Blockchain: in Asia rappresenta già una grossa fetta di mercato del lavoro

Marco Ciotola

2 Settembre 2018 - 08:55

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Si moltiplicano i lavori legati a blockchain e criptovalute in Asia. Ma - avvertono dalle agenzie di reclutamento - anche sul fronte occupazionale domanda e offerta sembrano mossi in primis dall’emotività

Blockchain: in Asia rappresenta già una grossa fetta di mercato del lavoro

I lavori legati alla tecnologia blockchain e alle criptovalute sono sempre più allettanti per chi cerca un’occupazione in Asia.

La tecnologia blockchain, che è alla base di crypto come il Bitcoin, la maggiore per capitalizzazione di mercato, ha le caratteristiche per rivoluzionare non solo gran parte della finanza, ma anche di molte altri settori.

È già stata adottata negli ultimi due anni sia dalle start-up che dalle aziende più affermate del continente. Il picco di interesse si è registrato alla fine dello scorso anno, quando il Bitcoin è salito fino a circa 20.000 dollari.

L’agenzia di reclutamento Robert Walters ha osservato un aumento del 50% del numero di ruoli legati alla blockchain o alle criptovalute in Asia dal 2017; gli sviluppatori con conoscenza del linguaggio di programmazione Python sono tra i più ricercati.

Blockchain e crypto: è boom di opportunità lavorative

Una rapida ricerca di lavori legati alla tecnologia blockchain su LinkedIn produce risultati che segnalano società come IBM insieme a posizioni in aziende più nuove, come Binance, exchange di valute virtuali.

E c’è anche un forte interesse da parte delle persone in cerca di occupazione: secondo i dati del famoso social del mercato lavorativo relativi ai principali mercati asiatici - Australia, India, Singapore e Malesia - c’è stato un grande interesse per questi ruoli.

A causa dell’estrema novità del settore, tuttavia, molti di coloro che entrano nello spazio dedicato a monete digitali e blockchain provengono da altre industrie.

Julian Hosp, co-fondatore del wallet TenX, ha precisato di non assumere quasi mai persone già provenienti dal mondo delle valute virtuali, perché la maggior parte degli impiegati all’interno del sistema crypto “sono molto inesperti”.

Anche se sono tanti gli appassionati di blockchain che cercano di inserirsi, non molti hanno le competenze necessarie per un ruolo di sviluppatore secondo John Mullally, direttore dei servizi finanziari di Robert Walters a Hong Kong.

L’elemento curioso è che, a quanto sembra, la volatilità appartiene anche all’occupazione legata alle criptovalute, non solo a queste ultime.
Quando i prezzi delle diverse crypto aumentano e cresce il numero di persone che stanno guadagnando grazie al comparto, le richieste si moiltiplicano perchè - spiega Hosp - le persone “vogliono balzare in sella”.

All’opposto, sulla scia di un andamento negativo le persone iniziano a diminuire la richiesta e a parlare di “settore che sta morendo”:

“È una realtà mossa in prevalenza dagli stati emotivi”.

Una certezza però c’è: l’interesse per le posizioni legate alla blockchain è rimasto in trend rialzista, come mostrano i dati.
La situazione asiatica sembra rispecchiare gli Stati Uniti, in quanto le tendenze delle ricerche e offerte di lavoro legate al Bitcoin sono molto più volatili rispetto alle ricerche legate alla blockchain.

In più, negli ultimi mesi un numero crescente di professionisti della finanza tradizionale si è mostrato sempre più interessato a cercare di entrare nell’universo crypto. Justin Chow, responsabile dello sviluppo dell’area business di Cumberland - la divisione criptovalute della società commerciale DRW - ha spiegato che la maggior parte degli impiegati della sua azienda proviene dai mercati dei capitali.

L’effetto ritardato tra l’attuale rialzo di interesse e il picco dei prezzi del Bitcoin nel mese di dicembre è probabilmente dovuto al fatto che i professionisti non volevano abbandonare immediatamente le loro carriere basandosi su solo aumento dei prezzi dello scorso anno, secondo quanto suggerito dallo stesso Chow.

Un ritardo in questo senso ha caratterizzato la Cina, principalmente per via dei vari ban legati alle valute virtuali arrivati dal governo.

Secondo Wayne Zhu, socio fondatore di NEO Global Capital, il fondo di venture capital della NEO Foundation, il passaggio dal mondo della finanza tradizionale a quello delle crypto può essere spiegato anche facendo luce sulle maggiori difficoltà che caratterizzano il mercato dei capitali negli ultimi anni:

“È questa situazione complicata nel mercato dei capitali che porta sempre più persone a voler provare qualcosa nel comparto valute virtuali. È molto più difficile cercare di chiudere affari e fare soldi nel mercato dei capitali negli ultimi anni, cosa che ha portato le persone a pensare che un modo migliore per concludere davvero affari e aiutare effettivamente le aziende a ottenere la liquidità di cui hanno bisogno per far crescere la loro attività è l’universo delle crypto”.

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