L’aumento dei casi di coronavirus in Italia è colpa dei migranti? Il parere dei medici

Alessandro Cipolla

31/07/2020

07/07/2021 - 17:30

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In Italia sono di nuovo in aumento i casi di positività al coronavirus: in molti puntano il dito contro i migranti dopo l’ondata di sbarchi e il caso dell’ex caserma di Treviso, ma cosa dicono i numeri e i medici a riguardo?

L’aumento dei casi di coronavirus in Italia è colpa dei migranti? Il parere dei medici

Torna pericolosamente a salire in Italia la curva del contagio da coronavirus, anche se al momento la situazione sembrerebbe essere migliore rispetto ad altri Paesi europei come Spagna, Francia e Germania dove in alcune zone è tornato il lockdown.

Nelle ultime 24 ore sono stati 386 i nuovi casi di positività al coronavirus in Italia, un numero in netta crescita rispetto al giorno prima quando invece i contagi accertati sono stati 289. Bisogna comunque ricordare che i 3 morti registrati nella giornata di ieri sono il numero più basso da quando è iniziata l’emergenza nel Bel Paese.

A pesare su questa impennata di nuove positività c’è senza dubbio il caso dell’ex caserma nel trevigiano, visto che a seguito di un controllo a tappeto sono stati 129 i positivi individuati tra i migranti ospiti della struttura.

Una vicenda che arriva mentre non si arrestano gli sbarchi sulle nostre coste, dove non sono mancati nelle ultime settimane casi di migranti trovati positivi al Covid al momento del loro arrivo.

Aumento casi coronavirus in Italia: colpa dei migranti?

Da quando a fine febbraio in Italia è scoppiata l’emergenza coronavirus, si può dire che il virus non abbia mai abbandonato il nostro Paese visto che, anche negli ultimi mesi, si sono sempre registrati nuovi casi e focolai.

Negli ultimi 30 giorni, la situazione del coronavirus Sars-CoV-2 in Italia è stabile - ha spiegato Silvio Brusaferro presidente dell’ISS - ma si rileva a livello geografico un’incidenza a 3 velocità, con focolai un po’ ovunque. La trasmissione continua in tutte le aree del Paese e gli asintomatici sono adesso una categoria prevalente. Dobbiamo anche guardare a cosa succede oltreconfine”.

Ma c’è una correlazione tra gli sbarchi degli ultimi giorni sulle nostre coste e questo aumento di casi di coronavirus in Italia? Per prima cosa dobbiamo specificare che i 129 positivi dell’ex caserma nel trevigiano erano nel nostro Paese da diversi anni.

Molti di loro lavorano e altrettanti studiano, con questo focolaio così importante che non è tanto colpa degli sbarchi ma delle condizioni precarie in cui queste persone sono costrette a vivere.

Il presidente di Amsi Foad Aodi ha illustrato come i casi totali in Italia di coronavirus hanno riguardato per il 6% stranieri, sia regolari che irregolari, contro una media europea dell’8%. In tutta Europa, da giugno il 2% dei nuovi casi di positività hanno riguardato stranieri irregolari.

Il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto nelle ultime ore ha specificato come il tasso di positività al Covid tra i migranti è intorno all’1,5%, con “ogni migrante che giunge in Italia è sottoposto a tampone e posto in isolamento se positivo e in quarantena se negativo”.

I contagi da importazione

A destare preoccupazione però sono i contagi da importazione, che rappresentano il 40% dei nuovi positivi in tutto il mondo, ovvero quelle persone straniere ma regolari che nelle ultime settimane sono tornate o arrivate in Italia per i più svariati motivi.

La situazione di emergenza che si sta registrando nei Balcani ha spinto il governo a bloccare i voli provenienti da diversi Paesi dell’Est, con controlli istituiti anche per chi arriva a bordo degli autobus.

Nel nostro Paese gli esperti sono preoccupati anche per la diminuzione dell’uso della mascherina tra gli italiani e del sempre più difficile mantenimento della distanza di sicurezza, complice pure l’arrivo della bella stagione.

In sostanza l’aumento dei casi è dovuto al fatto che in Italia il virus non ha mai smesso di circolare, c’è meno scrupolosità nell’attenersi alle regole e ci sono molti casi di importazione, dovuti però a stranieri regolari e soltanto in una parte di poco superiore all’1% a quelli irregolari.

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