Aiuti di Stato: le vere “cicale” sono le banche tedesche

Valentina Brazioli

5 Ottobre 2013 - 00:44

Aiuti di Stato: le vere “cicale” sono le banche tedesche

Una volta tanto non è l’Italia a fare la figura della “cicala” in Europa, almeno per quanto riguarda gli aiuti stanziati alle banche. Ad affermarlo è il 18esimo rapporto della Fondazione Rosselli sul sistema finanziario italiano, dal quale emerge un quadro forse sorprendente: aiuti di Stato (quasi) zero, anche considerando il caso Monte dei Paschi di Siena, mentre Paesi sulla carta molto più liberali battono ampiamente l’Italia. La Germania infatti ne stanzia sei volte di più, per non parlare del resto dell’Ue, a iniziare dalla Spagna.

Il rapporto, presentato ieri nella sede milanese di Intesa Sanpaolo da Giampio Bracchi, presidente Fondazione Politecnico di Milano, e da Donato Masciandaro, professore all’Università Luigi Bocconi di Milano, pur confermando una sostanziale robustezza delle banche italiane, evidenzia una serie di criticità evidenti:

  • Redditività ai minimi;
  • costi tagliati solo in parte;
  • crediti alle imprese in calo del 5% annuo.

Sostegno statale a confronto

Il sostegno statale al sistema del credito “made in Italy” è pari allo 0,3% del PIL, mentre in Germania è l’1,8%, in Belgio il 4,3%, in Olanda il 5,1% e in Spagna il 5,5%, fino a 40% dell’Irlanda. Secondo lo studio, alla fine del 2010 gli istituti italiani complessivamente necessitavano di circa 30 miliardi di maggiore patrimonializzazione mentre oggi, con le molte operazioni di consolidamento eseguite, il bisogno sarebbe attorno ai 9 miliardi.

’’Ma alcune banche - spiega Bracchi - faranno fatica: in questa fase di crisi chi gli dà i soldi? Visto quello che hanno fatto altri, un intervento pubblico va considerato molto seriamente’’.

La caduta della redditività

Intanto le banche italiane stanno accusando "una caduta strutturale della redditività": il margine di interesse e’ il 30% rispetto al livello massimo del 1990, mentre il margine di intermediazione si trova al 39% rispetto al massimo conseguito nel 1986, con le altre voci di ricavo (commissioni, finanza, dividendi) in continua discesa tendenziale. Un quadro che si traduce in:

Una riduzione del credito alle imprese del 5% su base annua: bisogna ormai prendere atto dell’inefficacia che le abbondanti iniezioni di moneta a tassi di interesse minimi attuati dalla Bce stanno avendo in termini di credito per le Pmi. Il meccanismo di trasmissione si è bloccato.

Si prevede inoltre che la caduta della redditività continuerà nel medio periodo e non si stima un’inversione di tendenza né sui volumi del credito né sui margini di interesse. Il rapporto segnala che ricavi aggiuntivi potrebbero quindi derivare solo da servizi non legati al margine di interesse (gestione del risparmio, prodotti assicurativi e previdenziali, private banking, mercati dei capitali).

Recupero produttività tramite innovazione e internazionalizzazione

Centrale quindi il recupero della produttività, realizzata tramite un incisivo taglio dei costi operativi. Due sono i sentieri virtuosi da intraprendere: l’innovazione tecnologica e l’internazionalizzazione. Negli ultimi cinque anni, infatti, il tasso di incremento degli utenti online che usano l’internet banking è stato del 18% all’anno, e ormai il 40% dei clienti si connette alla banca via internet, senza più recarsi allo sportello fisico. Con questi numeri, l’attuale rete di 32 mila sportelli fisici andrà sicuramente ridimensionata.

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