Il Bund decennale tedesco torna positivo: cosa significa?

Violetta Silvestri

19 Gennaio 2022 - 12:59

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Mercato obbligazionario in movimento: il Bund tedesco a 10 anni registra un rendimento positivo. In aumento le aspettative che le banche centrali inaspriranno la politica per domare l’inflazione.

Il Bund decennale tedesco torna positivo: cosa significa?

Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni, punto di riferimento per gli oneri finanziari in tutta la zona euro, è oscillato sopra lo zero per la prima volta dal 2019.

Gli investitori scommettono che le banche centrali dovranno ritirare le misure di stimolo per rallentare l’inflazione, anche in Eurozona.

Maggio 2019 è stata l’ultima volta che i rendimenti tedeschi decennali sono stati sopra lo zero. Da allora, la politica accomodante della BCE ha iniziato a spingere i tassi di interesse al ribasso. I rendimenti negativi significano che gli investitori stanno effettivamente pagando il governo tedesco per prestargli denaro.

Come si traduce la svolta odierna del Bund tedesco positivo?

Bund decennale: rendimento positivo, analisi e previsioni

Il mercato obbligazionario sta diventando protagonista in questa fase storica così legata alle decisioni delle banche centrali.

Mentre continua il balzo dei Treasury USA, anche in Europa si muovono i rendimenti dei bond a sorpresa.

Nello specifico, mercoledì 19 gennaio i costi finanziari per il governo tedesco hanno continuato la loro spinta al rialzo, con il rendimento del Bund a 10 anni di riferimento scambiato in territorio positivo per la prima volta in quasi tre anni.

L’obbligazione decennale è salita allo 0,009%, il livello più alto da maggio 2019, riflettendo un calo del prezzo del debito. A metà dicembre, il rendimento del Bund aveva segnato circa -0,4%.

L’aumento globale dei rendimenti, guidato dagli Stati Uniti, riflette il nervosismo degli investitori per il fatto che i politici dovranno agire rapidamente per raffreddare l’intensa crescita dei prezzi che ha preso piede nelle grandi economie.

L’inflazione dell’Eurozona è salita al 5% a dicembre, stabilendo un record da quando la moneta unica è stata creata e sollevando dubbi sulla rapidità con cui le pressioni sui prezzi si allenteranno nel 2022.

Nella riunione di dicembre, la BCE ha annunciato che avrebbe continuato i suoi acquisti di attività dopo la scadenza del suo programma PEPP a marzo, ma a un ritmo più lento.

Ciò, in combinazione con i segnali che gli Stati Uniti si stanno avvicinando a una politica più restrittiva, ha spinto al rialzo i rendimenti obbligazionari tedeschi.

Ora tutti i riflettori sono accesi su Francoforte. La politica della banca centrale in tempi di stress finanziario di solito si concentra sul mercato obbligazionario. Le banche centrali acquistano obbligazioni sovrane, riducendone i rendimenti, il che quindi abbassa il costo del prestito per il governo e diminuisce anche i tassi di interesse per tutti i tipi di prestiti e mutui.

Il rimbalzo dopo i blocchi della pandemia ha visto i prezzi al consumo salire alle stelle nel pieno di una politica monetaria allentata. E adesso le banche centrali stanno cercando di limitare il loro stimolo per cercare di raffreddare l’inflazione. La Banca d’Inghilterra ha già alzato i tassi di 15 punti base.

Su questo fronte, però, la BCE è indietro rispetto a BoE e Fed e non intende agire con rialzi dei tassi prima del 2023.

Intanto, però, la pressione inflazionistica e le mosse più ampie nel mercato obbligazionario globale hanno contribuito a spingere i rendimenti del Bund sopra lo zero.

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