La Boschi lega il destino della sanità al referendum, ma i dati la smentiscono

Erasmo Venosi

08/11/2016

I dati smentiscono le dichiarazioni del Ministro Boschi a Uno Mattina e ne evidenziano la strumentalità dell’uso di una malattia come il cancro per fare campagna elettorale pro referendum.

La Boschi lega il destino della sanità al referendum, ma i dati la smentiscono

Un cinismo che non ha uguali. Le affermazioni del ministro Boschi a Uno Mattina collegate al referendum costituzionale rappresentano il massimo della degenerazione in cui questo Paese è precipitato.

“Oggi non c’è lo stesso diritto per ciascun cittadino di qualunque regione di accedere allo stesso tipo di cure per malattie molto gravi come il tumore o i vaccini. Se passa la riforma, invece, avremo il dovere che ci siano lo stesso tipo di servizi a prescindere dalla regione in cui vivono”.

Ricordo che è stato il suo Governo a firmare con le Regioni nel luglio 2014, 2015, 2016 il “Patto per la Salute” zeppo di buone intenzioni: le risorse e il modo come ripartirle, l’ospedale e il territorio, la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini, i piani di rientro, l’edilizia sanitaria, la sanità digitale, HTA per farmaci e dispositivi medici, ovvero la valutazione delle prestazioni per renderle funzionali al servizio erogato al cittadino.

Le risorse per il SSN erano 106,9 miliardi nel 2011, 108 miliardi nel 2012, 107 miliardi nel 2013. Il Patto firmato prevedeva risorse per 109 miliardi nel 2014, 112 nel 2015 e 115 miliardi per il 2016.

Sempre questo Governo aggiunse che i soldi a disposizione del Sistema Sanitario Nazionale potessero cambiare per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e per le variazioni del quadro macroeconomico.

Puntualmente nel luglio dello scorso anno il finanziamento del 2015 passa da 112 a 109 miliardi e viene rideterminato il finanziamento 2016 a 113 miliardi.
Dopo vari ripensamenti la legge di stabilità fissa il finanziamento del 2016 a 111 miliardi, di cui 800 milioni per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Alla fine, in rapporto al PIL il nostro Paese è quello che in Europa destina meno risorse alla tutela della salute.

I dati che seguono smentiscono platealmente le dichiarazioni del Ministro Boschi a Uno Mattina e ne evidenziano la strumentalità dell’uso di una malattia come il cancro per fare campagna elettorale pro referendum.

La competenza concorrente sulla sanità resta anche all’art. 117 modificato alle Regioni e sono loro che decidono come spendere i soldi. Il problema della qualità della spesa è il dover riportare tutto alle scelte del Governo centrale?
Proprio com’è stato fatto con la legge di stabilità 2016, partendo con gli ospedali per i Piani di Rientro dei deficit sanitari regionali - obbligo di acquisto centralizzato tramite Consip, centrali di committenza regionali o altri enti aggregatori, nuova Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA, pubblicità bilanci ospedali piani di rientro aziendali.

Condivisibile quest’ultima scelta perché s’identificano le decisioni rilevanti per la spesa a livello di azienda in modo da separare spreconi da efficienti. Altre scelte fondamentali non fatte riguardano i criteri di ripartizione dei fondi del SSN. Utile a questo punto una panoramica sulla sanità italiana utilizzando gli ultimi dati OCSE “Health Statistics 2015” e facendo il paragone con altri sistemi sanitari di altri Paesi.

I dati ultimi sono quelli del 2013 e in rapporto al PIL la spesa sanitaria pubblica dell’Italia è del 6,8%, Regno Unito 7,3%, Svezia 9,2% e Francia e Germania tra 7,3% e 9,2%. Considerando anche il settore privato, la spesa sanitaria italiana raggiunge l’8,77% del PIL, inferiore al 16,43% degli Stati Uniti, 11,12% nei Paesi Bassi, 11% in Svizzera, 10,98% in Svezia e Germania, 10,95% in Francia.

Posti letto negli ospedali: 2,34 ogni 1000 abitanti, meno della media tra i paesi OCSE a 3,17, e anche di molti paesi europei. In Germania posti letto in ospedali pubblici sono 3,37 ogni 1000 abitanti, 3,91 in Francia, 4,66 in Finlandia, 5 in Austria. Se consideriamo anche gli ospedali privati, in Italia sono 3,42 i posti letto per mille abitanti e comunque inferiori alla media OCSE, che è di 4,7 posti.

Un altro dato importante è quello dei medici di famiglia per numero di abitanti, misurando in tal modo il grado di copertura territoriale. L’Italia ha 0,75 medici ovvero meno di un medico ogni 1000 abitanti - valore inferiore a quello della Francia a 1,55, del Belgio, del Regno Unito a 0,80.
Nel nostro Paese si è registrata una riduzione costante del numero dei medici di famiglia, che nel 2003 erano 0,82 per mille abitanti.

L’ultimo dato riguarda la qualità della sanità italiana da interpretare attraverso alcuni dati come i casi di malasanità e mortalità infantile. L’indicatore disponibile nei dati Ocse sulla malasanità riguarda i casi di dimenticanza da parte dei chirurghi di strumenti nel corpo del paziente. In Italia ogni 100.000 pazienti sono 2,4 i casi suddetti, inferiore alla media OCSE (5,0) e a paesi europei come Norvegia (5,2), Francia (5,7), Germania (6,6), Svizzera (11,5).

Sugli indicatori di mortalità infantile, l’Italia occupa una posizione buona. Il numero di bambini di età inferiore a un anno deceduti in Italia ogni 1.000 nati vivi è pari a 2,9, contro il 3,3 in Germania, il 3,6 in Francia.

È stato questo Governo a tagliare 180 prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Al Ministro Boschi che rimanda al referendum per l’equa fruizione del diritto alla salute basta rispondere che i tagli praticati dal Governo negano l’art. 32 sul diritto costituzionale alla tutela della salute.

Basterebbe poi aggiungere che questo Governo come i precedenti non ha messo in Costituzione e definito l’ambiente che rappresenta l’elemento fondamentale per la tutela della salute e la salvaguardia della vita.

Questo Governo ha dato la stura alla costruzione d’inceneritori, dilazionato le prescrizioni all’autorizzazione ambientale a Ilva, rivisto le regole sull’uso delle terre e rocce da scavo, applicato la tracciabilità dei rifiuti solo a quelli pericolosi che rappresentano un valore pari a circa l’8% di tutti i rifiuti, modificato surrettiziamente il valore di attenzione connesso alla emissione di onde elettromagnetiche e infine si tiene nel cassetto l’elenco dei siti idonei a ospitare i rifiuti nucleari italiani.

Sono trascorsi 12 anni dal convegno di Parigi su “Cancro, Ambiente e Salute” con la partecipazione di un grande epidemiologo Clapp, Luc Montagnier e dell’oncologo Prof Dominique Belpomme che con grande coraggio dichiarò che il cancro è innanzitutto una “malattia ambientale creata dall’uomo”.

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