Il cambio euro-dollaro chiude la settimana al ribasso confermando l’interruzione del trend rialzista di medio periodo: i dati sui Non Farm Payrolls sono stati solo il primo passo?
Il cambio euro-dollaro percorre a ritroso il rialzo che lo aveva spinto, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio, da 1,104 a 1,112, chiudendo la settimana dopo un importante test nel pomeriggio di venerdì.
La pubblicazione dei dati sul mercato del lavoro USA ha infatti portato EUR/USD a testare il supporto a 1,10, riuscito in un primo momento a respingere la quotazione. Le buone notizie portate dai Non Farm Payrolls hanno restituito vigore al dollaro americano, che torna prepotentemente a svolgere il ruolo di market driver.
Al di qua dell’oceano la situazione dell’Eurozona inizia ad assumere contorni preoccupanti. La crescita è destinata a rallentare a causa della Brexit e il nervosismo che circonda l’andamento dei comparti bancari, in particolare quello italiano, continuerà a destare le attenzioni delle istituzioni comunitarie.
Lo scenario sembra quindi costruire le premesse per un nuovo trend ribassista di euro-dollaro nel medio periodo, interrotto quello al rialzo che era stato protagonista dallo scorso dicembre fino alla notte del referendum britannico.
Con un occhio agli eventi della prossima settimana, consultabili grazie al nostro calendario economico, vediamo di capire quali movimenti e quali target potrebbero essere nelle mire del cambio euro-dollaro per la prossima settimana.
Cambio euro-dollaro: al via il ribasso con i NFP. Si va sotto l’1,10?
Il cambio euro-dollaro, al pari di molti altri cross del Forex, ha ripreso nel corso di questa settimana il movimento dettato dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, interrompendo il ritracciamento che aveva invece caratterizzato la settimana precedente.
Nello specifico, è di grande interesse notare come l’ultimo ribasso nel seguente grafico settimanale sia stato anticipato dal test riuscito della trendline positiva e della resistenza a 1,118:
La trendline che prima fungeva da supporto al trend rialzista di medio periodo è stata violata con la Brexit e rappresenta ora un livello di resistenza, che già per due volte ha respinto verso il basso euro-dollaro, giunto a tagliare la media mobile a 20 periodi e a testare il supporto a 1,10.
La spinta decisa è arrivata proprio durante la giornata di venerdì e con gli attesissimi dati sul mercato del lavoro statunitense, che hanno visto ben 287.000 nuovi ingressi nella forza lavoro USA nel mese di giugno, oltre le aspettative degli analisti di 175.000 e ben oltre l’inaspettato dato di maggio (11.000).
Il dato ha rilanciato i mercati nella seconda parte di giornata e, nonostante la lieve crescita del tasso di disoccupazione (dal 4,7% al 4,9%) e la diminuzione da 0,2% a 0,1% del salario orario medio, la reazione a caldo è stata quella di una ripresa della fiducia nei confronti dell’economia USA e del dollaro americano.
L’inizio della prossima settimana rischia di vivere ancora la scia dell’andamento di venerdì, con il primo target al ribasso che sarebbe proprio il test dell’1,10. Più volte si è parlato dell’importanza di questo livello e di come un suo deciso abbattimento possa ridimensionare il range all’interno del quale EUR/USD si muoverà.
Come osservabile dal grafico 1,097 e 1,090 sarebbero i due sucessivi livelli che calamiterebbero il cambio al loro interno, riportandolo da subito verso un deciso scenario ribassista. Al contrario un inizio di settimana rialzista rischierebbe di trovare subito un muro verso quota 1,110, zona nella quale graviterà anche la media mobile a 20 periodi.
Guardando più nello specifico al seguente grafico giornaliero, sul quale sono stati disegnati i ritracciamenti di Fibonacci, è possibile notare come il ritracciamento del post-Brexit si sia fermato in prossimità del 50.0 e delle media mobile a 20 periodi, prima di tornare deciso al 23.6:
Per quanto questo livello possa attrarre nuovamente la quotazione, come ha già fatto negli ultimi giorni, l’impressione è che la rottura dell’1,10, in verde, rischi di condurre senza troppe difficoltà il cambio euro-dollaro lungo quota 1,09 fino al minimo registrato a 1,091 durante la notte del referendum.
Gli oscillatori testimoniano la ripresa di un equilibrio che sembra volgersi però al ribasso; sarà in ogni caso lecito attendersi dei giorni di rialzo per EUR/USD, atti a dare stabilità al cambio, magari proprio in corrispondenza di qualche market mover favorevole all’Eurozona o sfavorevole agli USA.
Cambio euro-dollaro: i market mover della settimana
Il cambio euro-dollaro lascia i NFP e si prepara ad una settimana che solo negli ultimi giorni vedrà sparate le sue cartucce migliori, in termini di market mover:
- lunedi 11 luglio - riunione prevista per l’Eurogruppo;
- mercoledì 13 luglio - produzione industriale Eurozona di maggio, prevista in ribasso, e indici export/import USA di giugno, previsti anch’essi in ribasso;
- giovedì 14 luglio - indice dei prezzi alla produzione USA di giugno, dato in ribasso;
- venerdì 15 luglio - inflazione Eurozona di giugno, stabile, e inflazione, vendite al dettaglio e sentiment consumatori per gli USA, previsti tutti stabili o al ribasso.
In particolare durante le giornate di giovedì e venerdì arriveranno i dati più interessanti della settimana, con previsioni che vedono in difficoltà entrambe le aree economiche, con gli Stati Uniti che hanno qualcosa in più da perdere, attendendo un numero maggiori di dati.
Questo potrebbe giocare a favore della valuta comunitaria, il cui rialzo verrebbe così ad associarsi a dei colpi a vuoto dell’economia americana e del dollaro, visto il ruolo da protagonista che sembra tornato a ricoprire.
Sarà quindi importante capire, già con questi primi dati, gli effetti della Brexit sulle economie delle due aree, senza trascurare le vicende sul fronte interno all’Eurozona, sempre meno coeso e con numerosi problemi da dover affrontare.
Il cambio euro-dollaro rimane pronto a registrare ogni nuova evoluzione.
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