Twitter: due ex dipendenti accusati di spionaggio per l’Arabia Saudita

Marco Ciotola

7 Novembre 2019 - 17:30

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Accuse da pubblici ministeri federali per due ex dipendenti Twitter: attività di spionaggio per conto dell’Arabia Saudita. I dettagli

Twitter: due ex dipendenti accusati di spionaggio per l’Arabia Saudita

Due ex dipendenti Twitter sono stati accusati di spionaggio per conto dell’Arabia Saudita. A ufficializzare la circostanza i documenti diffusi da pubblici ministeri federali nella serata di ieri.

I due - Ali Alzabarah, cittadino saudita, e Ahmad Abouammo, cittadino americano - hanno utilizzato il loro accesso al colosso social per raccogliere informazioni sensibili e non pubbliche su dissidenti del regime saudita, secondo quanto affermato dallo stesso Dipartimento di Giustizia, all’interno del testo di una denuncia penale.

Il caso, in mano al tribunale federale di San Francisco, evidenzia come il governo saudita stia cercando di controllare le voci anti-regime all’estero, e ricorda anche le azioni del controverso leader del Paese, che mira ad “armare” le piattaforme online contro le voci di dissenso.

Le accuse - ancora tutte da verificare e approfondire - contribuiscono di certo a rinnovare l’attenzione sull’enorme capacità dei colossi del comparto tecnologico di influire su questioni delicatissime; un tema che sta portando a una sempre maggiore attenzione sulla gestione dati dei big tech.

Twitter: due ex dipendenti accusati di spionaggio per l’Arabia Saudita

La denuncia penale parte dal presupposto che gli agenti sauditi abbiano minato i sistemi interni della compagnia, per reperire informazioni personali su “noti dissidenti” e “migliaia di altri utenti Twitter”, come scritto nei documenti ufficiali dal procuratore americano David Anderson:

“La legge degli Stati Uniti protegge le aziende da un’intrusione straniera illecita. Non lasceremo che le società e la tecnologia USA diventino strumenti di repressione, in violazione della normativa statunitense”.

Una terza persona, il saudita Ahmed Almutairi, avrebbe agito da intermediario tra i due impiegati di Twitter e il governo saudita. Quest’ultimo, evidenzia la denuncia, avrebbe premiato gli uomini con centinaia di migliaia di dollari, più un orologio di lusso per uno dei tre.

Nessun funzionario del governo saudita è stato nominato, ma il Washington Post, citando una persona a conoscenza del caso, ha riferito che un cittadino saudita collegato ai due impiegati sotto accusa è legato alla cerchia interna del principe saudita Mohammed bin Salman.

I tre uomini sono accusati di aver fatto le funzioni di “agenti illegali” per un governo straniero. Abouammo, l’unico attualmente in custodia negli Stati Uniti dopo il suo arresto a Seattle, è inoltre accusato di aver tentato di ostacolare le indagini dell’FBI, fornendo agli agenti una fattura falsa.

Alzabarah e Almutairi potrebbero già essere in Arabia Saudita, secondo quanto riferito dal Dipartimento di Giustizia, che ha già avviato le ricerche.
In una dichiarazione pubblica, Twitter ha fatto sapere che si impegna sempre a “limitare l’accesso” alle informazioni sensibili degli account a un “ristretto gruppo di dipendenti, qualificati e controllati”:

“Siamo consapevoli degli incredibili rischi affrontati da molti utenti che usano la piattaforma per condividere le loro prospettive con il mondo e dire la loro in relazione ai comportamenti di rappresentanti del potere. Disponiamo di strumenti per proteggere la loro privacy e la loro capacità di svolgere un lavoro vitale. Siamo sempre impegnati a proteggere chi utilizza i nostri servizi per difendere uguaglianza, libertà individuali e diritti umani”,

ha fatto sapere la compagnia tramite un comunicato diffuso oggi.

Nella denuncia penale, lunga 27 pagine, le autorità hanno dettagliato come Almutairi e un altro cittadino saudita anonimo avessero legami con il regime, spingendo poi verso gli illeciti dei due dipendenti Twitter nel corso del 2015.

Alzabarah, ingegnere web, ha avuto accesso ai dati di oltre 6.000 utenti di Twitter. A causa del suo ruolo nella società, avrebbe inoltre gestito l’indirizzo IP degli utenti target, nonché i loro indirizzi e-mail, i numeri di telefono e un registro di tutte le loro azioni sulla piattaforma, in qualsiasi momento, secondo quanto indicato dal Dipartimento di Giustizia.

Lo stesso Alzabarah ha descritto i dettagli che è stato in grado di raccogliere su un utente in una bozza di e-mail, il cui testo è incluso nella denuncia:

“Questo è un professionista. È un saudita che usa la crittografia [...] Lo abbiamo rintracciato e abbiamo scoperto che 12 giorni fa ha effettuato l’accesso una volta senza crittografia da IP****** alle 18:40 del 25/05/2015. Non usa un telefono cellulare, solo un browser. È online con Firefox da un dispositivo dotato di Windows”.

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