CNBC pubblica un articolo che racconta del super-gruppo di scienziati che lavora sulla questione. Ma che il progetto fosse allo studio era noto da tempo
I giornali raccontano (e titolano) che Apple stia studiando una maniera per prevenire in maniera il diabete. Ma ciò non rappresenta una novità. La novità è che ora si sa con maggiore dettaglio con quali mezzi lo stia facendo.
La società fondata da Steve Jobs ha messo in piedi già da alcuni anni un gruppo super segreto di ingegneri biomedici in un ufficio di Palo Alto, distante alcuni km dal suo quartier generale. L’obiettivo principale di questa squadra è riuscire a misurare il glucosio nel sangue in maniera non invasiva. Ovvero, senza intermediazioni di ulteriori apparecchiature, attraverso il solo contatto dell’Apple Watch con la pelle. Lo rivela un articolo della CNBC, e l’esistenza di questo gruppo di lavoro era in effetti sconosciuta al grande pubblico. Ma non che l’azienda avesse questi obiettivi, che sono sicuramente ambiziosi. CNBC arriva a scrivere che una tale scoperta diventerebbe un "Santo Graal" per la scienza. Un esperto del settore ha anche detto che si tratta della "sfida tecnica più difficile" mai incontrata nella sua vita.
Il progetto
Il team dovrebbe essere composto circa una quarantina di scienziati, alcuni dei quali strappati da Apple a importanti compagnie del settore biomedico. L’iniziativa era cominciata 7 anni fa con l’acquisizione, supervisionata dallo stesso Jobs, di una compagnia chiamata Cor, che stava lavorando su simili progetti. L’ex Ad di Cor, Bob Messerschmidt, lavora ora per l’azienda di Cupertino. E da almeno 5 anni esisterebbe il gruppo di lavoro all’interno di Apple.
La riuscita del progetto pare possa comportare una spesa di centinaia di milioni di dollari, se non addirittura un miliardo.
L’idea non è nuova
Non è una novità assoluta che Apple Watch possa misurare il glucosio nel sangue. Infatti, 2 anni fa era stata messa in commercio una app che fa questo lavoro, ma con sensori esterni. Funziona inserendo un piccolo rilevatore sotto la pelle, che invia poi le informazioni ad un ricevitore il quale le rimanda poi ad un Ipad o ad un Watch.
Inoltre, era noto già da un paio di anni che Apple stava lavorando su un sensore più delicato. In altre parole, come già ricordato, che non avesse perciò bisogno di altro se non il contatto diretto tra il Watch e la pelle. Lo spiegava Panorama a febbraio 2015. Non era però noto in che modo la compagnia ci stesse lavorando.
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