Canone Rai, in arrivo l’aumento? Il rischio c’è, ed è rappresentato dal ricorso presentato dall’azienda direttamente al Tar del Lazio. Che cosa succederà? Scopriamolo insieme.
Canone Rai, di un possibile ricorso al tribunale amministrativo per poterlo aumentare ne avevamo già parlato recentemente, anche se non tutti scommettevano sulla possibilità che la cosa andasse veramente in porto. Eppure, stavolta l’azienda di Viale Mazzini sembra davvero intenzionata a proseguire lungo la strada del Tar: martedì pomeriggio, infatti, il consiglio di amministrazione dell’emittente pubblica ha deciso di tentare il ricorso contro la decisione del Ministero dello Sviluppo Economico di bloccare il canone televisivo a quota 113,50 euro, risalente allo scorso 20 dicembre.
Il motivo del contenzioso
E’ proprio questo, infatti, il motivo che spinge la Rai ad adire le vie legali: con il decreto ministeriale del 17 dicembre 2013, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.18 del 23 gennaio 2014, il Governo Letta ha voluto imporre lo stop a una serie di ininterrotti aumenti di quanto dovuto per l’abbonamento alla tv pubblica. Di fatto, nel 2014, dopo ben 7 anni, per la prima volta il canone non ha subito variazioni al rialzo. Cosa che non sembra davvero essere andata giù alla Rai, che contesta la necessità di adeguare l’ammontare del canone non solo rispetto al tasso di inflazione programmato, ma anche per garantire i necessari investimenti per lo sviluppo tecnologico.
Per la Rai perdite tra i 20 e i 22 milioni di euro
Di certo gli italiani non avrebbero apprezzato l’ennesima misura impositiva da parte di un esecutivo che non ha mai brillato per popolarità, ma alla decisione del Governo erano seguite immediatamente le proteste sia del direttore generale Luigi Gubitosi che dell’Usigrai, il sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini. Fu proprio il segretario Vittorio di Trapani a suggerire la strada del ricorso al Tar, sottolineando la possibilità che il decreto interministeriale potesse contenere profili di illegittimità.
Le previsioni sui tempi
Una questione non di poco conto, soprattutto se si considera che la Rai teme di perdere, proprio a causa del blocco dell’importo dell’abbonamento alla tv pubblica, una cifra che si aggira tra i 20 e i 22 milioni di euro. Che cosa deciderà il tribunale amministrativo laziale è impossibile saperlo con anticipo, ma si può prevedere che i tempi non saranno particolarmente celeri. Viale Mazzini ha infatti a disposizione 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’atto contestato per tentare di impugnarlo, quindi fino al prossimo 24 marzo. Dunque, è davvero difficile immaginare che si possa giungere a una decisione prima della fine del 2014. Certo è, che se il Tribunale dovesse dare torto al Ministero, l’opzione di un conguaglio per l’anno venturo a carico dei cittadini diventerebbe una possibilità decisamente concreta.
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