Verbali Bce: nessun accenno ai tagli dei tassi, ma la crescita preoccupa

Violetta Silvestri

18 Gennaio 2024 - 15:18

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I verbali Bce della riunione di dicembre 2023 hanno svelato preoccupazioni e previsioni sull’Eurozona: cosa è emerso su tagli dei tassi, fine del PEPP, crescita e aspettative sull’inflazione?

Verbali Bce: nessun accenno ai tagli dei tassi, ma la crescita preoccupa

Verbali Bce della riunione di dicembre 2023: la Banca centrale europea ha mostrato un tono cauto sulla crescita, sul calo dell’inflazione e sulla possibilità di iniziare a tagliare i tassi, secondo quanto si legge dalle minute pubblicate poco fa.

In sintesi, il documento ufficiale sul meeting di fine anno, a una settimana dal prossimo in programma giovedì 25 gennaio, non ha sorpreso gli analisti e gli investitori, confermando piuttosto l’atteggiamento prudente di Lagarde e degli altri membri in questa fase così delicata per l’Eurozona.

A testimoniare una certa distanza tra le aspettative di mercato su una politica accomodante nel 2024 e una strategia più graduale della Bce, i verbali hanno espresso preoccupazione per le scommesse dei trader troppo ottimiste sulla diminuzione imminente del costo del denaro. “La brusca revisione dei prezzi del mercato minaccia di allentare eccessivamente le condizioni finanziarie, il che potrebbe far deragliare il processo disinflazionistico”, hanno avvertito i funzionari.

Di seguito, i punti salienti delle minute Bce riguardanti la riunione del 14 dicembre.

Verbali Bce: tutto quello che c’è da sapere su tassi, crescita, inflazione

Politica monetaria Secondo il verbale della riunione, tutti i membri del Consiglio direttivo hanno concordato di mantenere i tassi di interesse invariati a dicembre, convenendo che l’attuale orientamento della politica monetaria è sufficientemente restrittivo, in attesa di valutare le prospettive e la dinamica dell’inflazione e la forza della trasmissione della politica monetaria.

Dal verbale emerge inoltre che una larga maggioranza dei membri concorda sul fatto che la normalizzazione del bilancio dovrebbe essere portata avanti a “un ritmo misurato e prevedibile”. Alcuni erano favorevoli a porre fine ai reinvestimenti completi nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP) prima di quanto proposto in precedenza, “suggerendo che il tapering potrebbe iniziare prima ed essere più graduale”, mentre altri hanno sostenuto che i reinvestimenti completi dovrebbero continuare fino alla fine del 2024. C’è stato un accordo unanime sul fatto che la Bce dovrebbe essere flessibile nel reinvestire nell’ambito del PEPP.

Crescita Eurozona La preoccupazione per le prospettive economiche cresciuta. Secondo i verbali alcuni membri della Bce “hanno sostenuto che le proiezioni degli esperti di dicembre sulla crescita a breve termine potrebbero essere complessivamente troppo ottimistiche”, sottolineando i recenti indicatori deboli ma anche, più a livello strutturale, il rischio che i consumi privati ​​non riprendano nel 2024.

Inflazione A dicembre il dibattito sull’inflazione, sulle sue determinanti e sulle sue prospettive è stato piuttosto condiviso, con affermazioni finali unanimi. È stata riconosciuta la tendenza disinflazionistica, con un accento sulla possibilità di raggiungere il target del 2% entro il 2025. Si è dedicato un po’ di tempo alla discussione “dell’ultimo miglio” per centrare l’obiettivo.

Alcuni membri hanno menzionato l’elevata inflazione dei servizi come una chiara sfida da affrontare. “Ulteriori progressi nella disinflazione si basavano quindi su una serie di ipotesi favorevoli e sul fatto che le aspettative di inflazione rimanessero ben ancorate. Inoltre, le potenziali rigidità dei prezzi e dei salari – derivanti ad esempio dalle caratteristiche retroattive delle negoziazioni salariali – e l’impatto degli shock strutturali sull’economia e sulle dinamiche dell’inflazione potrebbero contribuire a ritardi nell’ultimo miglio della disinflazione”.

Impatto dei tassi Si è sostenuto che l’impatto dei rialzi dei tassi doveva ancora trasmettersi del tutto sull’economia, con la previsione di maggiori e più concreti effetti nel corso del 2024 e, soprattutto sull’inflazione, nei prossimi 2 anni. Nel frattempo, l’impatto dell’inasprimento della politica monetaria è stato sempre più visibile e in generale si è svolto come previsto: le condizioni di finanziamento e di credito si sono inasprite, i prestiti hanno rallentato, la domanda aggregata si è indebolita e l’inflazione di fondo si è attenuata.

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