Il Btp decennale è ancora ai minimi storici con un rendimento che oggi scende sotto la soglia del 2%. Si tratta di un titolo ancora affidabile nel caso di un effettivo avvio del QE?
Mentre le borse europee registrano un’apertura positiva in una giornata caratterizzata dall’attesa per l’incontro della BCE e dalla pubblicazione dei dati relativi all’indice PMI servizi di Spagna Italia e Gran Bretagna e all’indice PMI finale dell’Eurozona, il rendimento dei Btp decennali segna un nuovo record al ribasso, scendendo sotto la soglia del 2%, con un differenziale con il Bund tedesco a quota 126 punti base.
Si tratta di un rendimento che rende il titolo di stato italiano sempre meno appetibile agli occhi degli investitori; non solo, l’attenzione in tal senso rimane costantemente puntata sulle scelte di Mario Draghi e del board della BCE e su quel quantitative easing che potrebbe rimettere ancora in discussione le sorti dei titoli di stato italiani.
Le scelte della BCE e le conseguenze sui titoli di stato
Anche se, dalla realtà dei fatti, il varo di un quantitative easing, sembra allontanarsi nel tempo, lasciando aperte tutte le possibili strade, almeno nel prossimo futuro, la scelta della BCE di acquistare titoli di stato dei Paesi dell’Eurozona avrebbe sicure conseguenze anche sul mercato dei titoli di stato.
Se nel 2015 la Banca Centrale Europea lanciasse effettivamente un’operazione di acquisto di titoli di stato in larga scala, i Paesi europei avrebbero un sicuro acquirente per i loro prodotti finanziari e, quindi, non avrebbero alcuna ragione di alzare il tasso di rendimento dei Btp (ma anche di altri titoli di stato) per renderli più appetibili agli investitori privati e alle famiglie.
L’effettiva messa in campo del QE potrebbe, quindi, far scendere ancora il rendimento dei titoli di stato ma anche, parallelamente, il rendimento dei conti di deposito, dal momento che molte banche potrebbero disporre di liquidità aggiuntiva e non avrebbero, come sopra, alcun motivo di alzare i propri tassi di interesse sui conti di deposito.
Il parere degli operatori finanziari
Non sembrano particolarmente preoccupati delle scelte della BCE gli operatori del settore bancario e finanziario che a proposito delle scelte di investimento di famiglie e privati, notano come i tassi dei conti dei deposito sono ormai molto vicini ai minimi e anche se le banche dovessero essere messe nella condizione di ricorrere in misura minore al finanziamento da privati e famiglie, il tasso di rendimento dei conti correnti non può scendere sotto una soglia, oltre la quale non sarebbe più un prodotto d’investimento appetibile.
I tassi di punta dovrebbero rimanere intorno al 2% e potrebbero essere offerti da quegli istituti di credito interessati ad allargare il proprio portafoglio clienti o a lanciare nuovi prodotti; non bisogna inoltre dimenticare che si tratta di casi particolari, dal momento che la maggior parte delle banche offre interessi intorno all’1,5% sui conti di deposito.
Perché i Btp saranno ancora convenienti
Anche qualora le banche dovessero offrire condizioni particolarmente vantaggiose sui conti deposito, occorre comunque considerare che, rispetto ai titoli di stato siamo di fronte a due forme di tassazione profondamente diverse.
Gli interessi ottenuti dai conti di deposito sono tassati al 26%, come rendite finanziarie, a cui occorre aggiungere l’imposta di bollo del valore del 2 per mille. Anche per forme particolari di conti di deposito che offrono condizioni molto vantaggioso con un tasso lordo che può arrivare, nei casi migliori anche al 2,1%, al netto della ritenuta fiscale e dell’imposta di bollo si arriva a circa l’1,35% di interesse. Un tasso di molto inferiore a quello dei Btp decennali anche se superiore a quello dei Bot che al momento rendono lo 0,33% lordo e sono soggetti a una ritenuta fiscale del 12,5%.
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