Black list Russia: cos’è, quali Paesi ci sono oltre l’Italia e perché

Chiara Esposito

07/03/2022

Putin risponde alle sanzioni. Cosa significa e che conseguenze ha per l’Italia essere considerata dal Cremlino uno degli «Stati ostili» della sua lista nera.

Black list Russia: cos’è, quali Paesi ci sono oltre l’Italia e perché

Mosca fomenta la tensione e anzi, davanti alle ingenti sanzioni che l’Occidente ha disposto nei suoi confronti, Putin sceglie di non restare a guardare bensì rispondere con una sorta di black list dei propri nemici.

Il Governo russo ha infatti approvato e diffuso un elenco di Paesi e di territori stranieri che, a suo giudizio, commettono azioni ostili contro la Russia e che per tale motivo vanno considerati una sorta di «pericolo» per le sue società e i suoi cittadini. La totale corrispondenza tra i nomi delle Nazioni citate e quelle che hanno imposto o hanno aderito alle sanzioni attivate a seguito dell’invasione è la riprova che l’unica arma non bellica che il Cremlino riesce a impugnare oggi sono le intimidazioni indirette.

Nell’elenco dei Paesi ostili però figura anche l’Italia e oggi ci si chiede cosa questo possa comportare sul piano concreto sul medio-lungo termine.

Quali sono i Paesi ostili? La lista completa

La lista redatta dal consiglio dei ministri include tutti i 27 Paesi dell’Unione Europea ma anche altri 21 Stati, parte dei quali apparentemente estranei alle dinamiche del conflitto. L’estensione delle sanzioni ai danni della Russia è infatti ben più estesa di quel che fino a ora hanno avuto modo di raccontare i media occidentali.

Divisi a livello continentale troviamo quindi:

Europa

  • Unione Europea
  • Regno Unito
  • Ucraina
  • Montenegro
  • Svizzera
  • Albania
  • Andorra
  • Islanda
  • Liechtenstein
  • Monaco
  • Norvegia
  • San Marino
  • Macedonia del Nord

Oceania

  • Australia
  • Micronesia
  • Nuova Zelanda

Asia

  • Singapore
  • Taiwan
  • Giappone
  • Corea del Sud

America

  • Stati Uniti
  • Canada

La “mappa” così tracciata rispecchia tra l’altro la votazione delle Nazioni Unite. Il 5 marzo l’Assemblea dell’Onu aveva infatti approvato la risoluzione di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina con 141 voti a favore su 193 paesi membri, cinque contrari (Russia, Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord, Siria) e 35 astenuti. In quest’ultimo gruppo ricadono anche India e Cina.

Cosa significa «paese ostile»?

La decisione era già stata ventilata nei giorni scorsi dalle parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov:

«A giudicare dalle misure che molti paesi stanno adottando contro di noi, ora sono tutti, de facto, ostili».

Ma che valore ha questa presa di posizione? Far parte della lista dei paesi ostili ha principalmente conseguenze di tipo economico.

In linea con questa mossa infatti giunge un provvedimento specifico riportato dall’agenzia russa TASS. Si parla di una comunicazione diffusa a tutti i russi che abbiano contratto debiti in valuta estera. Questo varrebbe sia per i singoli per le aziende e le istituzioni nonché per i titoli di Stato. La novità è che ora tali debiti potranno essere saldati in rubli, il cui valore è in piena caduta libera.

Dobbiamo infine sottolineare come per Mosca questa non sia la prima volta. Il governo russo ha già sfruttato lo «strumento» della black list lo scorso anno nei confronti di Stati Uniti e Repubblica Ceca, definiti entrambi «ostili» come segno di rappresaglia a delle sanzioni economiche. All’epoca l’accusa era «interferenza russa nelle elezioni presidenziali del 2020» da un lato e accuse di concorso in colpa nell’esplosione di un deposito di munizioni dall’altro.

La reazione dell’Italia

Alla luce di questi precedenti il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha esordito con un «ce lo aspettavamo» e con la disposizione di alcune misure.

Prima di scendere nel vivo delle questioni operative però Di Maio aggiunge un’ulteriore spiegazione e contestualizzazione della sua risposta perentoria:

«Siamo tra i Paesi che dopo l’invasione russa dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin ha reagito con sanzioni che in questo momento stanno andando a colpire gli oligarchi e i super ricchi russi. La Borsa di Mosca è stata chiusa, il rublo ha perso il 30 per cento del suo valore e 15 mila cittadini russi sono stati imprigionati per aver manifestato per la pace. Questo dà il senso di come Putin stia isolando la Russia dal resto del mondo».

A conti fatti però si deve passare anche all’azione. Le news che destano maggiormente l’attenzione sono due: la richiesta di rimpatrio e il rilascio dei «visti».

Il 6 marzo infatti l’ambasciata italiana a Mosca ha pubblicato sul sito un avviso in cui «si raccomanda fortemente a tutti i connazionali presenti nel Paese, la cui presenza non sia essenziale, di organizzarsi tempestivamente per spostarsi dalla Federazione Russa o rientrare in Italia con i mezzi commerciali ancora disponibili e d’informarsi sui requisiti sanitari per il transito in Paesi esteri». A quest’annuncio corrisponde l’attivazione dell’Unità di crisi della Farnesina per tutti coloro che dichiarino di trovarsi in difficoltà. Il rientro in Italia invece viene fortemente raccomandato visto il rischio imminente di un’improvvisa negazione dei visti agli stranieri.

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