Alitalia-Air France, aeroporti italiani a rischio

Valentina Brazioli

26/09/2013

Alitalia-Air France, aeroporti italiani a rischio

La crisi dell’Alitalia ha acceso i riflettori sul futuro della compagnia e la mancanza di liquidità rende indispensabili interventi d’emergenza. Air France è pronta ad aumentare la propria partecipazione, i soci italiani devono decidere se prendere o lasciare, le banche sono chiamate a fare la loro parte. Ecco il quadro che descrive l’Ansa.

Il nodo degli aeroporti italiani

Servono 350 milioni entro fine anno, meglio se entro l’autunno. Ma non è ancora chiaro quali saranno le condizioni e, soprattutto, quali saranno le conseguenze sull’intero assetto del settore. In particolare c’è stata poca attenzione, praticamente nulla, verso un aspetto strategico per il Paese: il nodo degli aeroporti, infrastrutture decisive per interi comparti come, per esempio, il turismo.

Due problemi

L’errore è grave perché il mondo aeroportuale deve affrontare due problemi di fondo: la tipologia del traffico aereo servito e il ruolo degli aeroporti minori

Il primo è strettamente legato alla soluzione del caso Alitalia. Quale sarà il prezzo da pagare all’impegno maggiore di Air France nell’azionariato? Detto in termini più crudi: i francesi mettono parte importante dei capitali necessari per evitare il crollo della compagnia, ma cosa otterranno in cambio?

Del Torchio (AD Alitalia): Più voli internazionali e meno voli interni

Il piano presentato dal nuovo amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, prevede una svolta: più voli internazionali e meno voli interni oppure su rotte brevi. Il motivo è facile da comprendere: soltanto quelle di lungo raggio garantiscono margini interessanti, indispensabili per porre rimedio ad un handicap grave di Alitalia: la bassa redditività per passeggero, che rende insostenibile la struttura dei costi elevati di funzionamento. Tanto più che, a causa della concorrenza vincente dell’alta velocità ferroviaria, è crollato il traffico di collegamento tra Roma e Milano, in passato garanzia di ricchi e facili profitti. Questo significa una Alitalia che torna a puntare sulle rotte intercontinentali, in concorrenza con le compagnie di maggior peso.

Rischio effetti negativi su scalo Fiumicino

Air France, ovviamente, ha interessi esattamente opposti: convogliare il traffico dall’Italia (in partenza e in arrivo) su Parigi. Le conseguenze per Fiumicino, a Roma, il principale aeroporto italiano, rischiano di essere pesanti. Anche negli aeroporti i margini più remunerativi si fanno con l’assistenza ai grandi aerei, non certo sulle rotte interne. E meno traffico internazionale significa il ridimensionamento drastico dei profitti, proprio quando Fiumicino è finalmente riuscito a mettere in cantiere progetti di sviluppo ambiziosi, superando ostacoli di carattere straordinario e di ogni tipo.

Il paradosso italiano degli scali minori

In più sul settore aeroportuale pesa la seconda incognita: il continuo proliferare degli scali minori che hanno superato il centinaio. La crisi è pesante e la torta da spartire diminuisce, ma il loro numero aumenta invece di calare. Tanti aeroporti, tante perdite a spese dei contribuenti, in quanto le risorse necessarie arrivano in buona parte da finanziamenti pubblici. Senza che nessuno se ne preoccupi troppo. Non solo. La situazione sembra sfuggita di mano, come confermano i numerosi progetti di apertura dei nuovi scali, che in molti casi non hanno alcuna possibilità di evitare la chiusura dei bilanci in profondo rosso, e che hanno un solo effetto sicuro: indebolire quelli in attività con risultati buoni oppure accettabili.

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