Legge sul caporalato contro il lavoro nero. Tutte le novità

Anna Maria D’Andrea

10 Ottobre 2016 - 15:48

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Nuova legge contro il reato di caporalato: è stato ridisegnato il reato di sfruttamento per arginare il fenomeno del lavoro nero. Ecco cos’è il caporalato e le novità della nuova legge.

Legge sul caporalato contro il lavoro nero. Tutte le novità

La legge sul caporalato a contrasto del lavoro nero e dello sfruttamento dovrebbe arrivare alla Camera il prossimo 17 ottobre. Dopo l’approvazione in Senato il 1° agosto 2016, si prepara dunque per la sua approvazione definitiva.

La legge sul caporalato è la prima risposta articolata per contrastare il fenomeno del lavoro nero e dello sfruttamento in agricoltura. Con la legge sul caporalato sarà infatti ridisegnato il reato e le pene non soltanto per il caporale. Con il nuovo testo di legge in arrivo alla Camera sarà punito anche il datore di lavoro che assume e sfrutta i lavoratori, non solo il caporale. Il reato di caporalato e di lavoro nero si estende e si inasprisce.

Un importante passo per il contrasto del lavoro nero in agricoltura è il recente obbligo di trasmissione e di tracciabilità dei voucher lavoro Inps: lo strumento è infatti stato abusato soprattutto nel settore agricolo.

Da oggi, i dati relativi al lavoratore e al datore di lavoro che si avvale dei voucher Inps per lavoro accessorio in agricoltura sono soggetti all’obbligo di comunicazione nei 3 giorni antecedenti allo svolgimento del lavoro. L’obbligo di tracciabilità dei voucher Inps è soltanto una delle misure per arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura.

Ecco tutte le novità previste nella legge sul caporalato.

Caporalato: le novità della legge

Per contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro nero nel 2011 entra in vigore una legge ad integrazione del reato di sfruttamento previsto dal codice penale, art. 603. Con la legge 14 settembre 2011 n. 148 si è introdotto un nuovo articolo al codice penale proprio per introdurre il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

L’articolo 603 bis del codice penale dispone che chi svolge attività organizzata di intermediazione e di reclutamento di manodopera caratterizzata da sfruttamento, violenza e intimidazione, sia punito da reclusione fino a 8 anni e da multa fino a 2.000 euro per ogni lavoratore.

La nuova legge sul caporalato modifica, in primo luogo, proprio questa disposizione: ridisegna il reato di caporalato. Si tratta di reato anche in assenza minaccia o intimidazione ed è prevista la reclusione da 2 a 6 anni con una multa fino a 1.000 euro a lavoratore.

Inoltre, la legge sul caporalato prevede nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato e al lavoro nero: arresto obbligatorio, confisca obbligatoria dei patrimoni e riconoscimento della responsabilità penale anche al datore di lavoro. Il datore di lavoro diventa responsabile penalmente quando si avvale dell’attività degli intermediari illegali per il reclutamento di personale da assumere a nero.

Previsti sconti di pena per chi rende dichiarazioni su fatti a sua conoscenza che riguardano il fenomeno del caporalato: la pena prevista è diminuita da un terzo a due terzi per chi collabora attivamente con l’autorità giudiziaria o con la polizia.

La normativa, inoltre, prevede l’estensione del Fondo vittime della tratta istituito con la legge n. 228 del 2003 anche alle vittime del delitto di caporalato, perché ritenute a tutti gli effetti vittime di sfruttamento del lavoro.

Caporalato: di cosa si tratta?

La legge sul caporalato ridisegna il reato di sfruttamento del lavoro ed è pronta per essere discussa il 17 ottobre alla Camera. Dopo l’approvazione e l’iter che precede l’entrata in vigore la legge diventerà uno dei mezzi per arginare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e del lavoro nero.

Ma cosa si intende per caporalato?
Il caporalato è una forma illegale di reclutamento dei lavoratori che opera soprattutto nel settore agricolo. Il caporalato prevede che gli intermediari, caporali, reclutino lavoratori per conto degli imprenditori, senza il rispetto di regole contrattuali e di diritti per i lavoratori. Il caporale percepisce una tangente per ogni lavoratore reclutato per conto dei datori di lavoro che usano lo strumento illecito del lavoro nero.

I lavoratori agricoli che subiscono il fenomeno del caporalato non hanno uno stipendio fisso e sono costretti a lavorare senza garanzie. Il caporale retribuisce direttamente i lavoratori e il suo guadagno è costituito dalla differenza tra quello corrisposto dal datore di lavoro e quello effettivamente versato come stipendio ai lavoratori. Inoltre, i lavoratori sfruttati dai caporali sono costretti a vivere in strutture fatiscenti, a discapito della propria dignità di lavoratore e di persona.

Il caporalato è un fenomeno diffuso soprattutto al Sud e si alimenta del bisogno di lavoro; i lavoratori privilegiati dai caporali sono i migranti clandestini, che vengono ingaggiati per lavoro nero da imprese edili e agricole. Ma non sono pochi i casi di lavoratori italiani costretti ad accettare le imposizioni del caporale: non recente il caso di Paola Clemente, bracciante morta dalla fatica, a 49 anni ad Andria; era costretta a lavorare fino a 10 ore al giorno per 2 euro di paga oraria.

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