Banche svizzere, no al segreto bancario per le filiali all’estero

Elisabetta Scuncio Carnevale

11/10/2018

11/10/2018 - 16:03

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Le norme sul segreto bancario non si applicano ai dipendenti delle filiali con sede all’estero. Lo ha stabilito la Corte Suprema svizzera

Banche svizzere, no al segreto bancario per le filiali all’estero

La legge svizzera sul segreto bancario obbliga i dipendenti delle Banche svizzere alla riservatezza più totale. Le informazioni che riguardano i clienti non possono in alcun modo essere diffuse. O almeno fino a qualche anno fa era così.

Tuttavia, le norme sul segreto bancario seppur valide per chi lavora in Svizzera, non possono essere applicate ai dipendenti di filiali che operano al di fuori del territorio della Confederazione.

È quanto stabilito dal Tribunale federale di Losanna, chiamato ad esprimersi sul caso Rudolf Elmer, ex reggente di una Filiale estera della Julius Baer.

La sentenza ha un’importanza particolare: potrebbe essere un duro colpo nella lotta contro l’evasione fiscale internazionale che, negli ultimi anni, anche la Svizzera ha avviato, attraverso una serie di accordi con l’Unione europea e altri Paesi esteri.

Il caso Rudolf Elmer

L’ex banchiere, dipendente della Julius Baer presso le Isole Cayman, era stato accusato di violazione del segreto bancario.
L’uomo, qualche anno dopo il licenziamento, aveva consegnato al fondatore di Wikileaks, Julian Assange, una serie di documenti che illustrava come un sistema ben collaudato permettesse ai clienti di evadere le tasse. Il fascicolo conteneva anche nomi e dati.

“Se la fuga di notizie avviene in una giurisdizione estera, le leggi della Confederazione non si possono applicare anche se la Banca è Svizzera”,

ha chiarito la massima autorità giuridica elvetica, confermando così la sentenza del Tribunale cantonale di Zurigo.

Elmar infatti, già nel 2016, era stato condannato a 14 mesi di carcere, pena sospesa con la condizionale, per falsità in documenti e minacce, ma al tempo stesso era stato assolto per violazione della legge sul segreto bancario.

Anche in quell’occasione, i giudici avevano spiegato come il dipendente di una filiale caraibica non sia sottoposto alla stessa normativa dei colleghi delle sedi elvetiche.

La sentenza fu impugnata e i PM si rivolsero alla Suprema Corte affinché interpretasse la legge in modo da ampliare l’obbligo di segretezza anche ai dipendenti all’estero.

Il Tribunale federale, dopo una battaglia legale durata 14 anni, ha respinto con una maggioranza di 3 a 2 il ricorso dei pubblici ministeri zurighesi.

Il segreto bancario oggi

Lo scenario da allora è molto cambiato. La Svizzera ha siglato importanti accordi anche con la UE, che rappresentano la fine del segreto bancario svizzero per i residenti all’estero, e che dovrebbero impedire agli evasori fiscali di nascondere redditi non dichiarati nei conti elvetici.

A confermarlo Herbert Scheidt, presidente dell’Associazione Svizzera dei Banchieri, alla vigilia dell’entrata in vigore dello scambio automatico di informazioni fiscali tra la Confederazione e centinaia di Paesi, tra cui l’Italia:

“Non ci sono più soldi in nero di clienti stranieri, nelle banche elvetiche,”

ha detto.

Le Banche oggi sono molto caute ed evitano qualunque conto non dichiarato al Fisco. Dal 2016, infatti, il Codice Penale svizzero punisce il riciclaggio del provento di reati fiscali aggravati e, in quest’ultimo periodo, cominciano ad arrivare le rogatorie estere. I rischi penali per gli istituti di credito, dunque, sono cresciuti.

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