I negoziati sono iniziati ma l’Ue ha già bocciato la proposta di May sui diritti post-Brexit dei cittadini Ue che vivono in Gran Bretagna. Il clima politico è cambiato e ci si chiede se la Brexit potrebbe essere fermata.
Theresa May ritiene che la sua proposta sui diritti post-Brexit dei cittadini Ue che risiedono da cinque anni in Gran Bretagna sia un’offerta “molto equa e molto seria" ma non ha ricevuto consensi. Ecco in sintesi cosa ha detto:
Vogliamo rassicurare i cittadini Ue che hanno stabilito la loro casa e la loro vita in Gran Bretagna, nessuno dovrà andarsene, potranno restare e continuare a farlo, ora però voglio la stessa certezza anche per i cittadini britannici che vivono nell’Ue.
Immediata la replica del presidente della Commissione Jean Claude Juncker, che ritiene che sia "un primo passo, ma non è sufficiente", seguito anche da Donald Tusk, Presidente del Consiglio europeo:
La mia impressione è che la proposta della May va al di sotto delle nostre aspettative e rischia di peggiorare la situazione per i cittadini, ma la valuteremo una volta che avremo tutti i dettagli.
Tema caldo e aperto sarà al centro dei negoziati. La May non può considerare soltanto i cittadini Ue che risiedono nel Regno Unito da cinque anni e che comunque siano in tutto uguali ai cittadini inglesi che risiedono in Ue. Gli inglesi nell’Ue in generale svolgono attività in prevalenza con livelli di professionalità pregiate mentre i cittadini Ue sono operai e in prevalenza sono a livelli di professionalità ordinaria. Naturalmente niente si dice ancora circa i diritti dei cittadini Ue che si recheranno nel Regno Unito quando la Brexit sarà realizzata.
Luci ed ombre sulla Brexit dopo 12 mesi. Intanto il danno economico sta cominciando a mostrasi per davvero: la sterlina ha perso il 14% del suo valore nei confronti dell’euro e il governatore della Banca d’Inghilterra ha detto anche che la crescita del reddito reale è insufficiente, ossia mostra un trend più debole di quello stimato e questo non può essere impedito. Anche l’inflazione è in aumento e in silenzio la Brexit sta operando rendendo i britannici più poveri.
Il governo May doveva dare sicurezza utile per la partenza dei negoziati con l’Unione europea ma purtroppo, ad oggi, non è così. Theresa May aveva chiesto un mandato per una hard Brexit ma gli elettori non l’hanno sostenuta. I titoli dei giornali, l’analisi corrente nonché il dibattito in generale invocano una Brexit più ragionata perché i principali giocatori sono ancora più forti di prima delle elezioni. Il riferimento è ai 27 paesi Ue ai quali si somma con un valore aggiunto la nota coppia di potere emergente del continente europeo, Emmanuel Macron e Angela Merkel, nonché il fatto che la zona euro è ormai in grado di superare la Brexit senza traumi.
Si agitano tensioni perché se la Gran Bretagna ha cambiato veramente la sua mente, gli europei dovrebbero aprire le loro braccia. Al riguardo a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, è stato chiesto se non fosse troppo tardi per la Gran Bretagna per rimanere. Ha risposto:
L’Unione europea è stata costruita su sogni impossibili. Ma ciò richiederebbe una chiaro e inequivocabile cambiamento nell’opinione pubblica britannica. Il dolore per l’economia britannica sarebbe tale da non chiedere di abbandonare la Brexit e quindi potrebbe non essere completamente sentito fino a dopo la Brexit. E da allora sarebbe troppo tardi.
L’ambiguità della posizione di May sembrava funzionare prima delle elezioni dell’8 giugno, oggi che il sostegno è in parte cessato però non significa che i remainers siano oggi vincenti. Lasciare la Brexit comunque è una possibilità anche se non esplicitamente dichiarata dagli opinion leader e questo - sia chiaro - significa che il Regno Unito dovrà accettare tutti i piani Ue non solo in economia, che si vuole istituzionalizzare con un unico ministro dell’economia, anche per quelli che vogliono complessivamente che gli stati cedano ancora più sovranità all’Ue.
L’Unione europea è un polo d’eccellenza del capitalismo planetario e con la sua progressiva austerity è responsabile dei processi di miseria e al riguardo sarebbe da abbattere.
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