Allarme aviaria in Europa: non colpisce più solo gli uccelli

Antonio Cosenza

30/12/2021

30/03/2022 - 19:57

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Influenza aviaria, l’allarme si estende in tutta Europa: prime segnalazione su contagi in specie diverse dagli uccelli.

Allarme aviaria in Europa: non colpisce più solo gli uccelli

Mentre la variante Omicron del Covid continua a diffondersi in tutto il mondo, in Europa è allarme per l’influenza aviaria. Non un problema per l’uomo, visto che al momento i casi registrati sulle persone sono limitati, ma per gli allevamenti sì.

Basti pensare che solo in Italia sono 260 i focolai d’influenza aviaria che riguardano gli allevamenti industriali, mentre sono 13 quelli che hanno colpito la fauna selvatica. Ingenti i danni economici per quelle aziende colpite dall’influenza aviaria, tant’è che nella Legge di Bilancio 2022 arriva un Fondo che le andrà a risarcire per i danni diretti e indiretti provocati dalla malattia.

Un allarme che tuttavia non accenna a placarsi, con l’influenza aviaria ormai dilagante in Europa. Tant’è che l’istituto di ricerca tedesco Friedrich Loeffler (FLI), che fa capo al Governo, ha parlato di una delle “epidemie di aviaria più violenti i sempre”, che presto potrebbe estendersi anche ad altri settori: come confermano gli ultimi dati registrati, infatti, sembra che l’influenza aviaria non colpisca più solamente gli uccelli.

Influenza aviaria, in Europa (e non solo) è allarme

Secondo il FLI, quella a cui stiamo assistendo è la peggiore epidemia d’influenza aviaria di sempre. Diversi i Paesi che in Europa stanno pagando i danni: dal Portogallo alla Finlandia, dalle Isole Faroe all’Irlanda. E in Germania, dall’inizio di ottobre al 29 dicembre scorso, sono stati accertati 394 contagi tra gli uccelli selvatici, dimostrazione che l’influenza aviaria non di diffonde solamente negli allevamenti di pollame (49 quelli colpiti in Germania)

Nel complesso, in Europa si contano 675 contagi in uccelli selvatici e 534 in animali di allevamento. E ancora, casi d’influenza aviaria sono stati registrati fuori dall’Europa: Canada, India e Asia Orientale.

Ma c’è una tendenza che sembra ancor più preoccupare gli esperti: sembra che l’influenza aviaria abbia fatto un salto di classe, non colpendo più solamente gli uccelli. Casi d’influenza aviaria, infatti, sono stati registrati anche nei mammiferi, come le volpi comuni (Olanda e Finlandia), le foche (Svezia e Germania) e le lontre (Finlandia).

Influenza aviaria: il punto della situazione in Italia

L’influenza aviaria, se non tenuta sotto controllo, rischia di mettere al tappeto uno dei settori produttivi più importanti in Italia. Come spiegato da Confagricoltura, il settore acicunicolo nel nostro Paese conta di 18 mila allevamenti, di cui 6 mila professionali. Sono impiegati qui 38 mila addetti, con una produzione di carni bianche pari a 1,3 tonnellate annue.

La prima regione è il Veneto che da sola produce il 41% della produzione nazionale di carni bianche, seguita da Lombardia ed Emilia Romagna. E non è un caso se proprio Veneto e Lombardia sono tra le regioni più colpite dall’influenza aviaria, dove in Italia i casi registrati sono 260 per quanto riguarda i focolai negli allevamenti, e 13 nella fauna selvatica.

Per il momento la situazione sembra essere ancora sotto controllo ma gli addetti al settore chiedono al Governo italiano di non abbassare la guardia. L’ultima volta che l’Unità di crisi centrale si è riunita è stata il 14 dicembre scorso, quando all’incontro presero parte i rappresentanti dei ministeri delle Politiche agricole e della Salute, nonché delle regioni dove sono stati registrati dei casi d’influenza aviaria (Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio).

Si è discusso di nuove strategie d’intervento negli allevamenti avicoli così da contenere la diffusione dell’epidemia, ma anche della possibilità di riconoscere delle forme di ristoro per gli allevamenti colpiti dai focolai.

Influenza aviaria: lo Stato paga i danni per gli allevamenti colpiti

Come richiesto da Confagricoltura, nel testo della Legge di Bilancio 2022 è stato aggiunto un emendamento che istituisce un Fondo per l’emergenza avicola per adesso finanziato con 30 milioni di euro. Un primo risultato, quindi, è stato raggiunto, quello che Simone Menesello - presidente della Federazione nazionale avicoltura di Confagricoltur - descrive come un “primo significativo segnale nei confronti di un comparto in sofferenza acuta per il diffondersi della malattia”.

Un fondo che servirà per riconoscere indennizzi sia per i danni diretti che indiretti provocati dal diffondersi dell’influenza aviaria sul nostro territorio, con la speranza che questi restino contenuti.

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