Tina Anselmi, da partigiana a ministra: chi era, cosa ha fatto e vita privata

Giorgia Bonamoneta

25 Aprile 2023 - 18:04

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Chi è stata Tina Anselmi per la storia d’Italia? Da partigiana a ministra del Lavoro e della Salute, è stata la madre di alcuni dei cambiamenti più importanti del Paese.

Tina Anselmi, da partigiana a ministra: chi era, cosa ha fatto e vita privata

Furono oltre 100.000 le donne nella Resistenza partigiana, tra queste anche la giovane diciasettenne Tina Anselmi. La maggior parte delle donne che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo non hanno però mai ricevuto riconoscimento. Per questo ogni anno si celebrano partigiani e partigiane che hanno liberato il Paese, facendo emergere storie dalle più piccole alle più grandi, il cui ricordo permette di riassegnare a queste donne il loro ruolo nella storia.

Il ruolo delle donne all’interno della Resistenza non fu affatto marginale. L’esperienza di Tina Anselmi ne racconta una parte. Le donne hanno combattuto nelle battaglie più dure, hanno percorso centinaia di chilometri con messaggi importanti e hanno svolto ruoli strategici per la salvezza dei compagni e del Paese. Oltre alla prima linea, ci sono state donne che la resistenza l’hanno fatta nelle fabbriche e nelle famiglie, continuando a sostenere piccole realtà da sole.

Un nome noto della Resistenza, che da partigiana si è ritrovata a svolgere attività politica e da ministra, è proprio quello di Tina Anselmi. Ecco chi è e cosa sappiamo della sua vita.

Chi è Tina Anselmi: biografia da partigiana e carriera da ministra

Tina Anselmi nasce il 25 marzo del 1927 a Castelfranco, in Veneto. La sua storia da partigiana ha inizio dopo un episodio preciso. Il 26 settembre del 1944 assistette all’impiccagione di decine di prigionieri (31 secondo i documenti, 43 secondo la testimonianza di Anselmi) catturati durante il rastrellamento nazifascista sul Grappa. Finì tra le vittime anche il fratello si una sua compagna di banco, Lino Canonica. Quell’episodio decise la sua attività nella Resistenza. Iniziò con la mansione di staffetta della brigata Cesare Battisti con il nome di battaglia “Gabriella”, dall’arcangelo Gabriele.

Con la fine della guerra scelse di laurearsi in Lettere a Milano ed insegnare alle elementari. In contemporanea iniziò a praticare una forma diversa di resistenza, ovvero quella dell’attività sindacale e poi ancora l’impegno con i Giovani della Democrazia Cristiana. Nel 1968 entrò in Parlamento e il 29 luglio del 1976 diventò ministra del Lavoro. Fu la prima donna a diventare ministra della storia italiana.

La motivazione dell’impegno politico la spiega così:

Questo è stato il motivo che mi ha fatto abbracciare l’impegno politico: la convinzione che esserci è una parte costitutiva della democrazia, senza partecipazione non c’è democrazia e il Paese potrebbe andare nuovamente allo sbando.

L’attività politica di Anselmi: tra diritto all’aborto e Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2

Anselmi prosegue la sua attività politica e come ministra della Salute fu la firmataria della Legge 194 . Si dice di lei che fosse profondamente religiosa, eppure lo Stato era (ed è) laico e per questo firmò la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Il suo spirito deciso le permise inoltre di presiedere alla Commissione parlamentare sulla loggia massonica P2. Fu la prima donna a partecipare a una commissione d’inchiesta. Tina Anselmi era schietta e all’epoca disse di dovere quella nomina al fatto che fosse stata proposta da una donna: Nilde Iotti. “Diciamolo con franchezza. Quando a fare le nomine erano gli uomini, mai sono stati sfiorati dall’idea che la donna potesse entrare in una commissione di inchiesta”, disse. Non a caso ci furono molti tentativi di delegittimare il suo lavoro.

Vita privata di una partigiana: dedizione e sacrificio

Come altre donne della Resistenza, Tina Anselmi ha raccontato la sua scelta partigiana come un sacrificio necessario per la democrazia e la libertà. Uno spirito di sacrificio che non l’ha mai abbandonata nel tempo e che ha reso la sua vita privata meno nota di quella pubblica e lavorativa. Infatti non si conosce molto della sua vita privata, sappiamo che non era spostata e non ha avuto figli.

Da un’intervista alla prima nipote sappiamo però che è stata una zia modello. Vivere con lei non è stato facile, soprattutto dopo l’attentato andato male, ma ha lasciato molto ai giovani e alle giovani del domani. A partire dalla liberazione del Paese, fino al diritto all’Ivg, Tina Anselmi è stata la madre di alcuni dei cambiamenti più importanti d’Italia.

Donne e partigiane: i nomi nella storia accanto a Tina Anselmi

Il numero del donne vittime di nazifascismo perché partigiane è tanto alto quanto quello dei partigiani. Sono state combattenti, staffette, informatrici e molto altro e hanno pagato il loro impegno per la liberazione d’Italia con la morte sul campo, attraverso la fucilazione, la deportazione nei lager, torture, arresti e condanne. Sono poche però le donne a cui hanno riconosciuto le medaglie o di cui ricordiamo i nomi.

Alcuni dei nomi che vogliamo ricordare sono quelli di Irma Bandiera, catturata in combattimento dalle SS tedesche e sottoposta a feroci torture prima di trovare la morte. Non parlò mai per non compromettere i suoi compagni. Carla Capponi era stata nominata vice comandante di una formazione partigiana e guidava i suoi compagni nella lotta. Gina Borellini trasportava armi e parole, propagandando la resistenza. Venne arrestata insieme al marito e per tre volte condotta davanti al plotone di esecuzione senza mai parlare. Iris Versari fu una combattente attiva in diverse azioni di guerriglia, ma durante il suo ultimo combattimento rimase ferita e si sacrificò per i suoi compagni.

Paola Del Din fu l’unica donna a lanciarsi col paracadute alla vigilia della liberazione. Norma Pratelli Parenti seppelliva le vittime del nazifascismo, ospitava i fuggiaschi e trasportava munizioni e vivere ai partigiani. Virginia Tonelli venne catturata a Trieste e sottoposta a torture per conoscere la posizione dei compagni, ma non parlò mai. Morì bruciata viva. Ines Bedeschi come staffetta portava a termine delicate missioni e quando venne scoperta e arrestata accettò la tortura invece di tradire i suoi compagni.

Non solo nomi, ma anche storie che hanno contribuito una per una alla liberazione del Paese dagli invasori esterni e dalla crudeltà interna.

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