Dopo essere diventata prima azionista di Telecom Italia, restituendo la compagnia di tlc in mani italiane, Poste orchestra le nozze del gruppo con Iliad?
Dopo essere diventata prima azionista di TIM-Telecom Italia, restituendo la compagnia di tlc in mani italiane, Poste orchestra le nozze del gruppo con Iliad? Sì, secondo le indiscrezioni del quotidiano La Stampa, riportate nell’articolo “ Poste studia le nozze tra Iliad e TIM. La maxi-fusione vale più di 25 miliardi ”.
I francesi di Iliad, segnala il quotidiano, “sarebbero disponibili a essere in minoranza nel capitale”, ma chiederebbero “ la guida industriale della società ”.
Occhio al trend delle azioni Poste Italiane e di TIM nella sessione di oggi, martedì 3 giugno 2025. Entrambi i titoli sono quotati sul Ftse Mib di Piazza Affari.
Poste studia fusione Telecom Italia con i francesi di Iliad. Cosa aveva detto Labriola
La prospettiva di una integrazione di TIM con i francesi di Iliad non è certo nuova: a parlare della possibilità di una operazione di M&A con il gruppo transalpino è stato nelle ultime settimane lo stesso AD di Telecom Pietro Labriola che, lo scorso 8 aprile, in una call indetta per commentare i conti del gruppo con gli analisti, aveva detto chiaramente di essere “a favore di un consolidamento in Italia”, precisando di non avere “mai nascosto che Iliad potrebbe essere un possibile deal”, pur aggiungendo al contempo che “non sarebbe un incubo per noi se ci fosse invece un consolidamento tra Wind e iliad”.
“Continueremo a seguire la possibilità di seguire un deal con Iliad”, aveva aggiunto Labriola, “ma allo stesso tempo anche con Wind potrebbe esserci un deal”, era stata la precisazione.
Labriola aveva però rimarcato le differenze tra la possibilità di un eventuale consolidamento con Iliad e una operazione con Wind: “ Un deal potenzial tra Tim e Wind tre è molto complesso perchè la somma dei due più è più alta del 40%-50% della quota mercato sia sul fisso che sul mobile. Quindi non posso chiedere miracoli anche se non sono troppo aggressivi sull’Antitrust”, aveva fatto notare il CEO di Telecom Italia, pur non escludendo a priori nulla.
La posizione di Iliad nelle parole dell’AD Benedetto Levi. Con TIM verso colosso da 25 mld?
Dal canto suo lo scorso 29 maggio, rispondendo ai giornalisti nel corso di un evento a Milano, il numero uno di Iliad, l’amministratore delegato Benedetto Levi aveva sottolineato come non ci fosse “ alcuna discussione concreta in corso” con TIM-Telecom Italia , aggiungendo che, se è vero che “sicuramente il consolidamento del mercato porterebbe valore al mercato” delle tlc, dall’altro lato non si tratta di “una necessità”.
Levi aveva ricordato in particolare i punti di forza dell’azienda francese, forte di “ un Ebitda in crescita del 24% nel primo trimestre su quello di un anno fa”. Eppure, almeno stando ai rumor de La Stampa, Poste si sarebbe messa al lavoro per studiare a questo punto seriamente l’ipotesi delle nozze.
In tutto questo, bisogna vedere come la prospettiva delle nozze con i francesi di Iliad verrebbe presa da una certa politica italiana, che aveva prontamente gongolato per il ritorno di TIM in mani italiane, avvenuto tra l’altro grazie alla decisione dello storico ex primo socio francese Vivendi di mollare l’osso e di cedere il pacchetto azionario di maggioranza ancora nelle sue mani a Poste.
Di fatto va ricordato che, dopo essere entrata nel capitale di Telecom Italia acquistando da CDP - Cassa Depositi e Prestiti una partecipazione pari al 9,81% del gruppo di tlc, in cambio della cessione alla controparte della sua quota in Nexi, pari al 3,78%, Poste Italiane ha formalizzato l’acquisizione del 15% delle azioni ordinarie TIM da Vivendi, come ha annunciato lo scorso 29 marzo 2025, diventando per l’appunto primo azionista del gruppo, attraverso un deal che ha previsto il pagamento di € 684 milioni (al prezzo di euro € 0,2975 per azione).
La società guidata dal CEO Matteo Del Fante aveva precisato al contempo, nel fare il grande annuncio, di non avere alcuna intenzione di lanciare una eventuale OPA su TIM: “In ogni caso, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie”.
Ieri, le indiscrezioni de La Stampa hanno aggiunto nuova carne al fuoco al dossier di un possibile matrimonio tra TIM e Iliad con la regia di Poste Italiane.
Secondo il quotidiano il neo socio numero uno di Telecom si sarebbe messo al lavoro per passare dalle parole ai fatti, valutando una fusione tra i due gruppi. Obiettivo: un operatore che avrebbe in mano il 37,5% del mercato mobile, valutato per l’appunto più di 25 miliardi di euro, dopo avere finalizzato quello shopping di azioni Vivendi lo scorso 23 maggio, come ha riferito la Consob giovedì scorso. (la quota di Vivendi in TIM è così scesa formalmente dal precedente 19,3% al 2,5%).
Oggi lo sciopero di Poste Italiane
Detto questo, oggi martedì 3 giugno, Poste Italiane vivrà una giornata in preda all’agitazione dei suoi dipendenti, con lo sciopero indetto dalle categorie di CGIL e UIL, come ribadito lo scorso 31 maggio dai rispettivi segretari generali dei due sindacati, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri:
“Le categorie di CGIL e UIL del settore postale hanno proclamato lo sciopero per martedì prossimo 3 giugno 2025 per rivendicare diritti e salario per le lavoratrici e i lavoratori e per denunciare l’atteggiamento aziendale che, azzerando il confronto e negando il pluralismo, mette in discussione la democrazia stessa nella più grande azienda privata del Paese. I segretari generali di CGIL e UIL, Landini e Bombardieri, sono al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Poste Italiane, che martedì prossimo scenderanno in piazza, e condividono le rivendicazioni che hanno portato alla mobilitazione”
Ancora, si legge nella nota dei due sindacati:
“Desta grande preoccupazione che Poste Italiane, azienda a controllo pubblico e che ambisce a svolgere un ruolo centrale nello sviluppo economico e sociale del Paese, silenzi il dissenso e cerchi la scorciatoia degli accordi separati per massimizzare i profitti e non dare risposte alle giuste istanze dei lavoratori. Non vorremmo che questa fosse una strategia per preparare l’ulteriore privatizzazione di Poste, annunciata dal Governo e da noi sempre contrastata”.
Landini e Bombardieri hanno continuato, sottolineando che “ il ruolo e la storia di Poste Italiane impongono alla dirigenza aziendale un cambio di paradigma”.
Praticamente, “ non esistono solo gli interessi degli azionisti : agli ottimi risultati economici del gruppo devono corrispondere migliori condizioni di lavoro e salariali per i lavoratori di Poste, che contribuiscono in maniera determinante al raggiungimento di quei risultati”.
La nota si conclude definendo “ inaccettabile la forte razionalizzazione degli sportelli postali che, soprattutto nelle aree interne e nelle periferie del nostro Paese, sta privando le cittadine e i cittadini, spesso i più fragili, di un presidio che garantisce l’accesso a servizi imprescindibili”.
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