Tasso di disoccupazione: cos’è, cosa misura, perché è importante

Caterina Gastaldi

4 Giugno 2022 - 17:46

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Ecco perché è importante conoscere il tasso di disoccupazione e capire come funziona, per avere un’immagine più chiara del mondo circostante.

Tasso di disoccupazione: cos’è, cosa misura, perché è importante

È facile sentir parlare di tasso di disoccupazione e occupazione, per esempio quando si discute della situazione economica di un Paese, oppure quando viene utilizzato in forma di indicatore economico, ma in che modo viene calcolato e come funziona veramente?

Tenendo conto dei repentini cambiamenti moderni nel mondo dell’occupazione e degli effetti della globalizzazione e dell’entrata in campo di continue nuove occupazioni, oltre che di elementi imprevedibili come l’arrivo della pandemia da Covid-19 nel 2020, le fluttuazioni del tasso di disoccupazione sono diventate velocemente un punto di riferimento nella valutazione della crescita economica.

Ecco una breve guida per conoscere meglio il funzionamento del tasso di disoccupazione e comprendere così il perché della sua importanza.

Che cos’è il tasso di disoccupazione

In breve il tasso di disoccupazione è la percentuale di disoccupati rispetto alla forza lavoro totale di un Paese. Quando si parla di forza lavoro totale si intende la somma di persone dipendenti sul libro paga o a contratto, dei lavoratori autonomi come quelli con partita Iva, e dei disoccupati che siano però idonei al lavoro.

Infatti in questo tipo di calcolo vengono escluse le persone non idonee al lavoro, come possono essere per esempio i bambini o gli anziani in pensione. Si tratta in questo caso di coloro che pur facendo parte della popolazione di un Paese, non possono lavorare e per questo motivo non vengono conteggiati tra i disoccupati, non entrando così a far parte del tasso di disoccupazione.

Generalmente le persone sopra i 15 anni vengono suddivise in tre macrocategorie, per favorire i calcoli relativi alla disoccupazione:

  • occupati, ovvero coloro che svolgono un lavoro retribuito per un’ora o più alla settimana;
  • disoccupati, ossia le persone che pur non avendo un lavoro retribuito lo stanno cercando attivamente;
  • non nella forza lavoro, cioè chi non può lavorare per diverse ragioni, come studenti o anziani, per l’appunto.

Perché è importante il tasso di disocupazione?


Le motivazioni dell’importanza del tasso di disoccupazione sono diverse, ma in primo luogo c’è il suo ruolo come indicatore economico atto a identificare le tendenze della disoccupazione in un determinato Paese. Si tratta di un indicatore economico di ritardo, che va a confermare dati su avvenimenti, monitora e misura i risultati del mercato del lavoro.

Permette di confrontare i tassi di occupazione e disoccupazione di periodi diversi o dello stesso periodo in anni diversi. Questo permette di valutare se più o meno persone rispetto a periodi precedenti stanno cercando sostegno da parte dello Stato, potendo così dedurre se la disoccupazione sia al rialzo o al ribasso.

Cosa indica un tasso di disoccupazione alto? Nel momento in cui il tasso di disoccupazione è alto si è di fronte a un segnale negativo, poiché, tra le altre cose, va a impattare sulla fiducia delle aziende nei confronti del Paese. Le aziende così tenderanno ad astenersi dal fare nuovi investimenti nella loro attività, indebolendo ancora di più l’economia.

Cosa indica un tasso di disoccupazione basso?All’opposto invece un tasso di disoccupazione basso indica un’economia in espansione e un’elevata attività imprenditoriale, che si traduce anche con maggiori investimenti e assunzioni da parte delle imprese.

Come si calcola il tasso di disoccupazione

Il calcolo del tasso di disoccupazione è uno dei tre indicatori di lavoro che si possono calcolare tenendo conto della divisione fatta in precedenza riguardo le persone sopra i 15 anni, ovvero:

  • la somma delle persone disoccupate e occupate, quindi la forza lavoro;
  • la percentuale di persone facenti parte della forza lavoro, ma disoccupate, quindi il tasso di disoccupazione;
  • infine, si può anche calcolare il tasso di persone occupate facenti parte della forza lavoro, ovvero il tasso di partecipazione.

Tuttavia è giusto sottolineare come questa divisione non sia uguale per tutti i Paesi, poiché in alcuni luoghi a essere considerati disoccupati possono essere solo coloro che prendono sussidi dallo stato, o in altre nazioni la definizione di forza lavoro totale può variare. Ogni Paese ha una sua metodologia di calcolo leggermente differente.

In generale però è possibile fare il calcolo in proprio, per avere un’idea in autonomia, tenendo conto che comunque sarà un dato differente da quello effettivo.

Se vogliamo considerare, per esempio, 10 milioni di persone occupate, e 3 milioni disoccupate, possiamo sommarli tra loro arrivando alla conclusione che la forza lavoro totale è di 13 milioni di persone.

A questo punto dobbiamo ricordare che il tasso di disoccupazione è la percentuale di persone nella forza lavoro che sono disoccupate. Quindi, per arrivare a questa percentuale sarà necessario dividere il numero di persone disoccupate per quelle occupate (3/10) e poi moltiplicare il risultato ottenuto, ovvero 0,3, per 100, arrivando a 30. Il che significa che in questo caso specifico, fatto puramente a titolo di esempio, il tasso di disoccupazione è del 30%.

Le principali tipologie di disoccupazione


Non tutte le tipologie di disoccupazione sono uguali, ne esistono infatti tre macrotipologie principali, non indipendenti una dall’altra ed è importante essere consapevoli della loro esistenza per poter avere una visione più chiara dei dati.

Nello specifico, esiste la disoccupazione di transizione, che si ha nel momento in cui le persone si spostano da un lavoro all’altro nel mercato del lavoro, nonché quando le persone entrano ed escono dalla forza lavoro. Si tratta di un evento normale, che dà vita a brevi periodi di disoccupazione, e le persone possono metterci un po’ di tempo a trovare lavoro. Solitamente la disoccupazione in questo caso è di meno di un mese per chi cerca.

La seconda tipologia è la disoccupazione ciclica, che avviene nei periodi di crisi dell’attività economica durante il ciclo economico. La durata è solitamente media, intorno ai 12 mesi, e vengono utilizzate politiche specifiche per aiutare la riduzione di questo tipo di disoccupazione.

Infine, il terzo tipo è la disoccupazione strutturale, che si verifica quando c’è una discrepanza tra i posti di lavoro disponibili e le persone in cerca di lavoro. La discrepanza può essere causata da motivazioni diverse, e questo tipo di disoccupazione può facilmente durare anche a lungo rispetto alle altre tipologie. Può avvenire, inoltre, anche quando le condizioni economiche sono buone.

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