Camere di Commercio: al via i tagli. A rischio 2.000 lavoratori

Anna Maria D’Andrea

25 Novembre 2016 - 20:00

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Camere di Commercio: al via i tagli. A rischio 2.000 lavoratori

Camere di Commercio: via libera alla riforma con l’approvazione del decreto legislativo di riordino delle funzioni e del finanziamento.

Diventa operativa la riforma delle Camere di Commercio che, con l’obiettivo di riordino e di razionalizzazione della spesa porterà le sedi dell’ente da 105 a non più di 60 ma nel rispetto di alcuni vincoli direttivi.

La proposta di riordino delle Camere di Commercio arriva dal Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda e il decreto legislativo è stato ufficialmente approvato il 24 novembre 2016. Un decisivo taglio alla spesa delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura.

L’obiettivo è dunque la razionalizzazione e la riforma della governance a partire da 180 giorni successivi all’entrata in vigore del decreto. Sindacati e lavoratori delle Camere di Commercio protestano: si tratta di oltre 2 mila lavoratori che potrebbero essere mandati a casa. Nonostante le proteste e il malcontento la riforma delle Camere di Commercio è ormai stata approvata e con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’entrata in vigore delle disposizioni contenute sarà dato il via libera al riordino.

Vediamo nel dettaglio cosa prevede la riforma delle Camere di Commercio e quali saranno le regole che accompagneranno il riordino della pubblica amministrazione.

Camere di commercio: al via i tagli. A rischio 2.000 lavoratori

Tagli alla Pubblica Amministrazione. A farne le spese questa volta saranno le Camere di Commercio che in base a quanto previsto nel piano di riordino e snellimento proposto dal Ministro per la semplificazione e per la Pubblica Amministrazione Maria Anna Madia e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda passeranno ufficialmente ed entro 180 giorni da 105 a non più di 60. La riforma interesserà le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e i tagli saranno evidenti.

Nonostante le proteste del personale delle Camere di Commercio e le manifestazioni degli scorsi giorni la riforma è stata approvata e i tagli ci saranno. Il rischio è che a pagare le conseguenze del piano di riordino voluto da Calenda saranno gli oltre 2 mila lavoratori che rischiano di essere mandati a casa.

Per questo alcune indiscrezioni affermano che l’ultima e definitiva versione del decreto preveda che il piano di razionalizzazione delle Camere di Commercio dovrà partire dai pareri delle organizzazioni sindacali rappresentative. Nel caso di personale in soprannumero sarebbe prevista la possibilità di rideterminare la soglia prevista tramite decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, per consentire il ricollocamento del personale.

Nonostante le possibili aperture alle richieste dei lavoratori la riforma di riordino delle Camere di Commercio non convince i sindacati, i quali lamentano la mancanza di confronto e che il reale obiettivo sotteso al riordino e alla razionalizzazione delle Camere di Commercio sia smantellare il sistema camerale.

Sta di fatto che entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto il numero delle Camere di Commercio dovrà calare inderogabilmente, da 105 a circa 60. Saranno rispettati alcuni vincoli e principi, vediamo quali.

Camere di commercio: al via i tagli. Ecco le modalità

In base a quanto previsto dalla riforma delle Camere di Commercio il piano di razionalizzazione studiato per l’efficacia e la riforma della governance delle Camere di Commercio prevede la riduzione degli enti da 105 ad un massimo di 60.

Vengono stabiliti alcuni vincoli direttivi, ovvero:

  • l’esistenza di almeno una Camera di commercio per Regione;
  • l’accorpamento delle Camere di commercio con meno di 75 mila imprese iscritte.
  • la riduzione del diritto annuale a carico delle imprese del 50%;
  • la riduzione del 30% del numero dei consiglieri;
  • la gratuità per tutti gli incarichi degli organi diversi dai collegi dei revisori;
  • una razionalizzazione complessiva del sistema attraverso l’accorpamento di tutte le aziende speciali che svolgono compiti simili, la limitazione del numero delle Unioni regionali ed una nuova disciplina delle partecipazioni in portafoglio.

Verrà inoltre rafforzata la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, che avrà il compito di valutare l’efficienza delle Camere di Commercio.

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