Brexit: polemiche per il documento segreto del ministero dell’Interno del Regno Unito

Felice Di Maro

7 Settembre 2017 - 14:04

Subito smentito dal ministro della Difesa britannico Michael Fallon. Cosa succederebbe se per la Brexit con l’Ue non ci fosse un accordo sul commercio?

Brexit: polemiche per il documento segreto del ministero dell’Interno del Regno Unito

Il Guardian ha pubblicato un documento del ministero dell’Interno del Regno Unito con le linee del governo per regolare l’ingresso dei cittadini Ue dopo l’uscita del Regno Unito dal blocco economico europeo. Si tratta di un piano datato agosto di quest’anno di 82 pagine.

Immediata la smentita del ministro della Difesa britannico Michael Fallon che in una dichiarazione ripresa da Sky News sulle rivelazioni del Guardian ha dichiarato:

Noi vogliamo attirare persone e non chiudere porte in faccia. Sull’immigrazione bisogna trovare un punto di equilibrio. Nei prossimi mesi il governo delineerà il suo programma per regolare i flussi dall’Unione europea dopo la Brexit.

Sarà? Al di là del fatto che ormai siamo abituati ad analizzare fughe di notizie e poi in tempo reale smentite, però che ci sia un piano segreto di Downing Street per ridurre il numero di immigrati dall’Ue è realistico. Attenzione: si parla di un documento corposo che sarebbe stato messo a punto dal ministero dell’Interno e si voglia o no indica quanto meno lineamenti - seppur articolati comunque possibili - su come il governo inglese intenda gestire i flussi di migranti dall’Ue per porre fine alla libertà di movimento verso la Gran Bretagna quando il Regno Unito non ne farà più parte.

Non è da escludere che nell’ambito delle articolazioni varie di come potrebbe essere la gestione delle fasi post-Brexit proprio gli studenti Ue nonché stranieri extra-Ue che arriverebbero in Gran Bretagna dopo la fase di transizione biennale della quale non è stata mai smentita dovrebbero fare richiesta anche di un permesso di soggiorno ufficiale che ovviamente potrebbe durare per più di due anni come si applica già a più dell’80% dei migranti stanziati nell’Ue che vanno a lavorare nel Regno Unito.

Come è stato diffuso dal Guardian e ripreso dai media saranno realizzati accordi per gli studenti dell’Ue i cui corsi finiscono dopo il periodo di attuazione affinché possano completare i loro studi nel Regno Unito senza rischi di interruzione. Teniamo conto che la repressione degli studenti internazionali provenienti dall’esterno dell’UE è stato ridotto: da 246.000 nel 2011 a 136.000 nel 2016. Le cifre più alte dei numeri degli studenti non dell’Ue sono state nelle scuole di istruzione superiore, scuole indipendenti e scuole di lingua inglese, dove i numeri sono scesi fino al 60%. Appare chiaro che dall’Ue si vogliono solo immigrati qualificati e con permessi più brevi.

Ci sarà anche una rimodulazione sui ricongiungimenti familiari con controlli più rigidi alle frontiere e passaporto obbligatorio per i turisti. Sia chiaro che non sarà più tanto facile per i giovani italiani andare a lavorare in Gran Bretagna anche se solo per imparare l’inglese. Il piano anche se smentito comunque metterebbe fine alla libertà di movimento degli immigrati dai Paesi Ue in cerca di lavoro a meno che non siano particolarmente qualificati.

Il piano segreto punterebbe anche a limitare il flusso dei turisti: per chi sbarca sul suolo britannico da un paese dell’Ue dovrà esibire il passaporto e non saranno più accettate come nel caso italiano le carte di identità valide per l’espatrio. Ci sarà un duplice sistema per gli europei che vorranno entrare nel Regno Unito con l’intenzione di fermarsi soltanto e sia per coloro che saranno identificati come super qualificati che potranno fare domanda per un permesso della durata di 5 anni. Tutti gli altri potranno ottenere un permesso della durata massima di due anni. I ricongiungimenti familiari saranno concesso solo ai partner e ai figli sotto i 18 anni, gli altri no.

Cosa succede se sulla Brexit con la Ue non ci sarà nessun accordo?

Rita Cappariello ha pubblicato uno studio redatto dalla Banca d’Italia che presenta una stima delle tariffe medie che i produttori di ciascuno dei 27 paesi dell’UE potrebbero affrontare quando esporterebbero nel Regno Unito nel caso in cui non venisse raggiunto un accordo almeno sul libero scambio per il mercato comune della Ue nell’ambito della negoziazione in atto della Brexit. Lo studio è condotto sul commercio tra l’UE e il Regno Unito in relazione con le nazioni maggiormente favorite dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC).

L’analisi si basa sulle informazioni fornite dalla banca dati dell’OMB-IDB e sui flussi commerciali bilaterali a livello di prodotto pubblicati da UN Comtrade. I risultati mostrano che i costi tariffari medi sarebbero diversi in tutti i paesi dell’UE a seconda del livello iniziale dei rapporti commerciali con il Regno Unito e della composizione settoriale dei flussi commerciali.

Diversi costi tariffari potrebbero potenzialmente creare una forte eterogeneità nelle economie dell’UE per quanto riguarda le loro partecipazioni nei negoziati con il Regno Unito e mostrano un impatto sulla definizione della posizione dell’UE a cui ciascuno Stato membro contribuisce allo stesso modo.

Appare chiaro che se non ci sarà un accordo mirato almeno su un nuovo regime tariffario tra Unione Europea e Regno Unito si applicheranno le regole generali dell’Omc. Non è da escludere che sarà difficile che si possa avere una posizione unitaria nei negoziati.

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