Il 2017 sarà l’anno della verità per Carige. L’istituto genovese è chiamato ad affrontare un difficile percorso di risanamento, nel tentativo di evitare un nuovo aumento di capitale.
Il 2017 sarà l’anno della verità per banca Carige. L’istituto genovese presieduto da Giuseppe Tesauro è chiamato ad affrontare un difficile (ma non proibitivo) percorso di risanamento, nel tentativo di evitare un nuovo aumento di capitale.
Nel primo trimestre dell’anno Carige dovrà portare a termine l’aggiornamento del piano industriale (entro la fine di febbraio, come concordato con la Banca centrale europea, che ha concesso la proroga richiesta dall’istituto), mentre tra la fine di marzo e l’inizio di aprile andrà ceduto il primo miliardo di crediti deteriorati.
Per il deconsolidamento delle sofferenze l’istituto ricorrerà al sistema di garanzie statali (GACS) già utilizzato dalla Popolare di Bari. Con l’aiuto del providere Prelios, la banca sta individuando il pacchetto da cedere, dopodiché entreranno in scena due agenzie di rating per la valutazione delle sofferenze.
Infine, potrà partire la cartolarizzazione del primo stock di Non performing loans. Come ha più volte ribadito Vittorio Malacalza, vice presidente e principale azionista dell’istituto ligure con una quota pari al 17,6% del capitale, la ricapitalizzazione rappresenta l’extrema ratio.
Banca Carige: l’aumento capitale è l’extrema ratio
Ma nel caso in cui non dovessero essere raggiunti i target indicati nel piano industriale (che vanno dal ridimensionamento dei costi al rilancio dell’attività commerciale, nonostante Carige si trovi nella prima fascia degli istituti di credito italiani nel rapporto costi/ricavi in relazione ai primi nove mesi del 2016) allora la banca sarà costretta a chiedere un ulteriore sforzo ai propri azionisti, scenario verificatosi già due volte negli ultimi tre anni.
Situazione completamente diversa se paragonata al salvataggio di Mps. Nel caso del Monte dei Paschi di Siena lo Stato è intervenuto stanziando 6,6 degli 8.8 miliardi chiesti dalla BCE, per quanto riguarda invece l’istituto targato Malacalza, a mettere mano al portafoglio saranno i soci.
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