Calcio e Finanza: lo scontro Usa-Cina è anche in Serie A

Massimiliano Carrà

26/02/2019

27/02/2019 - 09:01

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Lo scontro commerciale tra Usa e Cina non è visibile solo a livello economico, ma anche a livello calcistico e più precisamente nel campionato italiano di Serie A

Calcio e Finanza: lo scontro Usa-Cina è anche in Serie A

Nonostante lo stop ai dazi dichiarato dal presidente americano Donald Trump, lo scontro commerciale tra Usa e Cina non si placa. Le due forze mondiali si sfidano in qualsiasi ambito, anche nello sport. Ne è un esempio la Serie A, il massimo campionato di calcio italiano, e il clima infuocato scatenatosi domenica scorsa dopo il match Fiorentina-Inter.

Dopo il rigore inesistente fischiato ai viola all’ultimo minuto, che ha fissato il risultato finale del match sul 3 a 3, la società cinese dell’Inter è andata su tutte le furie a causa del possibile danno economico che potrebbe comportare questa decisione a fine anno.

I nerazzurri adesso si trovano al terzo posto a soli due punti in più dal Milan e a tre dalla Roma e a causa di questo errore arbitrale, costato un mese di squalifica all’arbitro Abisso, potrebbe alla conclusione del campionato perdere a svantaggio delle due società americane l’accesso alla Champions League e giocare invece l’Europa League.

Una questione spinosa che ha appunto rispolverato anche in ambito calcistico lo scontro tra Usa e Cina, visto che Roma, Inter e Milan, hanno dovuto lasciare il testimone delle società proprio ai due colossi mondiali.

Il club giallorosso dal 2012 è in mano al presidente italo-americano James Pallotta, conosciuto soprattutto per essere uno dei soci nella Boston Basketball Partners, società proprietaria della squadra di NBA Boston Celtics.

L’Inter invece, dopo la parentesi indonesiana con Thohir, nel 2016 è stata acquisita dai cinesi di Suning Holdings Group. Un’operazione terminata a livello dirigenziale proprio quest’anno, con la nomina di Steven Zhang come presidente del club nerazzurro.

Scontro Usa-Cina in Serie A: il curioso caso del Milan

Il caso più curioso che rispecchia lo scontro Usa-Cina nel calcio italiano è rappresentato dal Milan. Nel 2017 Silvio Berlusconi decide di seguire la strada dei cugini nerazzurri e lascia il club rossonero in mano cinesi.

Una trattativa che porta Li Yonghong nuovo presidente del Milan. Fin qui la Milano calcistica sembra essere diventata totalmente asiatica. La svolta però è alle porte e arriva proprio quest’anno e più precisamente in estate.

Non potendo fornire garanzie economiche, il misterioso uomo d’affari cinese lascia il Milan al suo creditore che gli aveva permesso di comprare il club: il fondo d’investimento americano Elliott Management Corporation. Il Milan quindi sveste la bandiera cinese e indossa inaspettatamente quella americana.

Una svolta non solo dirigenziale, ma anche e soprattutto economica. Grazie all’intervento del fondo americano, il club rossonero evita la squalifica da parte della UEFA dalle coppe europee e spende nel mercato invernale 70 milioni di euro per acquistare Paquetà e Piatek.

Ma non è tutto, il club rossonero da quando batte bandiera americana naviga in acque molto più competitive anche a livello sportivo. Ne sono una prova il raggiungimento della semifinale di Coppa Italia e il quarto posto momentaneo in campionato.

L’ascesa degli Stati Uniti potrebbe non fermarsi qui. Secondo le ultime indiscrezioni, anche la Sampdoria si appresta a lasciare la bandiera italiana e a sventolare quella americana del fondo York Capital Management.

Un’ascesa che il Paese asiatico non intende assolutamente agevolare, anzi. Lo scontro Usa-Cina è pronto a vivere un nuovo atto, i club di Serie A intanto rimangono alla finestra in attesa di qualche nuova proposta.

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