3,85% di cedola per 15 anni sul BTP ancora sotto cento dopo il minimo annuo a 93,90

Stefano Vozza

13 Agosto 2025 - 09:52

Investire su titoli sovrani lunghi a tassi fissi e costanti da una certezza da un lato ma espone a un inevitabile rischio: vediamo quale

3,85% di cedola per 15 anni sul BTP ancora sotto cento dopo il minimo annuo a 93,90

Mettere le mani su un titolo di Stato lungo e dalla discreta cedola annua non sarebbe male in linea di principio. A maggior ragione, poi, se l’effettivo a scadenza è più ricco del nominale per via delle quotazioni. Tuttavia, anche in questi casi le valutazioni da fare non mancano, come vedremo meglio in questa sede.
Soffermiamoci sull’obbligazione con ISIN IT0005635583 lanciata a mercato dal MEF ai primi dell’anno. Bene, il BTP paga il 3,85% di cedola per 15 anni ed è ancora sotto cento dopo il minimo annuo a 93,90.

L’obbligazione a 15 anni con tassi fissi e costanti

Il Tesoro ha emesso questo quindicinale il 18/02/’25 e ne ha previsto rimborso e scadenza per il 1° ottobre 2040, tra ulteriori 15,14 anni. Al momento il flottante è sui 15 mld di €, mentre il lotto minimo di acquisto e di vendita è sempre di 1.000 € nominali.
Non trattandosi di un’emissione “speciale” come i recenti BTP Valore c’è che la cedola è staccata ogni 6 mesi, al 1° ottobre e 1° aprile di ogni anno fino al termine. Il payout nominale è del 3,85%, il 3,36875% al netto del 12,50% di ritenuta fiscale. Sempre allo Stato va anche l’imposta di bollo del 2x1.000 su base annua sul valore di mercato del BTP al tempo della rendicontazione del dossier titoli. Alla banca, invece, vanno le commissioni di compravendita e il costo annuo (se oneroso, in genere sì) del conto titoli (pro quota nel caso di più prodotti nel dossier).
Al tempo dell’emissione il tasso BCE era al 2,9%, ormai in discesa da mesi dopo il picco del 4,5% dal 20/09/’23 al 12/06/’24, quando scese al 4,25%. A partire dall’11/06/’25 è al 2,15%, dopo i tagli dei tassi al 2,65% del 12/03/’25 e al 2,40% del 23 aprile scorso.

Rendimento lordo, netto e reale (atteso)

Il nominale annuo in linea di massima non è male ma neanche tanto generoso e/o a premio se si pensa che ad oggi il mercato ne ha “frenato” le quotazioni. Da qui a scadenza l’emittente pagherà cedole lorde per complessivi 57,75% (3,85% X 15 anni), un 52% netto scarso, più il residuo del rateo che va da qui a tutto settembre. Ovviamente questo “monte interessi” sarà spalmato e pagato ogni 182/183 giorni circa, il cui flusso potrebbe essere speso e/o reinvestito.
A migliorare il quadro e la valutazione complessiva del titolo, c’è che l’effettivo netto a scadenza è più generoso del nominale date le attuali quotazioni sul MOT. Martedì 12 ha chiuso a 98,83 per un effettivo a scadenza del 3,99% (dati: Borsa Italiana).
Per spuntare rendimenti più ricchi su simili durate, sempre tra i prodotti a garanzia sovrana, bisogna scegliere altri emittenti.
Il T-Bond con ISIN US912810QE10 in scadenza il 15/02/’40 rende a scadenza il 4,66% a fronte di un nominale del 4,625% (prezza quasi alla pari). Di contro espone all’insidiosissimo rischio cambio, peraltro aggravato dalla scadenza quindicinale.
Invece il Romania Tf 2,625% Dc40 (matricola: XS2258400162) rende il 6,29% senza rischi valutari, ma l’emittente non ha un rating da primo della classe.
L’eterno dilemma, quindi, tra minore rischio e massimo rendimento: optare per l’uno o l’altro? L’ideale sarebbe quello di non cedere a nessuno dei due estremi, ma comporli al meglio in base alle esigenze. Tipo partendo in primis dal contenimento dei pericoli e poi provando a puntellare il portafoglio di piccole tranche di titoli dal ritorno potenzialmente più alto. Ma tutto dipende da caso a caso.

3,85% di cedola per 15 anni sul BTP ancora sotto cento dopo il minimo annuo a 93,90

Torniamo al BTP Fx 3.85% Oct40, il titolo sovrano targato MEF e quindi con la certezza del capitale a scadenza. Già, e prima del termine? Qui il discorso cambia e il prezzo lo fa il mercato, cioè la sintesi tra chi acquista e chi vende. I secondi, per esempio, oggi lo vorrebbero liquidare a 120, 150 o 180, mentre i primi, se potessero, lo acquisterebbero a 70 o 50 o 30 per trasformarlo tutto o quasi in guadagno puro. Ma questi sono scenari irrealistici e fantasiosi.
La realtà dice invece che ad oggi il prezzo lo ha fatto soprattutto la domanda e non l’offerta. Dal giorno dell’emissione il mercato ha tenuto le quotazioni quasi sempre sotto cento, con il minimo a 93,90 il 14 marzo e il massimo a 100,39 il 12 giugno. Se fosse stato un titolo in scadenza nel 2035, o meglio ancora nel 2030, ma sempre alla stessa cedola, i corsi sarebbero stati sopra cento. Su tali durate lo yield è minore e i corsi, quindi, maggiori.
Tradotto, per il decollo dei corsi deve tornare la fiducia del mercato sulle lunghe distanze e/o accorciarsi la duration e/o ridursi ancora lo spread e/o i tassi. Il bond avrebbe quindi le potenzialità per vedersi i prezzi salire, ma ci vorrà tempo, che non vuol dire poche settimane o mesi.
Di contro, potrebbero scendere e/o correggere di nuovo? La duration modificata è dell’11,01 e la data di rimborso è così distante per cui le probabilità non sarebbero remote, specie nei primissimi anni di vita del titolo. Certo, vederlo sprofondare per esempio a 64,67, attuale quotazione del Romania Tf 2,625%, oggi è semplicemente irrealistico dato il contesto di mercato. L’emittente dovrebbe minacciare default e/o sul comparto obbligazionario dovrebbero abbattersi cigni così neri per veder sprofondare di brutto le quotazioni. Insomma, scenari che nessuno si augura, anche perché poi comprare in quei contesti sarebbe più un atto d’azzardo che non da investitori prudenti.

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