Stipendio di febbraio, in arrivo gli arretrati in busta paga: per chi e di che importi si tratta

Simone Micocci

1 Marzo 2023 - 13:37

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Busta paga, a febbraio arrivano gli arretrati dello sgravio contributivo se non applicato a gennaio: ecco di che importo si tratta.

Stipendio di febbraio, in arrivo gli arretrati in busta paga: per chi e di che importi si tratta

Nella busta paga di febbraio 2023 dovrebbero arrivare gli arretrati dello sgravio contributivo laddove non già riconosciuti il mese scorso. Confermato anche per l’anno in corso dalla legge di Bilancio 2023, e portato al 3% per gli stipendi più bassi, lo sgravio contributivo nonostante fosse stato introdotto già nel 2022 non è stato applicato da molti datori di lavoro nella busta paga di gennaio.

Niente di grave però visto che alle aziende viene comunque data la possibilità di recuperare riconoscendo nella prima busta paga utile gli arretrati riferiti al mese scorso: ragion per cui nello stipendio di febbraio in pagamento in questi giorni, che ovviamente potrebbe essere più basso visti i meno giorni lavorati, potreste godere di un piccolo incremento dovuto all’arretrato del mese precedente.

Non si tratta di cifre elevate: sono poche decine di euro, importo variabile a seconda dello stipendio percepito e dello sgravio applicato.

Busta paga di febbraio, aumento con lo sgravio?

Come anticipato, quanto segue non vale per coloro che hanno beneficiato dello sgravio contributivo già con lo stipendio di gennaio. Questi, a febbraio continueranno a goderne ma non devono aspettarsi gli arretrati in quanto l’aumento è stato regolarmente riconosciuto il mese scorso.

Tuttavia, da diverse segnalazioni apprendiamo che solamente una parte di lavoratori ha ottenuto lo sgravio già con il primo stipendio dell’anno. Non ne hanno goduto i dipendenti pubblici, per i quali Noipa sta ancora adeguando i sistemi di calcolo, così come i lavoratori di aziende che per un motivo o per un altro non hanno fatto in tempo ad adeguarsi alla circolare n. 7 pubblicata il 24 gennaio 2023.

Nel dettaglio, qui l’Inps ha fornito le istruzioni per esporre nel flusso Uniemens i lavoratori ai quali spetta l’esonero che, a seconda della retribuzione percepita, può essere pari al:

  • 2% quando lo stipendio lordo non supera i 2.692 euro lordi;
  • 3% quando lo stipendio lordo non supera i 1.923 euro lordi.

A seconda di quanto guadagnato, quindi, la quota di contributi da versare, per la parte che riferisce al lavoratore, scende al 7,19% o al 6,19% (6,80% e 5,80% nel caso dei dipendenti pubblici).

Tuttavia, essendo arrivata solamente alla fine di gennaio, ci sono datori di lavoro che non sono riusciti ad adeguarsi in tempo erogando lo stipendio con l’intera quota di contributi prevista (9,19% per i privati, 8,80% per i dipendenti pubblici), comportando così a parità di lordo un netto leggermente più basso di quello che sarebbe dovuto essere.

Dal momento che è passato più di un mese, però, è molto probabile che a questo punto tutte le aziende si siano adeguate ai nuovi criteri di calcolo: ragion per cui non solo lo stipendio di febbraio sarà aggiornato con l’applicazione del suddetto sgravio, ma ci dovrebbe essere anche il pagamento dell’arretrato riferito al mese precedente.

Quanto spetta di arretrato?

Come visto sopra, i vantaggi dello sgravio dipendono dalla retribuzione percepita.

La quota di contributi dovuta dal lavoratore, infatti, si riduce del 2% laddove lo stipendio imponibile lordo risulti inferiore a 2.692 euro, mentre quando non supera neppure i 1.923 euro il taglio è del 3%.

Prendiamo come esempio uno stipendio di 2.335 euro lordi: applicandovi l’aliquota contributiva per intero ne risultano 214,58 euro da versare all’Inps, mentre con l’applicazione dell’aliquota ridotta al 7,19% si scende a 167,88 euro, con un risparmio quindi di 46,70 euro.

Chi invece ne prende 1.857 euro avrà diritto a uno sgravio ancora maggiore: il risparmio sarà infatti pari a 55,71 euro.

Va detto, però, che non tutto il risparmio si riversa sull’importo netto della busta paga. Non bisogna pensare, infatti, che con uno stipendio di 2.335 euro lordi si ha diritto a 46 euro in più sul netto, in quanto bisogna tener conto dell’effetto che tale sgravio ha sull’Irpef.

L’imposta sul reddito, infatti, si calcola sulla retribuzione al netto dei contributi: è ovvio, quindi, che se la quota contributiva si riduce ne consegue un aumento della base imponibile e di conseguenza una maggiore Irpef da versare.

Pensiamo ad esempio a chi ha uno stipendio di 2.335 euro: vero che con il taglio del cuneo fiscale si risparmiamo 46,70 euro di contributi, ma allo stesso tempo - considerando l’Irpef da versare in più - ne risulterà un netto di 30,31 euro e un incremento reale non del 2% bensì dell’1,70%.

Con uno stipendio di 1.857 euro, invece, il risparmio è di 55,71 euro ma per effetto delle maggiori imposte versate il vantaggio sul netto è solo di 36,15 euro, per un risparmio quindi del 2,43% anziché del 3%.

Visto quanto detto sopra, nella busta paga di febbraio il vantaggio dovrebbe essere doppio: l’aumento, infatti, verrà riconosciuto per il mese a cui la busta paga riferisce e, se non riconosciuto, anche per gennaio a titolo di arretrato.

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