Cambio euro-dollaro e referendum costituzionale: cosa aspettarsi?

Flavia Provenzani

1 Dicembre 2016 - 19:41

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Cambio euro-dollaro e referendum costituzionale in Italia: cosa aspettarsi dopo il risultato delle votazioni dalla moneta unica?

Cambio euro-dollaro e referendum costituzionale: cosa aspettarsi?

Il cambio euro-dollaro attende il referendum costituzionale in Italia, evento d’alto rischio monitorato dai mercati di tutto il mondo.

Cosa aspettarsi e quali scenari si aprono per il cambio euro dollaro in vista del referendum?

L’Italia è chiamata a votare domenica 4 dicembre sulla riforma costituzionale, principalmente sulla limitazione del potere del Senato. Sebbene siano questioni interne del nostro Paese, il cambio euro-dollaro e i mercati internazionali potrebbero subire le conseguenze a causa dell’altro grado di incertezza e tutte le incognite che si genereranno.

Se vince il No al referendum costituzionale, il primo ministro Matteo Renzi potrebbe dimettersi, lasciando l’Italia senza una guida al Governo e rendendo necessarie delle elezioni anticipate - aumentando così l’incertezza sulla stabilità a lungo termine dell’Eurozona, e quindi dell’Euro, e quindi del cambio euro-dollaro.

Il cambio euro-dollaro ha registrato una forte discesa nelle ultime settimane, da quota 1,10 a 1,06, in parte grazie anche al rafforzamento del dollaro sul rafforzamento della possibilità di un rialzo dei tassi di interesse della Federal Reserve alla riunione del 14 dicembre.

Oltreoceano, invece, la BCE si prepara ad aumentare lo stimolo di politica monetaria all’incontro dell’8 dicembre, fattore che comunque non riesce a sostenere la moneta unica sul cambio euro-dollaro, che sembra pronto a tornare sui minimi ciclici di quota 1,0462.

Gli ultimi sondaggi sulle preferenze tra il Sì e il No al referendum costituzionale, hanno mostrato il fronte del No alla riforma in vantaggio e una grande porzione della popolazione ancora indecisa.
Tuttavia, il cambio euro-dollaro e gli asset italiani sono già scesi, e molto, prima del referendum il che fa nascere la domanda su quanto la vittoria del No sia già prezzata nel valore della moneta unica.

Con la crescita ancora sottotono e l’inflazione bassa, la BCE dovrebbe estendere il suo QE da 80 miliardi al mese per altri sei mesi oltre la precedente scadenza fissata a marzo 2017.

Il tutto potrebbe invertirsi alla vittoria del Sì al referendum di domenica, che causerebbe un rimbalzo degli asset italiani e del cambio euro-dollaro.
Tuttavia, la ripresa dell’euro-dollaro dovrebbe essere di breve durata, dati gli appuntamenti di alto rischio politico in programma in Europa, a partire dalle elezioni presidenziali in Austria lo stesso 4 dicembre alle elezioni in Francia, Olanda e Germania.

Cambio euro-dollaro: cosa aspettarsi?

Qualunque sia il risultato, il referendum costituzionale andrà comunque a sfavore di Matteo Renzi.
Se vince il No, Renzi potrebbe dimettersi. Se vince il Sì, il risultato comunque non cambierebbe il sostegno crescente al fronte anti-establishment.

Il consolidamento del Senato alla vittoria del Sì, insieme al crescente supporto per il Movimento 5 Stelle, potrebbe rendere più facile l’ascesa del partito che in agenda ha già un referendum sull’adesione dell’Italia all’Unione Europea in stile Brexit.

Lo scenario peggiore per il cambio euro-dollaro è la vittoria del No al referendum costituzionale e la vittoria dell’estrema destra alle elezioni presidenziali in Francia.

In questo caso il cambio euro-dollaro potrebbe registrare una perdita in un range che va dallo 0,75% all’1,25% in reazione immediata all’evento.
Finora, dall’inizio dell’anno, il cambio euro-dollaro ha segnato un ribasso di circa il 4,5%.

Se al referendum vince il Sì, il cambio euro-dollaro potrebbe essere protagonista di un rally di sollievo fino ad arrivare in area 1,08, quotazione su cui rimane conveniente vendere data la difficoltà che il cambio euro-dollaro riscontrerebbe nel tornare in area 1,10.

Al momento il cambio euro-dollaro si trova intorno a quota 1,0626, per un rialzo di giornata dello 0,28%.

Nonostante non ci sia alcun collegamento palese tra il referendum costituzionale e la possibilità di uscita dell’Italia dall’Unione Europea (già soprannominata “Italeave” o “Quitaly”) e la reazione del mercato è probabile sia più limitata rispetto a quella nel post-Brexit, il voto in Italia non è meno significativo.

In gioco c’è l’equilibrio politico dell’Eurozona.

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