Uno studio lancia l’allarme su mari, fiumi e laghi in Italia. Oltre il 30% delle nostre acque è inquinato oltre i limiti di legge
Settembre è sempre più gettonato per le vacanze al mare e per godersi splendidi bagni senza il caos di luglio e agosto.
A smorzare gli entusiasmi di chi ha in programma delle ferie in questi giorni, però, è bilancio 2025 di Goletta Verde e Goletta dei Laghi appena pubblicato da Legambiente e incentrato sulla salute delle acque italiane.
Una salute molto precaria: su 388 campioni analizzati in 19 regioni, circa il 34% è risultato inquinato oltre gli attuali limiti imposti dalla legge.
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Le foci dei fiumi sono le zone più inquinate
Il primo dato interessante emerso dalle analisi di Legambiente è che, se il mare aperto e le zone lacustri più interne mantengono livelli di inquinamento “gestibili” del 15%, la situazione peggiora a livello esponenziale quando si parla di fiumi, canali e corsi d’acqua.
Il 54% dei campioni analizzati provenienti da queste zone è risultato inquinato. Una percentuale di quasi 20 punti più alta rispetto a quella del mare (35% di campioni contaminati e 1 punto critico ogni 80km di costa) e di 24 punti più alta rispetto a quella dei laghi.
E qui emerge il primo punto critico: più della meta delle foci inquinate si trova vicino alle spiagge libere delle città e quasi sempre mancano segnalazioni dei rischi per la salute.
Le cause principali dell’inquinamento
Le cause che hanno generato questo quadro poco incoraggiante sono molteplici. La prima è l’aggravarsi della crisi climatica.
Quest’anno le acque del Mediterraneo hanno superato i 25 °C, il dato peggiore del decennio. Un aumento delle temperature che altera l’equilibrio dell’ecosistema marino favorendo l’arrivo di specie invasive e mettendo in difficoltà quelle locali.
L’altra grande questione è quella dell’inquinamento da microplastiche, problema particolarmente presente nei laghi e nei fiumi. Un inquinamento “fatto” di residui plastici così piccoli da entrare nel cibo che mangiamo. Con tutto ciò che ne consegue a livello di rischi per la salute.
La questione depurazione
La terza causa, secondo i report dello studio, è l’inefficienza dei nostri sistemi di depurazione. I dati dell’associazione parlano di un 4,4% di inquinanti non trattati in maniera adeguata, di uno 0,7% delle acque inquinate scollegate da un qualsiasi depuratore e di un 3,7% di acque contaminate gestite da impianti individuali poco efficaci o non a norma di legge.
Il problema depurazione, è bene sottolinearlo, non è una novità. Basti pensare che più di 855 centri urbani sono finiti sotto la lente dell’Unione Europea per il mancato rispetto della direttiva denominata “Acque Reflue”.
Una serie di infrazioni che ci sta costando carissima e non soltanto a livello ambientale. L’Italia ha già pagato 210 milioni di multe e sta continuando a pagare ulteriori sanzioni di 13 milioni di euro ogni 6 mesi per i ritardi nell’ammodernamento degli impianti.
E il tempo per intervenire sta diventando molto poco. Le norme comunitarie diventeranno molto più severe nei prossimi anni e serviranno, stimano gli esperti, interventi strutturali che potrebbero costare tra i 600 milioni e il miliardo e mezzo di euro.
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