La banca centrale vuole nuovi e maggiori poteri sulle stanze di compensazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito, per limitare la minaccia in “situazioni eccezionali”; ma gli USA temono un’intromissione.
La Banca Centrale Europea sta spingendo i responsabili politici di Bruxelles per ottenere nuovi e maggiori poteri sulle clearing house negli Stati Uniti e nella Londra del post-Brexit, alzando la posta in gioco tra le autorità mondiali di regolamentazione sulla supervisione del mercato multimiliardario.
Secondo un documento della banca centrale esaminato da Bloomberg News, la BCE vuole la possibilità di chiedere delle variazioni in una camera di compensazione all’estero durante una crisi futura. Per esempio, la BCE potrebbe richiedere ad una grande clearing house negli Stati Uniti o nel Regno Unito dopo la Brexit di raccogliere più garanzie dai clienti e aumentare le sue riserve di liquidità.
Nel documento, datato 11 aprile, la BCE spiega come determinati poteri siano necessari in “situazioni eccezionali”, per garantire che un problema in una stanza di compensazione estera non si ripercuota sui mercati dell’UE e ostacoli così la capacità della banca centrale di guidare la politica monetaria.
Interrogato sulla questione, un portavoce della BCE non ha voluto rilasciare commenti al riguardo.
Gli Stati Uniti hanno manifestato preoccupazione per la supremazia delle istituzioni europee e l’intromissione diretta sulle società di compensazione, una paura che potrebbe essere aggravata proprio da queste ultime pressioni della BCE.
Il documento è stato preparato per essere presentato ad una riunione dei funzionari del governo dell’UE che stanno apportando modifiche alle proposte iniziali. Secondo una persona che ha assistito a quei colloqui, alcuni stati membri si sono mostrati scettici nel concedere alla BCE maggiore potere sulle imprese di compensazione.
Le clearing house si trovano tra i due lati del trading tramite derivati e conservano il collaterale, anche noto come margine, da entrambe le parti nel caso di inadempienza. La maggior parte degli strumenti derivati denominati in euro è attualmente compensata da un’unità della Borsa di Londra, un aspetto che ha trasformato la questione in un tema cruciale dopo il referendum sulla Brexit.
L’UE sta ora lavorando a una legislazione che possa aumentare la supervisione delle stanze di compensazione dei paesi terzi e potrebbe, come ultima risorsa, costringere le imprese a trasferirsi in Europa. I negoziatori stanno ancora elaborando dettagli sul modo in cui i poteri sarebbero suddivisi tra le diverse autorità, come la BCE e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, con sede a Parigi.
I colloqui sono stati seguiti da vicino dalle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti, che hanno avvertito del fatto che i cambiamenti previsti potrebbero ostacolare un accordo con l’UE che consenta l’accesso reciproco al mercato, un accordo che ha richiesto anni per essere trovato.
Attualmente, il più grande mercato di derivati denominati in euro al di fuori dell’UE è l’U.S. Activity, regolamentato principalmente dalla Commodity Futures Trading Commission, i cui standard normativi sono giudicati dall’UE come “equivalenti” ai propri e viceversa. Se gli accordi di equivalenza venissero abbattuti, la liquidità del mercato ne risentirebbe e l’UE probabilmente richiederebbe requisiti patrimoniali molto più elevati per le imprese dell’UE che effettuano scambi commerciali attraverso le stanze di compensazione statunitensi. Una circostanza che renderebbe l’attività molto più costosa.
Londra - che rappresenta un mercato molto più grande per i derivati denominati in euro rispetto agli Stati Uniti - è destinata ad affrontare lo stesso rischio quando il Regno Unito lascerà l’UE e diventerà “un paese terzo” dal punto di vista dell’UE.
Dato che un’ampia quota di scambi effettuati a Londra coinvolge entità residenti in UE, la conseguente perdita di liquidità potrebbe rivelarsi molto dannosa per le controparti centrali che hanno sede lì. Ma anche se a parole la BCE accetta il principio generale di equivalenza, stando ai fatti richiede un grado di controllo maggiore sulle principali controparti di Londra; questo richiederebbe un’altra concessione di sovranità molto delicata dal punto di vista politico nei negoziati sulla Brexit.
Tra i nuovi poteri proposti dalla BCE troviamo:
- la possibilità di aumentare il collaterale di liquidità in una stanza di compensazione;
- la limitazione delle esposizioni in valute diverse;
- la possibilità di richiedere a una società di riscuotere i margini più frequentemente.
La proposta della BCE riconosce che c’è la necessità di trovare un “equilibrio appropriato”, e assicura che qualsiasi misura della BCE e di altre banche centrali dell’UE dovrebbe concentrarsi sul “rischio sistemico di liquidità” per la valuta pertinente, che non equivale a una “microgestione del rischio di liquidità” delle singole imprese.
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