Vertenza sindacale contro l’azienda, la guida. Come, quando presentarla e conseguenze

Simone Micocci

3 Novembre 2022 - 13:44

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Con la vertenza sindacale si possono far valere i propri diritti come dipendente qualora siano stati lesi dal datore di lavoro. Ecco qual è la procedura corretta e le conseguenze per l’azienda.

Vertenza sindacale contro l’azienda, la guida. Come, quando presentarla e conseguenze

La vertenza sindacale è uno degli strumenti a disposizione del lavoratore subordinato che intende far valere i propri diritti qualora questi siano stati lesi dal datore di lavoro. Con la vertenza, quindi, si segnala un inadempimento contrattuale da parte del datore di lavoro, e viene avviato un percorso che può portare o a un accordo tra le parti oppure all’intervento del giudice del Lavoro.

Sono diversi i casi in cui il lavoratore può ricorrere alla vertenza sindacale: ad esempio per mancato rispetto delle norme sull’orario di lavoro, come pure per il mancato godimento delle ferie. E ancora, se ci sono emolumenti stipendiali, come il lavoro straordinario, non pagati, oppure se il datore di lavoro ha cambiato le mansioni del dipendente senza rispettare il divieto di demansionamento. La vertenza sindacale può essere anche utile per segnalare un lavoro in nero, denunciando così il datore di lavoro che ha deciso di assumervi senza regolare contratto.

Insomma, la vertenza sindacale è uno strumento da prendere in considerazione qualora venga leso un proprio diritto, fermo restando che prima di ricorrervi sarebbe opportuno parlarne con il datore di lavoro così da provare a giungere a un accordo.

Cos’è

In Italia tra lavoro precario (particolarmente diffuso) e datori di lavoro che si approfittano dei propri dipendenti, è molto frequente il ricorso alla vertenza sindacale. La stessa etimologia della parola “vertenza” si basa sulla radice “verte” o “vertere”, dal latino vertens, che con il suo primo significato - lite - ben riflette lo spirito del contenzioso che sovente nasce tra le parti coinvolte.

Si utilizza il termine vertenza sindacale perché il lavoratore, dopo aver tentato di far valere i propri diritti lesi con il datore di lavoro, si rivolge al sindacato a cui è iscritto nel tentativo di autotutelarsi. Verrà quindi esposta una formale denuncia e istituita una commissione con il compito di trovare un punto di accordo tra le parti.

Qualora si trovi un punto in comune si procede a stilare un documento che attesti tutte le specifiche economiche, amministrative e temporali dell’accordo. Il sindacato tutela la legalità e la correttezza delle operazioni concordate. Qualora però il tentativo di conciliazione non vada a buon fine si dovrà procedere con un procedimento legale posto in essere dal dipendente.

Le cause più comuni

Come anticipato, ci sono diversi casi in cui il dipendente può tutelare i propri diritti presentando una vertenza sindacale contro il datore di lavoro. Nel dettaglio, le cause più frequenti oggi sono:

Le cause più frequenti delle vertenze sindacali per lavoro in nero sono:

  • licenziamento, quando un lavoratore viene licenziato senza ricevere i giorni di preavviso stabiliti per legge e senza ricevere l’indennità corrispondente (vale anche per il licenziamento durante i giorni di prova);
  • retribuzioni non versate, quando non sono state pagate una o più mensilità;
  • retribuzioni di importo minore, quando il salario versato è di un ammontare inferiore rispetto a quello stabilito per contratto;
  • ferie mancate, quando il datore di lavoro non concede le ferie dovute o non le sostituisce con l’indennità corrispondente stabilita per legge;
  • permessi mancati, quando il datore di lavoro non concede i permessi dovuti per legge;
  • malattia non riconosciuta, quando il datore di lavoro non riconosce le indennità stabilite dalla legge per la malattia;
  • infortunio non riconosciuto, quando il datore di lavoro non riconosce le indennità stabilite dalla legge per infortunio;
  • maternità non riconosciuta, quando il datore di lavoro non riconosce le indennità stabilite dalla legge per la maternità (e diritti relativi, allattamento ecc.);
  • TFR non riconosciuto, quando, durante o alla fine del rapporto di lavoro, il dipendente non riceva il TFR spettante, in busta paga o alla fine del rapporto, secondo i casi;
  • straordinari non riconosciuti, quando le ore di lavoro straordinario non vengono pagate al dipendente o vengono pagate in quantità ridotta rispetto alle reali ore di lavoro prestate.

Tempistiche

La vertenza sindacale ha dei tempi specifici entro i quali deve essere effettuata (si ricorda comunque che può essere presentata sia durante che dopo il rapporto di lavoro).

Per le aziende con meno di 15 lavoratori dipendenti la vertenza va in prescrizione dopo 5 anni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. Nel caso delle aziende con più di 15 lavoratori dipendenti, la prescrizione scatta 5 anni dopo il giorno o il mese di maturazione della retribuzione richiesta. Per quanto riguarda invece i tempi entro i quali fare vertenza per contestare un licenziamento, bisogna operare entro 60 giorni dalla data di ricezione della lettera.

I tempi per risolvere la questione variano a seconda della strada intrapresa. Se si risolve tutto con l’intervento del sindacato di solito le parti trovano un accordo entro 1-2 mesi, se invece si ricorre ad un procedimento legale si potrebbero attendere anche anni prima di un verdetto definitivo del Giudice del Lavoro.

Come fare vertenza

Capire come fare vertenza può essere complesso, ecco quindi a seguire una serie di operazioni principali da effettuare.

  • verificare se si usufruisce dei requisiti per la vertenza;
  • cercare un soluzione pacifica con il proprio datore di lavoro;
  • nel caso in cui non si riescano a far valere i propri diritti, raccogliere prove che attestino la lesione del diritto (buste paga, testimoni, libretti di lavoro, orari di ingresso ed uscita ecc.);
  • rivolgersi al sindacato di categoria.

Dopo questi procedimenti il sindacato o il lavoratore devono contattare il datore di lavoro che verrà quindi convocato presso l’ufficio del lavoro al fine di trovare una conciliazione; come anticipato, qualora quest’ultima fase non dia gli esiti sperati e non sia possibile arrivare ad un accordo con il datore di lavoro bisognerà avviare un procedimento legale ai suoi danni.

Prima di concludere è bene precisare che la vertenza può essere presentata anche ad un sindacato al quale non siete iscritti, tuttavia in questo caso la procedura avrà un costo più alto. Se infatti solitamente i sindacati non richiedono un esborso elevato per coloro che sono iscritti (le uniche spese previste sono i costi vivi e i rimborsi per le spese sostenute), per coloro che non lo sono sarà necessaria preventivamente l’iscrizione al sindacato e la sottoscrizione della tessera.

Cosa rischia il datore di lavoro?

La vertenza sindacale ha ovviamente delle conseguenze per il datore di lavoro. Nel dettaglio, obiettivo primario di tale strumento è di valutare se è possibile che le parti, quindi azienda e lavoratore, possano raggiungere o meno un accordo.

Inizialmente, infatti, si proverà un tentativo di conciliazione, ma qualora dovesse fallire il lavoratore potrà intentare una causa ai danni dell’azienda. A valutarne le conseguenze, dunque, sarebbe il giudice del lavoro competente sul territorio.

Nel dettaglio, su richiesta del dipendente, che in questo percorso sarà affiancato da un avvocato, il giudice sarà chiamato ad accertare se davvero il datore di lavoro è colpevole d’inadempienza contrattuale, ed eventualmente se riconoscere o meno un risarcimento del danno.

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