Tocca alle startup creare prodotti circolari e non più lineari

Niccolò Ellena

06/07/2022

06/07/2022 - 14:01

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Se ne è parlato all’evento organizzato dalla Comunità French Tech a Milano, dove alcune startup innovative hanno avanzato le loro proposte per rendere l’economia italiana più sostenibile e circolare

Tocca alle startup creare prodotti circolari e non più lineari

Con il cambiamento climatico che imperversa sul pianeta, rendere il modo di vivere umano più sostenibile è un impegno dal quale non è più possibile astenersi.

Ci sono molte modalità per assolvere a questo compito: si parte dalle piccole azioni quotidiane fino alle grandi scelte di vita. In questo ambito, il mondo delle startup viene in aiuto ai cittadini, poiché è in grado di fornire delle soluzioni innovative che aiutano nel complesso compito dell’essere sostenibili.

In particolare, molte aziende stanno lavorando in modo da rendere i prodotti sul mercato meno lineari, ossia inseriti in un contesto di economia lineare, e più circolari, ossia riciclabili e perciò più sostenibili.

Di questo si è parlato all’evento organizzato dalla Comunità French Tech a Milano, in cui numerosi esponenti sia della politica, sia del settore privato italiano e francese hanno portato la loro testimonianza, rendendo noto che la sinergia che si sta creando fra i due Paesi grazie - tra le altre cose - al Trattato del Quirinale, porterà grande sostegno allo sviluppo di una sostenibilità diffusa.

French & Italian Tech - Panel di apertura French & Italian Tech - Panel di apertura French & Italian Tech, panel di apertura. Da sinistra verso destra: Paola Trecarichi, Presidente di French Tech Milan, Barbara Soresina, Direttore Produzione e Promozione Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, François Revardeaux, Console Generale di Francia a Milano e Massimo Temporelli, moderatore dell'evento e Presidente e co-founder di The FabLab.

Da un punto di vista ecosistemico, nell’ambito degli investimenti la Francia è molto avanti rispetto all’Italia: nel 2021 sono stati investiti 11 miliardi di euro, a fronte degli 1,5 miliardi investiti in Italia, ciò dà un’idea piuttosto chiara dell’attuale dislivello, pur non marcando un divario incolmabile in futuro attraverso progetti e iniziative.

Su questo punto si è soffermato anche Leonardo Giagnoni, Managing Director di Italian Angels for Growth, che ha sottolineato come, ad esempio, l’azienda in cui lavora sia cresciuta in maniera esponenziale dal 2007 a oggi.

In passato le realtà che ci prestavano attenzione erano veramente poche, probabilmente per una questione culturale, dal momento che in Italia c’è una forte avversione al rischio quando si tratta di investimenti; oggi, fortunatamente, questo trend si sta invertendo, siamo infatti arrivati ad avere circa 500 angel investor, che non investono solo i loro soldi, ma anche e soprattutto il loro tempo”.

È possibile dunque auspicare a una chiusura del divario nell’ambito degli investimenti franco-italiani, ma è necessario continuare a lavorare in questa direzione e dove possibile accelerare le procedure di ingaggio.

Come i big data possono rendere l’economia circolare

L’avvento della digitalizzazione ha messo al centro dell’attenzione i dati, oggi considerati fondamentali, non solo per capire i gusti dei consumatori, ma anche nell’ottica di realizzare prodotti più sostenibili.

In questo senso molte realtà grandi e piccole si sono messe in moto. Una fra queste è senza dubbio Lactalis, multinazionale agroalimentare francese che opera nel settore dell’industria lattiero-casearia, che, come affermato da Silvia Eleonora Campioni, Chief Innovation Officer dell’azienda, ha recentemente lanciato un progetto con xFarm, una startup del settore agro-tech, con l’obiettivo di permettere agli allevatori di gestire e tracciare in modo efficiente e sostenibile le mandrie di vacche da latte, i loro piani alimentari, e i reflui zootecnici.

Sfruttando perciò i dati che vengono collezionati, è possibile capire con anticipo se in questa parte della catena di approvvigionamento ci sono interventi da effettuare, sia per rendere il business più profittevole, diminuendo gli sprechi, sia in termini ambientali, diminuendo, laddove possibile, la dispersione di gas serra.

Se nel caso di Lactalis e xFarm l’intervento per ridurre gli sprechi e promuovere l’economia circolare avviene all’inizio della filiera produttiva, con Phenix, l’intervento si concretizza alla fine, quando i prodotti sono prossimi alla scadenza.

Julian Fanara, Country Manager per l’Italia, ha sottolineato come i grandi gruppi della distribuzione organizzata prestano - giustamente - grande attenzione ai prodotti attraverso numerosi controlli qualità, trascurando però ciò che avviene una volta che questi arrivano sugli scaffali.

In particolare, Phenix Italia assiste attraverso le proprie soluzioni digitali a diminuire gli sprechi dei prodotti prossimi alla scadenza, andando a impattare positivamente, non soltanto sull’ambiente, ma anche sui ricavi aziendali.

Cambiare la cultura per promuovere la circolarità

Rinnovarsi si sa, può essere complesso, ma talvolta diventa necessario. Sapersi adattare con il tempo che passa e con le circostanze che cambiano è sempre stato una conditio sine qua non per l’evoluzione della specie. Arrivati allo stato attuale delle cose, cambiare è l’unica cosa che è possibile fare, in particolare in riferimento alle nostre abitudini produttive e di consumo.

Su questo aspetto si è soffermato Roberto Liscia, presidente del Netcomm, ossia il consorzio che promuove lo sviluppo dell’e-commerce e l’evoluzione digitale delle imprese, il quale ha affermato che “il modello economico italiano è legato a un paradigma di tipo lineare che va ripensato, in quanto la sostenibilità deve partire dal design del modello di business del prodotto per essere in conformità con l’economia circolare”.

Non basta più perciò dire di essere sostenibili, adesso è arrivato il momento di esserlo, e fortunatamente molte startup sia in Italia che in Francia lo hanno capito, stanno infatti aiutando le aziende italiane a passare da un modello di business ormai superato a uno più innovativo, efficiente e soprattutto sostenibile.

Rimane da capire se l’attuale impasse sofferto da molte aziende verrà o meno superato, dal momento che questa renitenza ha un origine culturale e non pratica. A oggi in Italia il 75% delle startup presenti sul territorio offrono servizi di tipo digitale e i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non faranno altro che offrire ulteriore carburante alla crescita di queste realtà.

È dunque compito degli imprenditori capire che il mondo sta cambiando e con lui anche i modelli di business idonei a essere utilizzati in questo ecosistema; o gli imprenditori e le loro aziende cambieranno, o il mercato sempre più attento alle tematiche green e all’economia circolare effettueranno una vera e propria selezione naturale, escludendo le realtà incapaci di adattarsi a un cambiamento ormai necessario.

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