UniCredit + Banco BPM, troppe filiali. Più di 200 quelle che Orcel pensa di mollare, ecco dove

Laura Naka Antonelli

9 Giugno 2025 - 08:33

Rabbia e paura tra dipendenti e sindacati. Per motivi Antitrust UniCredit sarebbe costretta a cedere più di 200 filiali di Banco BPM in caso di successo dell’OPS.

UniCredit + Banco BPM, troppe filiali. Più di 200 quelle che Orcel pensa di mollare, ecco dove

Scatta l’allarme tra i dipendenti di Banco BPM, dopo le indiscrezioni circolate nel fine settimana, riportate da diversi quotidiani italiani, secondo cui, al fine di incassare il via libera della Commissione europea alla sua OPS, UniCredit sarebbe pronta a cedere 200 filiali di Piazza Meda, il 14% circa dei 1.400 sportelli della banca.

Il nodo, ovviamente, è quello delle regole dell’Antitrust, che hanno portato il CEO di UniCredit, Andrea Orcel, a formulare la proposta di vendere le filiali in eccesso, situate soprattutto nel Nord Italia. I rumor sono stati riportati inizialmente dal quotidiano La Repubblica.

209 filiali di Banco BPM a rischio. A soffrire soprattutto le province di Verona e di Novara

Delle 209 filiali circa complessive di Banco BPM che UniCredit penserebbe di vendere, ben 90 si trovano nell’area di Verona, dove la presenza di Banco BPM verrebbe praticamente azzerata.

Così il quotidiano L’Arena: “A perdere più sportelli saranno le province di Verona, dove verrebbero tagliati 90 sportelli su 91 azzerando di fatto la presenza del Banco, e di Novara dove sarà venduto il 90% dei 32 attuali. A Milano, dove ha sede il gruppo bancario, saranno invece ’eliminati’ solo 6 sportelli, il 3% della presenza odierna. Nel mezzo, a Modena saranno cedute 23 filiali su 49 e ad Alessandria 16 su 30”.

Immediato l’allarme dei sindacati. Così la FIRST CISL:

“Vari articoli di stampa operano verso i lettori una vera e propria opera di distrazione di massa, riportando che Unicredit avrebbe “ridimensionato” il problema della concorrenza riveniente dall’operazione riducendolo a “soli” 209 sportelli (pari al 14% dell’intera rete di Banco BPM), su cui insisterebbero sovrapposizioni tra Unicredit e Banco BPM; per questi sportelli Unicredit avrebbe manifestato all’Antitrust Europeo la disponibilità a cederli (bontà sua)”.

Il sindacato ha avvertito che “ la realtà è ben diversa e molto più grave del previsto, e dovrebbe essere motivo di preoccupazione per l’intero settore, oltre che per la società civile”.

Nello specifico, “da un’elaborazione First Cisl emerge un quadro preoccupante: in molte province la quota delle sovrapposizioni di sportelli supera il 20% e questo potrebbe/dovrebbe indurre l’Antitrust italiano ad intervenire in caso di una fusione ”.

Il sindacato First Cisl segnala le aree più a rischio

Il sindacato pubblica a tal proposito, in base a quanto emerso dal proprio sistema di elaborazione dati, “gli sportelli in cui la relativa percentuale di sovrapposizione supera la soglia critica del 20%, rendendo prevedibile la prescrizione di cessione da parte dell’Antitrust”:

Alessandria (35,7%), Torino (27,60%), Novara (43%), Verbano-Cusio-Ossola (35,8%), Vercelli (28,60%), Valle D’Aosta (25,8%), Bergamo (22,7%), Cremona (26,7%), Lodi (27,8%), Milano (26,9%), Monza – Brianza (21,6%), Varese (23,6%), Verona (40,3%), Belluno (25,2%), Vicenza (21,10%), Trieste (25,3%), Genova (25,9%), Savona (21,2%), Bologna (24,1%), Modena (34,7%), Reggio Emilia (29,2%), Livorno (24,1%), Lucca (31%), Prato (20%), Frosinone (21,3%), Rieti (20%), Roma (23,8%), Campobasso (27,6%), Isernia (23,5%), Benevento (26,2%), Foggia (25,9%), Agrigento (25%), Caltanisetta (25,4%), Catania (30%), Enna (27,5%), Messina (29,3%), Palermo (29,4%), Ragusa (23,8%), Siracusa (28%), Trapani (24,2%).

Nel confermare il timore per il destino di questi sportelli con l’eventuale successo dell’OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM alla fine di novembre, il sindacato denuncia la situazione, in particolare:

  • Le ricadute sui lavoratori: ceduti o costretti alla mobilità geografica e/o funzionale.
  • I territori impoveriti: l’uscita di Banco BPM da intere province comporta la perdita di presidi fondamentali per imprese, famiglie e cittadini andando a colpire i territori più fragili.
  • Le ripercussioni sui clienti: quale sarà il destino del credito alle imprese, quando queste si vedranno improvvisamente ridurre — se non dimezzare — le loro possibilità di accesso al finanziamento? Che fine faranno i piccoli correntisti delle realtà locali, legati da anni da un rapporto fiduciario con filiali che oggi rischiano la chiusura? E le persone con scarse competenze digitali?

E se uno degli obiettivi di questa operazione fosse guadagnare dalla commercializzazione di questi sportelli?”, fa notare ancora il sindacato. Questa la conclusione nella nota di First Cisl:

“Come First Cisl Gruppo Banco BPM non possiamo condividere una manovra che metterebbe a rischio i livelli occupazionali, la qualità del lavoro, il credito alle imprese e la qualità/continuità del servizio bancario nei territori coinvolti, perché non dimentichiamo che le banche svolgono (o dovrebbero svolgere) anche una funzione sociale, come prescritto dalla Costituzione”.

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