Brexit: a Firenze un “not in my name” a Theresa May contro il suo discorso

Felice Di Maro

25 Settembre 2017 - 09:28

La May è stata accolta con cartelli di protesta e con un grande polverone mediatico, ma ha parlato in astratto di creatività e ottimismo a solo 200 invitati. Nuovi modelli liberisti?

Brexit: a Firenze un “not in my name” a Theresa May contro il suo discorso

Alle 15 di venerdì 22 settembre, a Firenze, presso la ex Scuola marescialli dei carabinieri vicino alla stazione di Santa Maria Novella, Theresa May ha tenuto il suo discorso.

Accompagnata dal ministro degli Esteri Boris Johnson, dal Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond e dal ministro per la Brexit David Davis, la May è stata accolta anche da una protesta.

Un gruppo formato da una cinquantina di inglesi ha issato cartelli per protestare contro la scelta di uscire dall’Unione europea. Oltre ad un cartello “Europe is my country” preparato da una signora inglese da anni residente in Toscana, importante la scritta su un altro cartello: “not in my name”. Un chiaro no alla Brexit.

Dopo l’arrivo nel capoluogo toscano la premier ha fatto visita al complesso di Santa Maria Novella, sede dell’ex scuola dei marescialli dei carabinieri e ora prestigiosa sede del Comune. Sia chiaro, la May ha parlato ad una ristretta platea di invitati, alla presenza del sindaco di Firenze Dario Nardella e dell’ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris.

I presenti

Il discorso è stato solamente per circa 200 ospiti, ambasciatori di vari Paesi e investitori con interessi in Italia e nel Regno Unito. Naturalmente è stato presente il responsabile della Brexit David Davis, il ministro degli Esteri Boris Johnson - che sarebbe, come ha sempre detto, per una hard Brexit.

Importante la presenza del Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond - che è invece per una Brexit più soft - il tutto per dimostrare una unità del governo del Regno Unito per la sua proposta alla Unione europea. Proposta che dovrà tradursi in accordo.

I contenuti del discorso

Il discorso della May ha aggiunto ben poco per far ripartire i negoziati sulla Brexit. Sui punti chiave della futura partnership Regno Unito-Unione europea, chiaramente ha sancito di non voler restare nel Mercato unico e né tanto meno nell’Unione doganale. Non ha però detto cosa farà. Vuole, ad esempio, un accordo commerciale ancora più aperto rispetto al Ceta? In pratica, come ha affermato, saremo certo alleati ma non alla pari, almeno a livello di economia.

Per quanto riguarda il controllo delle frontiere con l’Irlanda, la May ha affermato che non vuole strutture fisiche di separazione ma non ha spiegato in quale maniera si dovranno relazionare questi confini. Naturalmente è stata chiara per la proposta di un periodo transitorio di due anni a partire dal 19 marzo 2019, giorno in cui scatterà ufficialmente la Brexit - in questo modo assicurando una proroga del Regno Unito nel Mercato unico della Ue.

Chiaramente. Forse non ha capito che il mercato unico offre molti benefici ma ha anche dei costi e che non potrà non tenerne conto. Se verrà accordato questo periodo transitorio, la Gran Bretagna dovrà allo stesso modo garantire il rispetto delle 4 libertà fondamentali della Ue e cioè la libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali e per tutti i cittadini europei.

Importante la volontà di assicurare i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito. Al riguardo dovranno essere sottoscritti accordi perché questo è un punto prioritario altrimenti non ci sarà nessun accordo su altri punti. Come è noto, dopo tre round di trattative neanche una bozza di accordo ha visto la luce.

Il suo discorso è stato carico di richiami storici e, anche se in astratto, più o meno ha presentato tratti di lineamenti di una nuova “creatività” tra Regno Unito e Ue e ha più volte parlato di “ottimismo”.

Ovviamente la “creatività” dovrebbe essere relazionata da una proposta politica con solide basi giuridiche (che non ci sono) in quanto la svolta della May è per rilanciare anche nuovi modelli di liberismo per far affermare nuove fasi di capitalismo selvaggio.

Il suo “ottimismo” non è credibile perché è vuoto. Diversamente avrebbe fatto un comizio ma chiaramente ha parlato a pochi essendo conservatrice e liberista. Vedremo se i negoziati ripartiranno in concreto da questo discorso che ha presentato poche novità e molte cose già note e dichiarate da tempo.

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