Le informazioni nei documenti relativi all’OPS lanciata su Banco BPM, facendo il paragone con gli ultimi dati. Non solo BTP: verso quali Titoli di Stato UniCredit è più esposta?
UniCredit, la banca guidata dal CEO Andrea Orcel, sotto i riflettori di Piazza Affari da mesi per aver lanciato l’OPS che ha irritato subito il governo Meloni, ovvero quella tesa alla conquista di Banco BPM, ha aumentato la propria esposizione ai BTP, ovvero ai Titoli di Stato italiani. È quanto emerge dal documento “Supplemento al documento di registrazione, alla nota informativa e alla nota di sintesi” che Piazza Gae Aulenti ha pubblicato sul proprio sito, a seguito dell’approvazione da parte della Consob del documento relativo all’offerta promossa su Piazza Meda.
In relazione al fattore di rischio intitolato “ Rischi connessi all’esposizione del Gruppo UniCredit al debito sovrano ”, UniCredit ha annunciato che in data 31 dicembre 2024 il valore di bilancio delle esposizioni in titoli di debito sovrano del gruppo ammontava a 116,130 miliardi di euro, superiore alle esposizioni per 108,256 miliardi del periodo al 31 dicembre del 2023, di cui oltre il 75% concentrato in 8 Titoli di Stato, tra cui quelli dell’Italia, BTP & Co.
Illustrata da UniCredit anche l’evoluzione successiva delle sue esposizioni verso i debiti sovrani italiano ed esteri.
Le maggiori esposizioni al debito sovrano (BTP & Co.) di UniCredit al 31/12/2024
Per la precisione, i Titoli di Stato verso cui la banca capitanata da Orcel è esposta sono, o meglio erano, al 31 dicembre 2024:
- I BTP dell’Italia, per 39,824 miliardi.
- I Bonos di Spagna, per 15,475 miliardi
- I Bund tedeschi, per 7,646 miliardi
- I Treasury USA, per 6,478 miliardi
- Gli OAT di Francia, per 5,365 miliardi.
- I Titoli di Stato del Giappone, per 5,239 miliardi.
- I Titoli di Stato dell’Austria, per 3,849 miliardi.
- I Titoli di Stato della Repubblica Ceca, per 3,547 miliardi.
I dati appena comunicati sono stati tuttavia già aggiornati con la pubblicazione, da parte di UniCredit, dei risultati di bilancio relativi al primo trimestre del 2025, in cui sono state incise anche le esposizioni verso i Titoli di Stato relative ai primi tre mesi di quest’anno. Esposizioni che sono state rimarcate nel documento appena reso noto.
Facendo il confronto, si nota come nel periodo compreso tra la fine del 2024 (a cui i numeri di cui sopra si riferiscono) e il primo trimestre del 2025, UniCredit abbia fatto ulteriore shopping di BTP, scaricando invece altri Titoli di Stato verso cui era maggiormente esposta.
UniCredit aumenta esposizione verso BTP. Cosa succede a scommesse su Bund, OAT, Treasury
Dai conti dei primi tre mesi del 2025 emerge che il valore di bilancio delle esposizioni di UniCredit in BTP è ammontato a più di 40 miliardi di euro (vedi tabella).
Dalla stessa tabella pubblicata dalla banca che riassume la situazione risulta che, tra i Titoli di Stato verso cui Piazza Gae Aulenti è maggiormente esposta in data 31 marzo al 2025, non compare più il Giappone (mentre compare la Romania), a fronte di un valore di bilancio delle esposizioni verso i Treasury USA (Titoli di Stato USA) diminuito a 5,308 miliardi.
Verso gli OAT francesi, l’esposizione è aumentata invece a 6,561 miliardi, verso l’Austria è salita a 4,326 miliardi, verso la Spagna è cresciuta a 16,093 miliardi.
UniCredit ha fatto inoltre ulteriore shopping anche di Bund tedeschi, con l’esposizione aumentata a 8,025 miliardi.

Il 75% delle esposizioni su BTP & Co. Non c’è più il Giappone tra le scommesse Top
Così la banca italiana UniCredit ha spiegato, facendo notare la differenza:
“Il valore di bilancio delle esposizioni in titoli di debito sovrano del Gruppo UniCredit al 31
marzo 2025 ammonta a Euro 117.536 milioni, di cui oltre il 75% è concentrato in otto Paesi, come segue: Italia (Euro 40.913 milioni), Spagna (Euro 16.093 milioni), Germania (Euro 8.025 milioni), Francia (Euro 6.561 milioni), Stati Uniti d’America (Euro 5.308 milioni), Austria (Euro 4.326 milioni), Repubblica Ceca (Euro 3.885 milioni) e Romania (Euro 3.157 milioni). L’esposizione di UniCredit nei titoli di debito sovrani emessi dai governi centrali e locali italiani ammontava a Euro 40.913 milioni al 31 marzo 2025”.
Già nella trimestrale al 31 marzo 2025 si leggeva che “ l’Italia, con €40.913 milioni, rappresenta una quota pari a circa il 35% del totale ”.
Si nota come, oltre ad avere fatto meno incetta di Titoli di Stato americani, tra i bond sovrani verso cui Piazza Gae Aulenti non è più esposta in modo significativo non ci sono neanche i Titoli di Stato del Giappone.
UniCredit e la scommessa sui BTP, mentre il governo Meloni continua a remare contro Orcel
L’aumento dell’esposizione verso i BTP da parte di UniCredit non è questione da poco.
Tutt’altro, visto che l’interesse che il governo Meloni sta mostrando nelle varie operazioni di risiko bancario e nei confronti degli accordi che sono stati siglati a Piazza Affari - vedi quello tra la francese Natixis e Generali per la creazione di un colosso del risparmio gestito - ruota tutto attorno alla priorità massima della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che è diventata un vero e proprio slogan, che può così riassumersi: risparmi della Patria in Patria e per la Patria.
Nel caso specifico di UniCredit, è singolare che proprio la banca italiana che è stata subito osteggiata da Palazzo Chigi a causa della sua ambizione di inglobare Banco BPM, al punto da essere stata bollata come banca straniera, stia continuando a fare shopping di BTP.
Ma d’altronde, nel commentare la guerra che è stata lanciata contro Piazza Gae Aulenti dal governo Meloni, che ha deciso di applicare il golden power sull’OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM, è stato lo stesso amministratore delegato di UniCredit Andrea Orcel a far notare come l’istituto sia quello che più di tutti, tra quelli italiani, puntano sui Titoli di Stato di casa.
UniCredit, più BTP in pancia? Non una buona notizia per la partita Commerzbank in Italia
Questa maggiore esposizione di UniCredit verso i BTP non gioca invece in teoria a favore della partita che la banca italiana ha lanciato in Germania, mettendo nel mirino la seconda banca tedesca Commerzbank, e scatenando così anche lì la rabbia di chi ha fatto del populismo finanziario il proprio cavallo di battaglia. Ma anche di chi non è almeno ufficialmente populista, visti i nein prima del governo Scholz e poi del governo attuale di Friedrich Merz.
Tra le scuse che la Germania ha accampato per giustificare subito il proprio no a qualsiasi mira di UniCredit volta a prendere il controllo di Commerzbank c’è stata, di fatto, proprio la presenza nel suo portafoglio dei BTP. BTP che, evidentemente, in Germania vengono ancora associati a quel Paese che un tempo fece parte della categoria dei paria del mercato dei debiti sovrani, ovvero dei PIIGS.
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