Aumento prezzo sigarette nel 2014, rischio legato all’aggio per i tabaccai

Valentina Brazioli

19 Febbraio 2014 - 18:56

Aumento del prezzo delle sigarette in vista nel 2014? Il rischio non è affatto da sottovalutare, e deriva dalla richiesta dei tabaccai italiani di aumentare l’aggio che spetta loro. Ma che cosa significa, e che cosa succederà? Scopriamolo insieme.

Aumento prezzo sigarette nel 2014, rischio legato all’aggio per i tabaccai

Aumento del prezzo delle sigarette nel 2014? Forse sì: proprio quando ci eravamo quasi dimenticati delle vecchie sigarette “analogiche”, impegnati com’eravamo a raccontarvi cosa succedeva nel mondo delle e-cig, salta fuori una questione che potrebbe rappresentare un’ulteriore batosta a carico dei fumatori.

L’allarme, stavolta, proviene direttamente dal sito della Federazione Italiana Tabaccai, dove il presidente nazionale Giovanni Risso ha fatto pubblicare un’eloquente lettera destinata ai suoi colleghi nella quale chiede con forza l’aumento dell’aggio spettante proprio ai tabaccai. Una richiesta formulata anche di recente durante l’incontro con il Sottosegretario Alberto Giorgetti, e che sembrerebbe non ammettere deroghe di sorta.

Il prezzo delle sigarette in Italia: da che cosa è costituito?

Per capire meglio di che cosa stiamo parlando, è necessario fare qualche precisazione su quali sono gli elementi che concorrono alla formazione del prezzo delle sigarette nel nostro Paese. La parte del leone la giocano, come prevedibile, le accise che incassa lo Stato (il 58,5 per cento del costo finale). A seguire si aggiunge l’Iva, dallo scorso ottobre aumentata fino al 22 per cento attuale. Al terzo posto si piazza proprio l’aggio del tabaccaio, a fermo a quota 10 per cento. Complessivamente, una bella stangata che ammonta addirittura al 76,5 per cento di tasse sulle sigarette. Certo la fetta spettante ai tabaccai non è davvero poca cosa (circa 1.869 miliardi di euro secondo il documento “La filiera del tabacco in Italia” pubblicata da Tab Let, periodico dedicato ai tabaccai italiani) ma la grave crisi economica unita alla spietata concorrenza da parte del mercato delle sigarette elettroniche e di quelle di contrabbando, sembra preoccupare sempre di più gli addetti ai lavori.

La crisi del tabacco in Italia

Proprio sull’aggio, infatti, la Fit chiede allo Stato di intervenire attaverso un aumento, risollevando così le sorti di un settore fiaccato da una congiuntura economica sempre più sfavorevole. Di fatto, i 730 milioni di mancate imposte sulla vendita di tabacco che l’anno scorso non sono arrivati nelle casse dell’Erario italiano, rappresentano un chiaro segnale di crollo delle vendite che non danneggia solo i conti pubblici, ma anche le tabaccherie. Le quali, in fin dei conti, spesso non sono altro che piccole imprese a conduzione familiare.

Certo è, però, che da un eventuale aumento dell’aggio si rischia concretamente un parallelo aumento del prezzo delle sigarette, il tutto, come sempre, a carico dei consumatori incolpevoli. Se c’è chi può trovare comunque positivo il tentativo di disincentivare il fumo attraverso una nuova stangata sui prezzi, dall’altra parte il crollo delle vendite nel settore è un campanello d’allarme da non sottovalutare, soprattutto per tutelare l’equilibrio dei nostri già traballanti conti pubblici.

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