Cassa integrazione in deroga al collasso: fondi finiti e più di 350mila lavoratori senza aiuti

Marta Panicucci

11/11/2013

La cassa integrazione in deroga è al collasso: le regioni hanno finito i soldi, ma almeno 350mila lavoratori sono senza sussidio da 8-9 mesi. INPS e governo non sanno il numero esatto dei beneficiari, ma all’appello mancano 330milioni di euro.

Cassa integrazione in deroga al collasso: fondi finiti e più di 350mila lavoratori senza aiuti

Tra accuse reciproche di responsabilità tra Stato e Regioni, l’INPS che non riesce a quantificare il numero dei beneficiari e risorse perennemente insufficienti a salvaguardare tutti, una cosa soltanto è certa: la cassa integrazione in deroga è al collasso.

Nonostante il diritto ad usufruire di questo sussidio straordinario sia riconosciuto ai lavoratori, i fondi non sono sufficienti ad accontentare gli oltre 350mila cassaintegrati senza assegno da oltre 8 mesi.

Il ministro Giovannini in una nota diffusa dal suo ministero dichiara: "con riferimento alla situazione degli ammortizzatori in deroga, il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ribadisce l’impegno del governo a fare tutto il possibile per ridurre al minimo il disagio dei lavoratori derivante dalle numerose crisi aziendali”.

Fondi insufficienti, 350mila lavoratori senza sussidio

I numero parlano chiaro: la cassa integrazione in deroga è arrivata al collasso. A più di 350mila lavoratori è stato riconosciuto il diritto a questa forma straordinaria di sussidio, ma nonostante questo, centinai di migliaia di famiglie sono rimaste senza reddito.

Di questa situazione di incertezza neanche INPS e governo hanno un quadro chiaro e non riescono ad indicare il numero effettivo di lavoratori interessati. Ci pensa, o almeno di prova Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, che denuncia la situazione drammatica di più di 350mila lavoratori e famiglie.

Il governo ha approvato un decreto estivo, che però soltanto in questi giorni è riuscito ad erogare i 500milioni di euro stanziati per pagare gli arretrati. A questi si aggiungono i fondi europei che garrivano in soccorso di alcune regioni del sud come Calabria, Campania, Puglia e Sicilia che ammontano a 287 milioni. Queste risorse arrivate per la cassa integrazione in deroga basteranno soltanto per pagare alcune mensilità arretrate, secondo indiscrezioni non più di 3-4. Resterebbe comunque, per l’anno 2013, un buco di 330 milioni di euro.

Per il 2014, le risorse da destinare alla cassa integrazione in deroga dovrebbero essere 1,7 miliardi di euro oltre ai soldi provenienti dai fondi di solidarietà bilaterali già istituiti dal governo e quelle legata al fondo residuale.

Affatto ottimiste sembrano essere le regioni quando si parla di cassa integrazione in deroga. Gianfranco Simoncini, coordinatore degli assessori al Lavoro presso la Conferenza delle Regioni e assessore al Lavoro in Toscana parla così della situazione:

“La vicenda Cig in deroga è arrivata ad un punto di non ritorno: le Regioni sono estremamente preoccupate, con le risorse messe a disposizione dal governo in alcune Regioni per molte decine di migliaia di lavoratori non ci sarà copertura e questo rischia di determinare un contenzioso tra aziende e lavoratori: i lavoratori chiederanno alle aziende di rifondere i soldi non ricevuti. Ci saranno aziende che licenzieranno e altre che saranno costrette a fallire”

Cassa integrazione in deroga: cortocircuito Stato-Regioni

La cassa integrazione in deroga è stata istituita per aiutare le aziende manifatturiere sotto i 15 dipendenti, le aziende commerciali sotto i 50 dipendenti e in generale tutte le aziende che non hanno più a disposizione la cassa integrazione ordinaria.

La cassa integrazione in deroga, a differenza di quella ordinaria, è finanziata tramite la fiscalità e non grazie ai contributi versati all’INPS. E’ nata per sostenere le piccole aziende in un periodo, prevedibilmente transitorio, di crisi economica finanziando un sussidio per circa 100mila lavoratori. Il problema è che il periodo di crisi è stato tutt’altro che transitorio e che la platea di lavoratori bisognosi di cassa integrazione in deroga è 4 volte tanto il numero previsto.

A questo si aggiunge un meccanismo distorto per l’assegnazione della cassa integrazione che viene concessa da un’amministrazione, ma poi erogata da un’altra.
Sono le regioni che hanno facoltà di autorizzare la cassa integrazione in presenza di un accordo tra l’impresa e i sindacati. Ma il finanziamento della cassa integrazione in deroga spetta totalmente allo Stato che è costretto a farsi carico della Cig per intero.

Il paradosso è evidente: chi decide di concedere la cassa integrazione sa già in partenza che non dovrà pagarla, passando la palla ad un’altra amministrazione.

Ecco che questo meccanismo di deresponsabiliazzione nella concessione della cassa integrazione in deroga ne ha comportato l’esplosione. E a pagarne il prezzo sono ancora una volta i lavoratori e le loro famiglie.

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