C’è l’Arabia Saudita dietro il ricatto a Bezos? Le foto in cambio del silenzio sul caso Khashoggi

Alessandro Cipolla

1 Aprile 2019 - 17:01

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Ci sarebbe l’Arabia Saudita dietro il ricatto a Jeff Bezos per delle sue foto intime: per l’ivestigatore ingaggiato dal boss di Amazon, l’obiettivo era far tacere il Washington Post per la vicenda dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.

C’è l’Arabia Saudita dietro il ricatto a Bezos? Le foto in cambio del silenzio sul caso Khashoggi

Si fa sempre più intricato il caso del ricatto ai danni di Jeff Bezos, denunciato dallo stesso numero uno di Amazon lo scorso febbraio e che al centro vedrebbe dieci foto intime dell’imprenditore e della sua nuova fidanzata Lauren Sanchez.

Secondo l’investigatore Gavin De Becker, che lavora da anni per Bezos e a cui è stato dato l’incarico dall’uomo più ricco del pianeta di fare piena luce sulla vicenda, dietro il ricatto fatto dal tabloid National Enquirer ci sarebbe l’Arabia Saudita.

Il fine quindi non sarebbe stato quello di avere una linea più morbida da parte del Washington Post, di cui Bezos è l’editore, sull’amministrazione Trump, ma il cercare di silenziare la vicenda del brutale assassinio di Jamal Khashoggi, il giornalista dissidente saudita che era collaboratore proprio del WP.

Le foto di Bezos e la storia del ricatto

Da vicenda piccante il ricatto ordito dal tabloid americano National Enquirer, edito dall’ American Media Inc. di proprietà di David Packer uomo da sempre ritenuto vicino a Donald Trump, starebbe diventando ora una delicata questione internazionale.

Il tutto nascerebbe con il brutale assassinio del giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi, che lo scorso 2 ottobre è stato fatto a pezzi per un “diverbio” stando alla versione ufficiale all’interno del Consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul.

Khashoggi che era un collaboratore del Washington Post sarebbe stato ucciso, secondo la CIA, per volontà del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. A contestare questa ipotesi fu proprio il National Enquirer, tanto che fra i due giornali nacque una sorta di scontro.

A inizio anno Jeff Bezos, boss di Amazon e proprietario del Washington Post, annuncia il suo imminente divorzio con la moglie Mackenzie Tuttle dopo 25 anni di matrimonio e quattro figli. Oltre al lato sentimentale, l’addio ha suscitato molto clamore per le cifre record che l’imprenditore potrebbe dover dare alla donna: si parla di metà del suo patrimonio, che consiste soprattutto nel pacchetto di maggioranza azionario di Amazon.

Il 5 febbraio a Bezos arrivano quindi delle mail dall’American Media Inc., che si dice in possesso di dieci foto intime dell’uomo e della sua nuova fidanzata Lauren Sanchez. Vista la delicatezza del momento con il milionario divorzio da affrontare, viene proposta la cancellazione delle immagini imbarazzanti in cambio di un ammorbidimento di linea del Washington Post.

Jeff Bezos però non cede al ricatto è rende nota la vicenda, con tanto di pubblicazione delle mail inviate, incaricando l’investigatore Gavin De Becker, suo storico collaboratore, di fare piena luce sulla vicenda.

Inizialmente lo stesso Bezos nella sua denuncia ha fatto intendere che dietro questo ricatto ci potesse essere Donald Trump, considerato che il Washington Post non è stato mai particolarmente tenero con il tycoon e visti i rapporti molto stretti tra il Presidente e David Packer.

Il ruolo dell’Arabia Saudita

Per prima cosa le indagini condotte da Gavin De Becker si sono rivolte soprattutto a capire chi avesse dato le foto all’American Media Inc.. A marzo quindi David Packer ha fatto sapere che le immagini le aveva avute da Michael Sanchez, fratello di Lauren la nuova fidanzata di Bezos.

Adesso però l’investigatore, in un articolo pubblicato sul Daily Beast, ha raccontato quella che sarebbe una verità ben diversa da quella che era stata prefigurata inizialmente, con Donald Trump nelle vesti di mandante del ricatto.

Le foto private del numero uno di Amazon sarebbero state rubate da degli hacker sauditi direttamente dal cellulare di Bezos, con i pirati informatici che secondo De Becker avevano nel mirino l’uomo dallo scorso ottobre ovvero da quando è stato ucciso il giornalista saudita.

David Parker sarebbe stato utilizzato in quanto conoscente di Mohammed bin Salman, avrebbe organizzato lui l’incontro tra il principe ereditario e Donald Trump alla Casa Bianca, con l’American Media Inc. che sarebbe stata quindi perfettamente a conoscenza di tutto il piano saudita.

Il tutto è stato messo nero su bianco in un dossier consegnato poi al FBI, con l’investigatore che è convinto è che tutto ruoti intorno a una campagna ordita dall’Arabia Saudita per screditare Jeff Bezos e il Washington Post, il tutto teso a silenziare il caso dell’omicidio di Jamal Khashoggi.

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