Ue fregata, questo Paese europeo ha ceduto le sue reti di gas alla Russia

Alessandro Nuzzo

12 Agosto 2025 - 21:30

La proprietà e la gestione dell’infrastruttura del gas di questo paese europeo sarà presto ceduta a Gazprom, società la cui maggioranza è detenuta dal governo russo.

Ue fregata, questo Paese europeo ha ceduto le sue reti di gas alla Russia

Ad ottobre di quest’anno, la proprietà e la gestione dell’intera infrastruttura del gas dell’Ungheria passeranno a Gazprom, colosso statale russo. Una decisione che sta suscitando forti polemiche e preoccupazioni a Bruxelles, sollevando questioni strategiche e di sicurezza di primo piano per l’Unione Europea.

Mentre l’UE prosegue i suoi sforzi per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, in particolare da gas e petrolio provenienti dalla Russia, il governo ungherese sembra muoversi in direzione opposta, rafforzando il legame energetico con Mosca. Una scelta che appare in contrasto con gli obiettivi condivisi di sicurezza e diversificazione delle fonti energetiche.

L’operazione, dal valore stimato di diversi miliardi di euro, prevede il trasferimento a Gazprom della proprietà e della gestione dell’intera rete del gas ungherese, consolidando in maniera significativa la presenza russa nel mercato energetico dell’Europa centrale.

Miklós Farkas, ingegnere in pensione di Budapest, ha espresso la propria preoccupazione sottolineando come questa vendita rischi di aumentare ulteriormente la dipendenza dell’Ungheria dalla Russia, con ricadute non solo sulla sicurezza nazionale ma anche su quella dell’intero continente. Farkas ha ricordato che la stabilità delle forniture di gas è essenziale non soltanto per il riscaldamento domestico, ma anche per il funzionamento di industrie fortemente legate a questa risorsa.

Il perché di questa decisione

Il governo ungherese, dal canto suo, difende l’operazione spiegando che l’obiettivo è garantire un approvvigionamento energetico sicuro e costante nel lungo periodo. Tuttavia, per molti osservatori questa motivazione nasconde un ulteriore allineamento politico con il Cremlino. Una dipendenza così marcata da un unico fornitore, secondo gli esperti, può tradursi in rischi concreti: aumento dei prezzi, vulnerabilità a interruzioni in caso di tensioni geopolitiche, perdita di controllo su una risorsa strategica e minore stabilità del mercato energetico.

A Bruxelles la decisione è stata accolta con evidente disappunto. Alcuni membri del Parlamento europeo hanno già chiesto una sessione straordinaria per discutere le implicazioni dell’accordo e valutare possibili misure di ritorsione. Il passaggio di una rete energetica nazionale a una potenza straniera alimenta infatti dubbi sulla capacità dell’UE di mantenere il controllo sul proprio futuro energetico.

Secondo diversi analisti, la mossa di Budapest potrebbe indebolire gli sforzi europei per diversificare le forniture, aumentando la vulnerabilità dell’Unione a pressioni o condizionamenti politici legati all’energia. Inoltre, le conseguenze potrebbero estendersi oltre il settore energetico, influenzando le dinamiche politiche ed economiche dell’Europa centrale e orientale, con potenziali ripercussioni sugli equilibri di potere nella regione.

Rivoluzione bollette: dal 2026 cambio fornitore in 24 ore

Rivoluzione invece sul fronte bollette in Italia. Dal 1° gennaio 2026, il cambio di fornitore di energia elettrica e gas sarà completato in sole 24 ore, grazie alla riforma dell’Arera che semplifica le procedure di switching, in linea con la direttiva UE 2019/244. L’obiettivo è stimolare la concorrenza e consentire ai consumatori di cogliere rapidamente le offerte più vantaggiose, superando l’attuale procedura che può richiedere fino a due mesi.

Resta tuttavia da affrontare il nodo della burocrazia e il rischio di fenomeni di «turismo energetico», ossia cambi frequenti di fornitore per sfruttare promozioni temporanee.

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