presenza del virus. Per mantenere la curva sotto controllo, come per altri virus - quali quello dell’influenza - sarà necessario continuare con la vaccinazione, anche se ristretta ai soli over 50. A difenderci non sarà la “quarta dose”, ma la dose annuale di richiamo e gli altri metodi di prevenzione che si stanno sviluppando.

Come cambierà il Covid nel 2022

Il virus si sta endemizzando. Lo dicono gli esperti che monitorano la curva epidemiologica e la rapida discesa dell’ultimo mese. L’epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma ha spiegato come “grazie agli alti tassi di vaccinazione c’è una pressione selettiva che spinse il virus a infettare sempre di meno”. Non vuol dire però che il virus scomparirà, anzi resterà come rumore di sottofondo. Si sta parlando, appunto, di virus endemico.

In assenza di varianti a sconvolgere i piani, i numeri dei contagi e dei malati (e di conseguenza dei decessi) saranno sempre più bassi. In estate, come ogni anno, si avranno numeri pari quasi allo zero, dovuti anche alla carenza di tamponi. La denominazione di “virus endemico” segna però una stagionalità, cioè un periodo di ricomparsa del virus che, con molta probabilità, sarà intorno alla stagione autunnale e invernale, nel periodo da novembre a febbraio.

Se tutto va come nel migliore degli scenari, basterò un richiamo annuale per alcune categorie (over 50-60 e fragili) per convivere e tenere sotto controllo la diffusione del virus.

Scenari futuri del virus del Covid

Una cosa è certa: il virus rimarrà con noi, come molti altri virus. Sarà l’approccio umano a determinare parte degli scenari futuri. Il Governo inglese ha presentato 4 possibili scenari, due positivi e due negativi. Scopriamoli brevemente.

I primi due scenari prevedono un piano “migliore” e uno “ottimistico” e corrispondono a ondate leggere della variante Omicron o di varianti assimilabili a questa. Gli ultimi due sono lo scenario “pessimistico” e il “peggiore”. Questi prevedono l’arrivo di nuove e imprevedibili varianti pericolose, cioè con effetti diversi su percentuale di contagiosità e mortalità. Il rischio maggiore, ovviamente, è l’assenza di copertura da parte del vaccino.

Secondo Ciccozzi il rischio delle nuove varianti è legato strettamente all’assenza di una percentuale elevata di vaccinazioni nel mondo. “Africa o Sud-est asiatico sono pericolosi serbatoi per le mutazioni del virus”, ha ricordato. Il segnale, ancora una volta, è il sostegno ai Paesi indietro con le vaccinazioni. Una pandemia globale va risolta a livello globale, affrontandola in modo omogeneo.

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