La guerra commerciale Usa-Cina sta cambiando (in peggio) il mondo. L’allarme

Violetta Silvestri

08/05/2024

L’allarme del FMI è chiaro: la frammentazione economica attuale e la guerra commerciale guidata da Usa e Cina possono avere effetti nefasti per la crescita e favorire l’assenza di regole condivise.

La guerra commerciale Usa-Cina sta cambiando (in peggio) il mondo. L’allarme

Viviamo in un mondo frammentato, con le potenze Usa e Cina rivali in una guerra commerciale sempre più profonda, alla quale si è aggiunto l’isolamento occidentale della Russia dopo l’aggressione dell’Ucraina.

Da tempo si riflette sulle nuove dinamiche geopolitiche, relazionali, economiche che stanno ridisegnando il mondo con equilibri rischiosi e, in questo contesto, si inserisce l’ultima analisi del FMI contenuta in un rapporto del primo vicedirettore generale Gita Gopinath, dal titolo: “Geopolitics and its Impact on Global Trade and the Dollar.”

Le differenze tra i blocchi economici occidentali guidati dagli Stati Uniti e quelli allineati con la Cina minacciano la cooperazione commerciale globale e la crescita economica, ha avvertito martedì l’alto funzionario del Fondo monetario internazionale. Eventi straordinari come la pandemia globale e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno interrotto e mutato le relazioni commerciali globali in modi mai visti dai tempi della Guerra Fredda. E questo ha già - e avrà in seguito - delle conseguenze.

Come sta cambiando il commercio globale? Focus su Usa-Cina

Secondo Gita Gopinath “sempre più spesso, i Paesi di tutto il mondo sono guidati dalla sicurezza economica e dalle preoccupazioni di sicurezza nazionale nel determinare con chi commerciare e dove investire”, aggiungendo che ciò ha portato i Paesi a schierarsi sempre più tra Cina e Stati Uniti.

Sebbene il rafforzamento della resilienza economica “non sia necessariamente negativo”, la tendenza alla frammentazione minaccia l’allontanamento da un “sistema commerciale globale basato su regole” e la “significativa inversione dei vantaggi derivanti dall’integrazione economica”, ha allertato Gopinath.

Il focus è soprattutto sulla crescente rivalità tra Cina e Usa. Le tensioni tra Washington e Pechino sono aumentate, con gli Stati Uniti che moltiplicano le restrizioni commerciali e le sanzioni contro la Cina, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Sullo sfondo, anche i timori per l’influenza di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e la retorica su Taiwan hanno inasprito il sentiment.

La sempre più minacciosa tensione tra le due maggiori economie del mondo si è riflessa a livello globale, con oltre 3.000 restrizioni commerciali imposte dai Paesi di tutto il mondo nel 2022 e nel 2023, più del triplo rispetto al 2019, secondo i dati compilati dal FMI.

Il commercio tra i blocchi Cina e Stati Uniti è diminuito rispetto al commercio tra i Paesi all’interno dei gruppi, ha affermato Gopinath. Il blocco statunitense comprende principalmente Europa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, mentre le nazioni che appoggiano la Cina includono Russia, Eritrea, Mali, Nicaragua e Siria.

Dall’invasione dell’Ucraina, il commercio tra i due gruppi ha perso circa il 12% e gli investimenti diretti esteri sono calati del 20% rispetto a quelli all’interno dei Paesi costituenti del blocco.

La Cina, in particolare, ha faticato a mantenere gli investimenti esteri in un contesto di crescenti tensioni con l’Occidente. Secondo quanto riferito, i flussi di investimenti diretti esteri nel dragone sono diminuiti del 26% nei primi tre mesi del 2024 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Secondo Gopinath del FMI c’è uno specifico motivo che genera preoccupazione per la crescita mondiale e che differenzia l’attuale contesto con quello della divisione della Guerra Fredda.

Questa volta la frammentazione del commercio è molto più costosa perché, a differenza dell’inizio della Guerra Fredda, quando il rapporto tra commercio di beni e PIL era pari al 16%, ora tale rapporto è pari al 45%. Inoltre, mentre allora i Paesi all’interno di un blocco stavano eliminando le restrizioni commerciali, ora ci troviamo in un contesto di crescente protezionismo con diversi Paesi che si ripiegano verso l’interno.

Se le divisioni non verranno colmate, il FMI stima che i costi economici per il PIL mondiale potrebbero raggiungere il 7% nello scenario di frammentazione estrema. In caso di divisioni lievi, il PIL verrà colpito di circa lo 0,2%.

Secondo il Fondo monetario internazionale, i Paesi a basso reddito saranno probabilmente i più colpiti a causa della loro maggiore dipendenza dalle importazioni agricole e dagli investimenti esteri provenienti dalle economie più avanzate.

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