Buybacks, short squeeze e iniezioni repo: oggi Wall Street ha sfoderato il repertorio

Mauro Bottarelli

11 Maggio 2021 - 21:30

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Poche ore di trading che andrebbero mostrate nelle facoltà di economia: Amazon, carica di capitale dall’emissione di bond, ribalta gli short dei fondi con una valanga di riacquisti e salva il Nasdaq. Nel frattempo, 28 entità si rivolgono alla Fed per un reverse a tasso fisso da 180 miliardi, come se nulla fosse. Ma il Vix ora segna tempesta. Imminente

Buybacks, short squeeze e iniezioni repo: oggi Wall Street ha sfoderato il repertorio

La prima metà di trading day odierno sul Nasdaq andrebbe fatta studiare nelle facoltà di economia delle università come sintesi della manipolazione da Banca centrale, quasi un sussidiario degli orrori. Poche ore, in grado di compendiare al meglio tutte le distorsioni che stanno alla base del mercato nel regime di Qe perenne. E, paradossalmente, mostrarne i limiti ormai evidenti, uno spoiler di ciò che ineluttabilmente sta montando sottotraccia.

Questo grafico

Repo1

Fonte: NYSE/Bloomberg
mostra cosa è accaduto in apertura di contrattazioni, quando la messe di short sui titoli tech posta in essere per il decimo giorno di fila dagli hedge funds è stata tale da dare vita al più grande programma di vendita della storia a Wall Street: di fatto, il numero di compagnie quotate alla NYSE in downstick ha ecceduto quello in upstick fino a un massimo di 2.069 a un certo punto. Della serie, il buon giorno si vede dal mattino. Preparare gli ombrelli. E, infatti, il Nasdaq si presentava all’appello con un rotondo -2% nei futures.

Ma ecco che questo secondo grafico

Repo2

Fonte: Bloomberg
mostra il più classico degli epiloghi annunciati: forte di una prima emissione obbligazionaria da 18,5 miliardi di dollari di sovra-iscrizione andata in asta soltanto ieri, Amazon si tramutava in cavaliere bianco e riportava in verde l’indice tecnologico con un’ondata di buybacks - finanziati proprio da quei bond andati a ruba - in grado di spingere in ritirata i fondi ribassisti. Di fatto, una cascata di coperture di shorts. Short squeeze, l’elisir di lunga vita, la pozione magica contro ogni criticità. Più che finanza, semplice logica dei vasi comunicanti e delle forze opposte.

Declinata però in base alla perversa dinamica che gestisce il trading in questi tempi senza precedenti: il mercato si muova pure liberamente nei prati a lui consentiti e designati, giocando in base alle vecchie regole per cui si va corti su chi mostra liabilities strutturali. Ma quando sconfina, ecco che i guardiani del new normal intervengono per preservare lo status quo. E questi due grafici

Repo3

Fonte: Goldman Sachs

Repo4

Fonte: JP Morgan
ci mostrano il perché i buybacks siano tornati prepotentemente in auge, capitanati appunto da due giganti come Apple e Amazon con i loro piani di riacquisto miliardari da qui a fine anno: la clientela retail, l’esercito di Robinhood e Reddit, ha battuto in ritirata. Forse scottata dai tonfi di GameStop, forse stanca di spendere l’assegno federale sul conto titoli e persuasa invece a comprare un’auto nuova.

E questo altro grafico

Repo5

Fonte: Compound/YCharts
mette ulteriormente in prospettiva il livello di casinò toccato dal Nasadq nell’annus horribilis del Covid: ARK Investment con i suoi ETF che tracciano l’indice tech, infatti, nel dicembre del 2015 poteva contare su asset under management per 8,2 milioni di dollari. Nel dicembre 2019, prima del Qe anti-pandemico globale, l’AUM era già lievitato a 1,9 miliardi, spinto dalle IPO a raffica. A dicembre dello scorso anno, invece, era a 18,4 miliardi. Una correlazione che spiazza fra operatività della Banca centrale e propensione al rischio. Ma, soprattutto, fa riflettere. Perché chiunque fosse salito in giostra solo lo scorso febbraio, al picco delle valutazioni di ARK, oggi avrebbe già perso il 33%.

La ragione? Semplice, totale assenza di fondamentali sottostanti. Pura speculazione da Banca centrale. Non a caso, le correzioni si fanno sempre più brevi ma più drastiche e corrispondono non a terminali macro, a breakout di ciclo, bensì a limitati lassi di tempo tra la fine di un chasing moment e l’arrivo di un altro. Tradotto, fra l’esplosione di un contrafforte artificiale e dopante degli indici (SPAC, buybacks, retail trading) e la sua sostituzione con un altro, una volta che sia totalmente spremuto.

Ma c’è dell’altro che rende la giornata di Borsa statunitense di oggi un vero e proprio caso di scuola, al netto di quale possa essere la chiusura in termini di punti: sono state infatti 28 le controparti che si sono presentate per l’assegnazione di qualcosa come 181,8 miliardi in reverse repo a tasso fisso da parte della Fed. Insomma, al netto della mossa da elefante in cristalleria di Amazon per schiacciare gli shorts, la Banca centrale Usa ha dovuto mettere ancora una volta un cerotto di dimensioni epocali sull’ennesima stortura legata alla liquidità di sistema. Nel silenzio generale, trattandosi di materia oscura all’opinione pubblica. Ancorché esiziale.

E questo ultimo grafico

Repo6

Fonte: NorthmanTrader
dovrebbe mettere i brividi: il breakout sul Vix, l’indice di volatilità, è avvenuto in aprile, un vero e proprio avvertimento. Ora la situazione appare in sviluppo sui gap da colmare ma mostra prospettive di rialziste sul rischio decisamente drastiche. Sicuramente la Fed riuscirà ancora una volta a tamponare la falla, magari a Jackson Hole. Magari prima. O magari il fatto che Joe Biden abbia già ridicolmente gettato il sasso della responsabilità russa nell’attacco hacker alla Colonial Pipeline, nascondendo la mano (Non ci sono prove al riguardo), è prodromico a un’entrata in scena di prepotenza del warfare, come sostegno a economia e indici.

Il problema, però, è sistemico: la via imboccata è infatti quella di un vicolo cieco. L’11 maggio 2021 terminerà nel dimenticatoio della storia finanziaria come una normale giornata di trading, ancorché in realtà sia stato un compendio di tutto ciò che di malsano ormai impera alla base del mercato. E che potrebbe chiedere il conto, prima di quanto si creda.

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