Trivelle, il regalo del governo ai petrolieri: sì a nuovi pozzi entro le 12 miglia

Alessandro Cipolla

6 Aprile 2017 - 11:58

Un emendamento presente nel Disciplinare e già entrato in vigore consentirebbe alle compagnie petrolifere di costruire nuovi pozzi estrattivi entro le 12 miglia, in barba alle promesse pre Referendum.

Trivelle, il regalo del governo ai petrolieri: sì a nuovi pozzi entro le 12 miglia

Trivelle entro le 12 miglia marine dalla costa. Grazie a un emendamento già in vigore ora saranno possibili realizzare nuovi pozzi estrattivi, in barba a quello promesso dall’allora premier Matteo Renzi all’epoca del Referendum dell’aprile 2016.

Questo è la sorta di regalo che il governo Gentiloni ha fatto alle compagnie petrolifere, sconfessando l’impegno preso dal vecchio esecutivo prima del Referendum sulle Trivelle di un anno fa di non consentire nuovi insediamenti estrattivi entro le 12 miglia marine.

Un emendamento già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale invece consentirebbe di rimodulare le concessioni già esistenti, dando la possibilità alle compagnie petrolifere di creare qualora vogliano nuovi pozzi e piattaforme anche entro le 12 miglia marine dalla costa.

Un modo questo per aggirare la legge, con le compagnie petrolifere che dopo aver visto salvate le loro concessioni dal non raggiungimento del quorum nel Referendum sulle Trivelle, ora potranno anche modificarle.

Dal Referendum alle nuove trivelle

Il 17 aprile 2016 gli italiani furono chiamati ad esprimersi riguardo il Referendum sulle Trivelle. Il quesito era incentrato sull’abrogazione della norma che concede di protrarre le concessioni per estrarre idrocarburi entro 12 miglia dalla costa italiana fino alla vita utile del giacimento.

Alla fine si recarono alle urne solo il 32% degli italiani aventi diritto, con il Referendum che così non raggiunse il quorum e il testo abrogativo fu quindi respinto. Il governo Renzi di allora per cercare di sgonfiare il quesito aveva rassicurato prima del voto come non sarebbero stati costruiti nuovi pozzi.

Ad un anno di distanza invece, con Paolo Gentiloni che ha sostituito Matteo Renzi alla guida del governo, ecco arrivare il classico emendamento approvato ed entrato in vigore nel silenzio più assoluto del Parlamento.

Tutto si basa su un emendamento presente nel Disciplinare tipo per il rilascio e l’esercizio dei titoli minerari per la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale.

Il testo nello specifico garantisce alle compagnie petrolifere il poter portare al termine i propri progetti già esistenti, ma si lascia loro anche la possibilità di apportare delle modifiche ai programmi di lavoro già stipulati. Ecco il passaggio in questione presente nel decreto.

Modifiche funzionali a garantire l’esercizio dei lavori nonché consentire il recupero delle riserve accertate, per la durata di vita utile del giacimento e fino al completamento della coltivazione, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale.

Le compagnie petrolifere potranno quindi approntare delle varianti ai loro programmi di lavoro, che possono prevedere anche la creazione di nuovi pozzi entro le 12 miglia marine dalla costa fino a che i giacimenti non si vadano a esaurire.

Le polemiche per le nuove trivelle

Come si è venuti a conoscenza dell’emendamento incriminato, subito sono scoppiate le proteste del movimento No Triv, che ha parlato di una sorta di raggiro del governo verso chi aveva sostenuto le tesi del Referendum dello scorso aprile.

Il governo straparla di obiettivi al 2030, di Winter package e di rispetto degli accordi di Parigi, ma nella prassi continua sistematicamente a creare corsie preferenziali per le energie fossili eludendo i divieti di legge. Con questa norma il governo ha raggirato 14 milioni di italiani e 10 regioni.

Una sentenza del 2011 del Consiglio di Stato prevedeva che entro le 12 miglia marine fosse consentito solo continuare a portare a termine programmi già esistenti, con nuovi pozzi ipotizzabili solo se fossero previsti nei contratti già stipulati.

Programmi che invece ora potranno essere modificati, dando sostanzialmente il via libera alla possibile realizzazione di nuovi pozzi e piattaforme petrolifere anche entro le 12 miglia marine dalla costa.

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