Montezemolo è pronto a lasciare la presidenza di Alitalia: mentre si attende l’ufficializzazione della notizia, circolano le prime voci sul suo successore.
Luca Cordero di Montezemolo è pronto a lasciare la presidenza di Alitalia, secondo le ultime indiscrezioni diffuse dalle agenzie di stampa. La notizia non è ancora stata ufficializzata, probabilmente sarà resa nota dopo l’approvazione del nuovo piano industriale di cui si discute proprio oggi a Fiumicino.
La scelta da parte di Montezemolo di lasciare non è di certo una sorpresa: già da tempo l’ex numero uno di Ferrari aveva chiaramente espresso la sua volontà di abbandonare la presidenza, l’ultima dichiarazione risale a novembre 2016.
I soci del consiglio di amministrazione Alitalia però avrebbero insistito affinché restasse fino all’approvazione del piano. Probabilmente le sue dimissioni non verranno discusse nel cda di oggi, ma si dovrà attendere un’ulteriore riunione, necessaria insieme ad una serie di formalità e passaggi tecnici.
Le voci sulle sue dimissioni vanno di pari passo con quelle relative al suo successore: si parla infatti di Luigi Gubitosi, ex direttore generale della Rai ed ex amministratore delegato di Wind. Lo stesso Luigi Gubitosi che le due banche detentrici del 51% delle azioni Alitalia, Intesa Sanpaolo e Unicredit, auspicavano prendesse il posto dell’ad Cameron Ball.
Sulla nomina di Gubitosi in ogni caso dovrebbero prima esprimersi gli azionisti riunendosi in assemblea, dopo le dimissioni ufficiali di Montezemolo, per conferire le deleghe.
Alitalia, Montezemolo lascia la presidenza: cosa succederà fra Etihad e le banche?
I rapporti tra Etihad, che possiede il 49% delle azioni Alitalia, e le due banche erano già da tempo incerti, facendosi sempre più tesi in occasione della messa a punto del piano industriale che non incontrava il favore di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Questo perché il piano presentato dall’amministratore delegato Ball richiedeva un investimento di 300 milioni in più del previsto, da sommare ai 600 milioni già in conto.
Le banche poi avrebbero messo in dubbio la capacità di valutazione Etihad, fortemente criticata per scelte che hanno influito sul bilancio Alitalia e che di fatto ad oggi appaiono superflue, come ad esempio gli investimenti fatti per migliorare l’immagine della compagnia da un punto di vista puramente estetico, per rispolverare l’allure di una dolce vita che stride non solo con il contesto economico odierno ma anche con la storia che la compagnia aveva alle spalle.
Dopo l’approvazione del piano da parte del cda, si aprirà un difficile confronto con i sindacati, ostili soprattutto a causa degli esuberi previsti dal piano stesso.
Un ruolo importante sarà giocato dal governo che dovrà adoperarsi come mediatore, pur non avendo nascosto nei mesi scorsi una certa disapprovazione nei confronti dei vertici manageriali di Alitalia. Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo, a gennaio aveva detto che se Alitalia si trova ciclicamente ad affrontare crisi simili è perché
“è gestita male. Le colpe dei manager non possono ricadere sui lavoratori”.
Dunque al momento si aspetta che il cds si pronunci finalmente sul piano: l’esito aprirà un altro difficile triangolo tra Alitalia, sindacati e governo.
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