La promessa di dimezzare le bollette entro un anno si infrange contro una realtà opposta: infrastrutture obsolete, domanda energetica esplosiva, dazi e il freno alle rinnovabili spingono i prezzi sempre più in alto.
Quando Donald Trump ha assicurato agli elettori che avrebbe ridotto del 50% le bollette elettriche in dodici mesi, il messaggio aveva un forte appeal politico. Oggi, a pochi mesi dalla scadenza autoimposta, i dati raccontano una storia diversa: le tariffe energetiche salgono a un ritmo doppio rispetto all’inflazione e le proiezioni indicano ulteriori aumenti.
Una parte del problema è ereditata dal passato: circa il 70% delle linee di trasmissione elettrica americane ha più di 25 anni e molte infrastrutture risalgono agli anni ’60 e ’70. Riparazioni, sostituzioni e aggiornamenti sono inevitabili e i costi finiscono direttamente nelle bollette. A ciò si aggiungono i danni sempre più frequenti causati da eventi climatici estremi, che aumentano le spese operative delle utility.
Dopo anni di relativa stabilità, la domanda di energia sta esplodendo. I data center dedicati all’intelligenza artificiale, la diffusione dei veicoli elettrici e il rilancio di grandi progetti industriali richiedono enormi quantità di elettricità. Per rispondere, le utility hanno pianificato investimenti record: 212 miliardi di dollari nel 2025 e oltre 228 miliardi entro il 2027. Secondo ICF, questa ondata di spese potrebbe far crescere le bollette domestiche tra il 15 e il 40% nei prossimi cinque anni. [...]
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