Successione, cosa cambia per gli eredi che vivono all’estero?

Ilena D’Errico

1 Giugno 2025 - 00:25

Eredi italiani che vivono all’estero o stranieri, ecco cosa cambia per l’eredità, quali leggi si applicano e dove sono dovute le tasse.

Successione, cosa cambia per gli eredi che vivono all’estero?

I cittadini italiani che vivono all’estero sono davvero molti e la maggior parte di loro ha familiari in Italia. Una situazione che può complicare il momento dell’eredità, già di per sé molto delicato. Ci sono anche molti stranieri che hanno familiari residenti in Italia e con cittadinanza italiana, che si trovano di fatto nella stessa situazione degli expat. Le regole fiscali e successorie sono molto chiare in merito, ma per i cittadini non è facile districarsi e le domande si affollano: quali leggi si applicano? Dove sono dovute le tasse? Ecco cosa bisogna sapere sull’eredità per i cittadini che vivono all’estero.

Quali leggi si applicano sull’eredità

Le successioni internazionali sono regolamentate da apposite normative e da accordi bilaterali. Per quanto riguarda l’Unione europea (fatta eccezione per la Danimarca, l’Irlanda e il Regno Unito anche prima della Brexit) si applica il Regolamento Ue n. 650/2012. Secondo quest’ultimo, si applica la legge successoria dello Stato in cui il defunto aveva la residenza abituale al momento della morte, a meno che avesse espressamente scelto l’applicazione della legge dello Stato di cui era cittadino. Chi va a vivere in Germania, per esempio, deve sapere che la propria successione sarà regolata dalla normativa tedesca, ma avrà la possibilità di preferire quella italiana in virtù della cittadinanza.

Non è invece rilevante, almeno da questo punto di vista, dove vivono gli eredi o comunque i chiamati all’eredità. Chi si è trasferito all’estero avrà diritto all’eredità dei propri parenti italiani secondo le norme successorie del nostro Paese. Gli stessi principi vengono di fatto seguiti anche nelle successioni extracomunitarie, quando le questioni ereditarie diventano spesso molto più complesse, soprattutto in mancanza del testamento internazionale. Chi lascia la propria eredità ha comunque un certo margine discrezionale e può derogare anche al criterio della residenza abituale, in particolare in caso di stretto e marcato legame con un altro Stato di cittadinanza. Non sono in ogni caso rilevanti la cittadinanza e la residenza dell’erede.

Chi vive all’estero e ha un parente italiano residente in Italia non deve avere dubbi: riceverà l’eredità secondo le leggi italiane. Ci sono però degli aspetti ulteriori di cui tenere conto sotto il profilo fiscale.

A chi si pagano le tasse?

La materia fiscale e quella civilistica dell’eredità internazionale viaggiano su binari separati, ma per l’erede all’estero ci sono senza dubbio delle similitudini. Questo perché la tassazione sui beni ereditari è mondiale per il cittadino che aveva residenza abituale in Italia (ma non sono ammesse scelte o deroghe). Ciò significa che tutti i beni del defunto, indipendentemente dal territorio statale in cui si trovano, vengono calcolati nel patrimonio ereditario secondo le regole italiane e sottoposti all’imposta di successione. L’erede, indipendentemente dal Paese in cui vive, dovrà quindi presentare la dichiarazione di successione all’Italia e versare le tasse, se dovute, allo Stato italiano.

Se però il defunto aveva residenza fiscale all’estero la tassazione non avviene su base mondiale, bensì territoriale. Di conseguenza in Italia si tiene conto soltanto dei beni presenti sul territorio nazionale, sui quali poi viene calcolata e pretesa l’imposta di successione. Ogni Stato estero si occupa quindi della tassazione dei beni presenti sul proprio territorio. Una regola apparentemente vantaggiosa che potrebbe complicare gli adempimenti burocratici e nel peggiore dei casi dar luogo persino a doppie imposizioni, ma soltanto per gli Stati con cui l’Italia non ha sottoscritto apposite convenzioni bilaterali. Il cittadino italiano residente all’estero dovrà quindi presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle entrate, anche telematicamente, facendo riferimento all’ufficio territorialmente competente in base all’ultimo domicilio e versare l’imposta dovuta.

A tal fine sarà indispensabile un codice fiscale italiano, eventualmente da richiedere all’Agenzia delle entrate per poter portare a termine gli adempimenti fiscali. In caso di difficoltà o problemi nel processo è fondamentale ricevere l’assistenza del Consolato italiano dello Stato in cui vive l’erede. C’è però un’eccezione per i cittadini stranieri, che come chiarito dalla risposta a interpello n. 407 del 31/07/2023 dell’Agenzia delle entrate possono presentare la dichiarazione senza codice fiscale italiano, indicando tutti i dati anagrafici e di domicilio. In particolare le persone fisiche devono indicare:

  • cognome e nome;
  • luogo e data di nascita;
  • sesso;
  • domicilio fiscale.

I soggetti diversi dalle persone fisiche dovranno invece inserire la denominazione, la ragione sociale o la ditta e il domicilio fiscale.

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